di Francesco Dall'Aglio
Era da troppi giorni che le notizie che arrivavano dal fronte mediatico, che è importante come e più di quello bellico, erano sfavorevoli alla causa ucraina e, addirittura, iniziavano a mettere in dubbio il pilastro del discorso propagandistico, ovvero l’inevitabile successo della controffensiva “di primavera”, che stando a quanto detto ieri dal Primo Ministro Šmyhal’ è già diventata “d’estate”.
Serviva qualcosa che riequilibrasse la situazione e ricompattasse le truppe, mediatiche e non: puntualmente il qualcosa è arrivato stanotte, nella forma di un video orripilante immediatamente rilanciato da tutti i media e diventato subito la prima e unica notizia del conflitto.
Ora, intendiamoci subito: il video è genuino e ritrae esattamente quello che si dice ritragga. Sconsiglio di andarlo a cercare e guardarlo, perché è una cosa orrenda.
Le autorità ucraine lo hanno messo a confronto con analoghe registrazioni dell’ISIS, ma in realtà i video dell’ISIS sono molto più professionali e le decapitazioni eseguite con molta più competenza, e mi ricorda piuttosto certe cose venute fuori anni fa dai conflitti tra Armenia e Azerbaijan.
La notizia sta circolando ovunque, come è ovvio, e persino i nostri media l’hanno lanciata immediatamente, senza aspettare le canoniche 24 ore. Repubblica, come sempre più realista del re, a firma Daniele Raineri dice che i video sono molti, e che “militari e mercenari di Mosca li tengono sui telefonini o li fanno girare per intimidire il nemico”.
In realtà non si ha notizia di altri video del genere, e se Repubblica ne ha visti dovrebbe circostanziare (ce ne saranno sicuramente, e pure peggiori, il problema non è questo). Inoltre è delirante l’ipotesi che vengano fatti girare “per intimidire il nemico”, dato che ogni resoconto di atrocità ottiene esattamente l’effetto contrario: irrigidisce il nemico, che tende a non arrendersi, ed espone i tuoi prigionieri a ritorsioni facilmente immaginabili.
Ciò detto, dobbiamo cercare di capire come mai il video è venuto fuori proprio adesso, perché non è girato in questi giorni. La vegetazione e l’equipaggiamento delle persone che vi si vedono lascia capire che è stato girato quest’estate.
Ora, è certamente possibile che per puro caso sia stato trovato ieri e diffuso immediatamente, ma non credo sia così. È più probabile che si tratti di ciò che nei paesi ex-sovietici si definisce “kompromat”, materiale compromettente, da custodire e utilizzare al momento opportuno. Russia e Ucraina ne hanno in abbondanza e lo mettono in circolo quando più fa comodo: per l’Ucraina, il momento adatto è senza dubbio questo.
Non c’è solo la questione della controffensiva che non parte ancora, e dei leak che descrivono carenze di addestramento ed equipaggiamento: ci sono le dichiarazioni di Trump su quanto Putin sia in gamba e quanto gli USA abbiano sbagliato ad antagonizzarlo, ci sono segnali di stanchezza e dissenso negli alleati che centellinano gli aiuti militari fino allo spasimo, c’è la visita di Jinping a Mosca senza una contestuale telefonata a Zelenski, la gestione spinosa della Chiesa Ortodossa fedele al patriarcato di Mosca, e c’è soprattutto la Russia che presiede fino alla fine del mese il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, cosa che le autorità ucraine, e non solo, hanno da subito criticato.
Sembra che il “momentum” come dicono negli USA, stia iniziando a favorire la Russia, e va dunque riequilibrato.
Se le motivazioni politiche e strategiche vengono meno o iniziano a barcollare, se gli alleati iniziano a farsi i conti in tasca e a mostrarsi tiepidi, bisogna fornire motivazioni esistenziali. La Russia non è semplicemente un paese con una politica estera aggressiva e discutibile, la Russia è un paese di mostri disumani che va sconfitta non perché è uno degli avversari strategici dell’Occidente ma perché è il regno del Male. E “stato del Male” e variazioni sul tema è infatti la formula che le autorità ucraine stanno usando da un po’ di tempo.
L’ha usata Zelensky oggi, nel suo ultimo tweet registrato per l’occasione non più nell’anonima stanza dalle pareti bianche dalla quale ha parlato negli ultimi giorni, ma di nuovo dalla sede del potere: questo comportamento per la Russia è normale, ha detto, i russi sono bestie che uccidono con facilità, non si tratta di un incidente o di un episodio ma è successo “migliaia di volte”, concludendo con l’invito ai leader dei paesi mondiali a reagire e ad aiutare l’Ucraina a respingere gli invasori: gli stessi leader che tra pochi giorni si riuniranno di consueto a Ramstein per discutere dei nuovi aiuti, e che vengono messi di fronte a una grande responsabilità etica.
