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23/03/2015

Elezioni in Francia e Spagna: in difficoltà i sistemi politici europei

L’esito delle elezioni cantonali in Francia e di quelle per la Regione Andalusia in Spagna offre l’occasione per alcuni spunti di analisi politica riferiti alle difficoltà che stanno incontrando i sistemi politici europei, alcuni dei quali si trovano ormai a rischio sullo stesso piano della credibilità democratica.

I risultati elettorali di ieri, infatti, evidenziano una linea di tendenza che appare piuttosto generalizzata e che sta contraddistinguendo anche lo stesso sistema politico italiano (nel quale si sta sviluppando un esperimento sul quale si cercherà più avanti di soffermarci).

La linea di tendenza generale è questa: si sta restringendo, e di molto, l’area di consenso e di possibile iniziativa sociale dei soggetti “classici” dell’alternanza democratica, quella di tipo bipolare, sulla quale si era molto puntato, anche attraverso l’adozione degli specifici sistemi elettorali nazionali, per migliorare – si sosteneva – la qualità della democrazia.

Sotto quest’aspetto il primo dato da prendere in considerazione riguarda la partecipazione al voto che ormai si assesta attorno al 50% (in Francia l’astensione è stata del 49,8%: in Italia, paese di fortissima tradizione elettorale, alle Europee è stata del 57%). Una percentuale larghissima della popolazione ormai non partecipa al voto sommando, in questa scelta politica così generalizzata, varie motivazioni, da quella dell’indifferenza (vanno bene le cose così come stanno, tanto il voto non serve per cambiare) e della protesta.

Il secondo dato riguarda il fatto che, sfondamento o non sfondamento, circa il 30% dei voti di questo 50% che ancora partecipa viene attribuito a forze anti-sistema che assommano sia l’antipolitica sia lo scetticismo anti-europeo, da destra come il FN e negando la distinzione tra destra e sinistra come Podemos e il M5S (chissà come catalogare da questo punto di vista Syriza?) e aggiungendo in questo catalogo la vecchia Lega Nord in Italia i Ciudadonos spagnoli, l’Alba Dorata greca e quant’altro.

In società rese molto complesse e stratificata dalla condizione economica, dall’evidente assenza di fiducia nel sistema, pressate da una drammatica situazione internazionale i partiti tradizionalmente maggioritari nel campo – come s’indicava all’inizio – dell’alternanza democratica vedono sempre più ristretto il loro possibile raggio d’azione e mantengono la possibilità (proprio grazie all’artifizio fornito da particolari sistemi elettorali) di conservare il ruolo di governo che poggia però sulla sabbia di una limitata credibilità sociale.

Il sistema politico, nel suo complesso e nelle diverse specificità nazionali, si direbbe costantemente sull’orlo dell’implosione: si osservi, tra l’altro, che nel mirino ci sono essenzialmente i sistemi politici dell’area mediterranea, mentre quello tedesco mantiene caratteristiche affatto diverse. Ed è questo un altro elemento di riflessione per coloro che propongono appunto alleanze di tipo euromediterraneo.

Una grande responsabilità, proprio dal punto di vista della crisi di sistema che si sta cercando di analizzare in quest’occasione, tocca alla volontà di trasformazione dei partiti che è stata messa in atto nel corso di questi anni attraverso l’esaltazione di improbabili leadership, l’adozione di meccanismi di affermazione mutuati da altri sistemi politici inadatti a essere trasferiti così acriticamente, il progressivo mutamento di natura da “partiti pigliatutti” a partiti ormai ridotti alla pura vocazione mediatica.

Per usare, forse impropriamente, categorie gramsciane si può ben affermare come i partiti non esprimano più l’articolazione di un blocco sociale e un’egemonia di tipo culturale ormai affidata a ben altri soggetti e agenzie: appaiono decaduti il costituzionalismo in Italia, il repubblicanesimo in Francia, l’idea democratica in Spagna. O meglio questi elementi “forti” di identità non sono stati sostituiti, ovviamente com’era naturale considerata la natura delle cose, da un’idea politica di livello “europeo” e riguardano ormai una minoranza della società.

Si stanno tentando vari esperimenti: in Francia pare proprio che ci si affidi alla destra per contenere il populismo antipolitico, in Italia si sta tentando la strada di un autoritarismo di nuovo conio comunque in linea con elementi ricorrenti nella tradizione politica del nostro Paese, luogo di elezione di una democrazia “debole”.

Sul pericoloso autoritarismo italiano un'ulteriore annotazione potrebbe essere riservata analizzando gli ultimi fatti politici: l’emergere di (del resto consueti) fenomeni di corruzione possono consentire l’inasprirsi ulteriore delle condizioni di agibilità della democrazia e di progressivi fenomeni di accentramento del potere.

Le minoranze del PD, litigiose fra loro al fine del mantenimento di residue fette di potere nell’ambito del regime, non hanno interesse a sviluppare un’analisi riguardante appunto questo nuovo fenomeno autoritario.

Anche a sinistra si esita a prenderne atto. Incomprensibilmente o colpevolmente?

Comunque la crisi di sistema può ben essere giudicata di dimensione europea.

Una situazione che potrebbe rapidamente mutarsi in peggio in una condizione di assenza di alternative.

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