Ha fatto notizia, la settimana scorsa, il passeggero finito sulla black list di RyanAir perché, in un diverbio, ha apostrofato lo steward con una parola volgare. Ora il 59enne, Carlo Chiaravalloti, di Buccinasco (Milano) ha annunciato una azione legale per togliere il divieto di volare, inflittogli dal vettore.
Speriamo che lo faccia per davvero. Perché sarebbe ora che la magistratura indaghi sulla totale impunibilità e discrezionalità di cui godono le linee aeree nel decidere chi rifiutare per sempre sui propri voli, per motivi anche insignificanti e senza la possibilità di ricorrere presso le compagnie stesse.
Un sistema tirannico che non può che prestarsi ad arbitri e ad abusi.
La UILtrasporti ha sempre difeso le liste nere invocando, proprio come RyanAir nel commentare il caso del sig. Chiaravalloti, la necessità di escludere “le persone potenzialmente pericolose“, per garantire la sicurezza degli altri passeggeri.
Invece si ha l’impressione che le aziende si preoccupano, in realtà, soprattutto dei loro profitti: cercare di capire i problemi particolari dei clienti – e di escogitare soluzioni adeguate – costa tempo e quindi danaro. Non vogliono saperne. I passeggeri devono essere soldatini ubbidienti, pagare e seguire gli ordini. Punto.
Infatti, quale sarebbe la “potenziale pericolosità” rappresentata dall’imprenditore (!) lombardo che, per motivi medici, doveva rifare pipì prima della discesa dell’aereo, anche se lo steward aveva già pulito il bagno? Nei fatti ha ottenuto ragione grazie alla sua insistenza, senza portare alcun pregiudizio per il volo. Ma poi è finito sulla “lista nera” lo stesso, a causa della sua insistenza.
E quale sarebbe la “potenziale pericolosità” posta in essere da chi scrive, finita sulla lista nera della Ryan anche lei lo scorso 30 gennaio?
Io avevo insistito, al check in, sul mio diritto di portare un certo trolley a bordo di un volo Fuerteventura-Bergamo Orio al Serio. Eccedeva di 2 cm, ma ho informato gli impiegati di una sentenza del tribunale di Madrid (no. 373/2019) che aveva condannato proprio Ryanair per un caso simile, in quanto chiedere il supplemento per una minuscola eccedenza violava l’articolo 97 della legge spagnola sui trasporti.
La mia argomentazione non ha fatto breccia e quindi ho dovuto accettare di pagare il supplemento... per scoprire poi che dagli impiegati non lo accettavano più in quanto avevo fatto loro “perdere” troppo tempo.
In pratica, il mio contestare aveva creato un pericolo reale – non per il volo, ma per i profitti aziendali, basati su imbarchi e sbarchi con zero inceppi. Ed io ero diventata un inceppo.
Essendo il volo l’ultimo della serata, ho dovuto poi pagare un albergo per pernottare e un biglietto aereo a prezzo pieno con una compagnia diversa l’indomani: per me un salasso. E non parlo dello stress mentale e fisico, dovuto all’arrogante e sprezzante trattamento degli impiegati davanti ad una donna sola in un aeroporto che chiudeva di notte.
La mia contestazione legale avrebbe costituito, dunque, una “potenziale pericolosità“? Quando mai! Il rifiuto d’imbarco è legittimo nei confronti di chiunque ponga un reale pericolo al volo, ma non per punire chi chiede il rispetto di una legge vigente nel paese in cui opera una linea aerea.
Purtroppo, con certi vettori niente da fare. Devi essere, come dicevo, un soldatino pronto a credere, ubbidire e... pagare senza fiatare e senza discutere. Altrimenti, se apri bocca, diventi una minaccia per la sicurezza del volo e finisci sulla lista nera, senza giustificazione né appello.
Questa prepotenza delle linee aeree, quelle low cost in particolare, deve finire. Speriamo in un intervento chiarificatore da parte della magistratura.
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