L’Autorità nazionale palestinese (Anp) oggi diventa formalmente
membro (il 123esimo) della Corte penale internazionale (ICC), quando
sono trascorsi due mesi dall’adesione al Trattato di Roma che ha
costituito il tribunale con sede all’Aja, Paesi Bassi, dove oggi si
tiene la cerimonia ufficiale.
L’obiettivo palestinese è di portare Israele davanti alla Corte per i
crimini legati all’occupazione dei Territori palestinesi e
all’offensiva militare contro la Striscia di Gaza della scorsa estate. Una
mossa a cui Tel Aviv si è fermamente opposta, con provvedimenti duri
nei confronti dei palestinesi, come il congelamento dei proventi
fiscali: 127 milioni di dollari in entrate fiscali su cui Tel Aviv
mantiene il controllo e che non ha consegnato all’Anp, come previsto
dagli accordi di Oslo.
I tre mesi di sospensione hanno duramente colpito l’economia
palestinese, costringendo a tagliare temporaneamente gli stipendi degli
statali, ma hanno anche scatenato un coro di critiche da parte della cosiddetta comunità internazionale. Venerdì scorso il governo israeliano
ha sbloccato i proventi fiscali sostenendo la necessità di “agire
responsabilmente” data la “situazione in Medio Oriente”. Si era diffusa
la notizia, data dalla stampa israeliana e smentita dai palestinesi, di
un tacito accordo con l’Anp affinché escludesse dalla denuncia all’ICC
le violazioni nei Territori occupati. Ma non è questa l’intenzione dei
palestinesi.
Jamal Muheisen, membro della segreteria di Fatah, ha
sottolineato che “l’attività di colonizzazione è considerata un crimine
di guerra secondo il diritto internazionale” e che si farà in modo “ che
Israele sia tenuto a risponderne”. Niente accordi sottobanco, dunque.
La denuncia presentata al tribunale non si limiterà a Gaza.
Mentre i palestinesi preparano il dossier, l’ICC, come previsto dal suo stesso statuto, ha aperto
un’indagine preliminare proprio sugli insediamenti in Cisgiordania e a
Gerusalemme est e sui 50 giorni di bombardamenti israeliani a Gaza, che
hanno fatto oltre duemila morti e migliaia di feriti. In base
ai risultati di questa indagine e alle prove presentate dai palestinesi,
il procuratore del tribunale deciderà se procedere o meno con
l’indagine.
L’ICC ha giurisdizione su quanto accade negli Stati che hanno
aderito, quindi sui Territori palestinesi (Gerusalemme est, Cisgiordania
e Gaza) che d’ora in avanti, almeno in teoria, saranno sotto la
giurisdizione del tribunale. Inoltre, procede contro le persone in
posizione di comando che sono accusate di crimini, non contro gli Stati.
Israele non ha aderito alla Corte e ha sempre dichiarato di non volerlo
fare.
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