La Camera preliminare I della Corte Penale internazionale ha emesso mandati di arresto per il premier israeliano Benyamin Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant nell’ambito dell’inchiesta sui massacri a Gaza.
La Corte Penale Internazionale ha emesso mandati di arresto per Netanyahu e Gallant “per crimini contro l’umanità e crimini di guerra commessi almeno dall’8 ottobre 2023 fino ad almeno il 20 maggio 2024, giorno in cui la Procura ha depositato le domande di mandato di arresto”, riferisce una nota parlando di “un attacco diffuso e sistematico contro la popolazione civile di Gaza”. Il mandato di cattura era esteso anche a tre leader di Hamas, due dei quali però (Sinwar e Hanyeh) sono stati uccisi dagli israeliani in esecuzioni extragiudiziali, mentre sul terzo (Deif) non ci sono più notizie. Gli israeliani sostengono di aver ucciso anche lui.
I mandati di cattura erano stati classificati come segreti al fine di proteggere i testimoni e salvaguardare lo svolgimento delle indagini. Ma la Corte Penale Internazionale ha deciso di divulgare le informazioni poiché una condotta simile a quella contenuta nel mandato di arresto è ancora in corso.
Nella giornata di ieri infatti è stato di 88 morti il bilancio dei raid israeliani nel nord della Striscia di Gaza, con 66 vittime palestinesi che si contano solo in un bombardamento di una zona residenziale nei pressi dell’ospedale Kamal Adwan a Beit Lahia.
La decisione trasforma Netanyahu e gli altri imputati in ricercati a livello internazionale e di questo dovranno tenere conto i governi occidentali loro complici.
Israele, che non è membro della Corte Penale Internazionale, ha sempre respinto l’autorità della Corte affermando che è politicamente faziosa nei suoi confronti. Dal canto suo, la Corte sostiene che non è necessario che Israele accetti la sua giurisdizione poiché essa può esercitare la propria giurisdizione sulla base della giurisdizione territoriale della “Palestina”. Pertanto Netanyahu e Gallant sono ora passibili di arresto se si recheranno in uno degli oltre 120 paesi che aderiscono alla Corte Penale Internazionale.
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha criticato il procuratore della CPI per aver richiesto i mandati e ha espresso sostegno al diritto di Israele di difendersi da Hamas. Questa settimana, il leader della maggioranza al Senato John Thune ha minacciato di imporre sanzioni contro la Corte se avesse emesso i mandati.
L’emissione da parte della Corte penale internazionale dei mandati di cattura per crimini di guerra e contro l’umanità contro il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il ministro della difesa Yoav Gallant costituisce un passo di grande importanza sulla lunga strada per l’affermazione della giustizia e del diritto internazionale. Deve comunque proseguire la lotta per fermare il genocidio del popolo palestinese in corso e mettere in galera i responsabili, israeliani o di altra nazionalità.
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