Le autorità europee e occidentali si sono immediatamente accodate a questo discorso, e in effetti c’è poco da non accodarsi, visto il filmato. Anche qui, però, c’è da fare qualche valutazione (qui comincia la parte forse fraintendibile).
La portavoce per gli Affari Esteri della Commissione Europea, Nabila Massrali, nell’ultima conferenza stampa ha pronunciato parole molto dure: “Uccidere prigionieri di guerra è una violazione molto grave della Convenzione di Ginevra e dimostra, ancora una volta, che la Russia non si cura affatto del diritto internazionale, in particolare di quello umanitario”. Non si vede come si possa essere in disaccordo con la prima parte del discorso.
La seconda, purtroppo, desta qualche perplessità: non perché la Russia si comporti bene, ma perché lo stesso metro di giudizio non è stato riservato, in passato, alle atrocità documentate da parte ucraina, passate regolarmente sotto silenzio quando non giustificate. L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, nel suo rapporto del 16 marzo documenta, e fa bene, moltissimi casi di atrocità e abusi commessi dai russi, ma segnala da parte ucraina soltanto “a small number of violations” e solo “two incidents qualifying as war crimes, where Russian prisoners of war were shot, wounded and tortured”.
Questa affermazione è davvero paradossale, soprattutto perché contraddice il rapporto pubblicato quasi contemporaneamente dall’Ufficio delle Nazioni Unite per i Diritti Umani nel quale si riferivano almeno sette casi documentati di esecuzioni di prigionieri russi (per un totale di 25 vittime), e che aveva sollevato grandissimo scandalo in Ucraina proprio perché metteva “aggressore e aggredito” sullo stesso piano (qui le 47 pagine del rapporto, e qui una sintesi di al Jazeera). Perfino la pagina Wikipedia sul trattamento dei prigionieri di guerra riporta più casi.
Quello più noto è quello documentato da un video diffuso il 28 marzo 2022, nel quale soldati russi prigionieri vengono brutalizzati e presi a fucilate nelle gambe. Non è il peggiore, il peggiore (anche qui siamo in territorio ISIS) è quello documentato da un filmato diffuso il 4 aprile 2022, a opera della legione georgiana e tranquillamente ammesso dal suo comandante Mamuka Mamulashvili, che ha detto che loro prigionieri russi non ne prendono e li trattano così di regola (non volete vedere quel filmato, credetemi, come non volete vedere quello venuto fuori stanotte).
Tutto questo, ovviamente, non è per fare la gara a chi è “buono” o “cattivo”. Queste uccisioni di prigionieri e queste atrocità documentate sono la punta dell’iceberg, e chissà quante ce ne sono che non sono state riprese da un telefonino o che non sono ancora venute fuori.
Il problema del negare che, a volte, anche gli ucraini si comportino in questo modo sta nel volere inquadrare questo conflitto in termini apocalittici di luce contro tenebre, di bene contro male – con noi dalla parte del bene, ovviamente, e non nei termini legali della violazione della sovranità di uno stato indipendente, ma nei termini mistici della luce e delle tenebre. I nostri nemici tagliano la testa alla gente, sempre e regolarmente. Sono peggio dell’ISIS, e contro l’ISIS Stati Uniti e “mondo civile” hanno messo in campo tutto fin da subito, intervenendo in prima persona, accettando ogni rischio perché non si trattava di una guerra “normale”, nella quale è consentito avere qualche esitazione, ma di un conflitto tra esseri umani e mostri.
Soprattutto, a nessuno è mai venuto in mente di poter discutere con l’ISIS, o cercare un accordo negoziale. L’ISIS va distrutta senza andare troppo per il sottile perché è IL MALE, come la Russia, che va distrutta allo stesso modo. Bisogna trattarla alla stregua dei terroristi. Nessuna esitazione, nessun negoziato. Questa china, inutile dirlo, è molto pericolosa, e se questo discorso inizia a prendere piede credo che ci troveremo in guai assai seri.
Dopo tutto questo sproloquio resta il video che abbiamo visto stanotte (voi, spero, no), e che ci ricorda una volta di più, come se ce ne fosse bisogno, che le guerre sono eventi mostruosi che bisognerebbe cercare di non scatenare mai.
Bene farebbero le autorità russe a indagare sui responsabili, come Peskov ha annunciato faranno (ci credo poco, come credo poco alle indagini ucraine sui loro soldati. Mamulashvili è rimasto tranquillamente al suo posto, nessuno gli ha detto niente), e se non hanno fatto già la fine che meritano (il filmato, l’ho già scritto, è di qualche mese fa) prendere provvedimenti molto seri. Non tanto per mettere a segno qualche punto di PR ma per semplice decenza umana.
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