Nelle ultime settimane in Irlanda, le attività di repressione condotte sia dalla magistratura sia dalla polizia (Garda) del movimento che si batte contro l'austerity e in particolare la tassa sull'acqua imposta dalla Troika, hanno portato all’arresto di cinque attivisti per aver protestato ad una distanza inferiore ai 20 metri da alcuni contatori d’acqua, la cui installazione è stato il fattore scatenante di un grande movimento di protesta che si è esteso su tutto il territorio nazionale. Tre di questi prigionieri hanno iniziato lo sciopero della fame all’interno della prigione di Wheatfield, dove sono rinchiusi in regime di isolamento.
Il duro intervento della polizia contro gli attivisti del movimento per l’acqua pubblica, compresi gli arresti avvenuti all’alba di alcuni manifestanti, tra cui un membro socialista del Dáil Éireann, (il parlamento irlandese), mette in evidenza non solo il timore del governo nei confronti della protesta popolare ma la natura politica stessa del sistema giudiziario e di polizia in Irlanda. Gli attivisti incarcerati nella prigione di Wheatfield hanno denunciato la natura politica del loro arresto chiedendo per questo le dimissioni del governo. L’uso dello sciopero della fame da parte dei prigionieri politici ha un grande significato in Irlanda, in particolare nei giorni che precedono il primo marzo, l’anniversario dell’inizio dello sciopero della fame del 1981 nella prigione di Maze/Long Kesh.
“Il sistema si piegherà prima di noi”. Questa era la frase che erano soliti urlare i prigionieri politici irlandesi in lotta nell’Irlanda del Nord negli anni ’70. Nel corso di cinque anni, questi prigionieri – appartenenti alle organizzazioni nazionaliste, repubblicane e socialiste – tentarono di disarticolare il regime carcerario speciale britannico fino a portarlo al collasso. Precedentemente imprigionati in un regime carcerario simile a quello dei prigionieri di guerra in cui gli era permesso di indossare abbigliamento civile e di riunirsi in associazione, nel 1976 il dipartimento penale assegnò loro lo status di “criminali ordinari” rinchiudendoli in piccole celle, obbligandoli a svolgere le attività dei prigionieri comuni ed a indossare le divise carcerarie. Piuttosto che piegarsi a queste condizioni ed in questo modo accettare il misconoscimento del carattere politico della loro lotta per l’indipendenza, i prigionieri repubblicani si rifiutarono di indossare le divise carcerarie e di partecipare alle attività dei prigionieri comuni, rimanendo completamente nudi e lasciando che fosse sola la coperta (blanket) fornita dall’amministrazione penitenziaria a coprire i loro corpi. Nel 1978 la protesta si radicalizzò ulteriormente con il rifiuto dei prigionieri di lavarsi, venendo per questo sottoposti a brutali lavaggi forzati.
Il primo marzo del 1981, cinque anni dopo la negazione dello status di prigionieri politici, Bobby Sands iniziò il suo sciopero della fame. Durante lo sciopero Sands fu eletto membro della Camera dei Comuni del parlamento britannico di Londra, obbligando il governo inglese a far passare in tutta fretta una legge che impediva ai prigionieri di essere eletti nelle assemblee legislative. Meno di un mese dopo, Bobby Sands morì. Tra il marzo e l’ottobre del 1981, morirono ben dieci prigionieri irlandesi a causa dello sciopero della fame ad oltranza, uno dopo l’altro. Questa prolungata ondata di morti spinse molti a paragonare quanto stava accadendo ai quattordici repubblicani irlandesi giustiziati nell’arco di nove giorni durante la pasqua del 1916 a seguito del fallito tentativo di sollevazione.
Le attuali proteste nelle prigioni irlandesi sono atti di resistenza contro la criminalizzazione di chi si rifiuta di giudicare neutrale il sistema giudiziario di uno stato impegnato a implementare misure di austerità contro le fasce più povere della popolazione e a reprimere il dissenso politico. Praticando lo sciopero della fame, gli attivisti in carcere stanno adottando una tattica di lotta con una lunga e importante tradizione in Irlanda fatta di martirio e di sacrifici personali enormi. Nelle parole di Terence MacSwiney, sindaco di Cork morto durante uno sciopero della fame nella prigione di Brixton nel 1920: “Non saranno quelli che sapranno colpire più duramente a vincere, ma quelli che sapranno sopportare più intensamente”.
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