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23/04/2015

Yemen - Notte di bombardamenti

La fine dell’operazione militare ‘Tempesta decisiva’ non è un cessate-il-fuoco e, infatti, per tutta la notte sullo Yemen sono cadute le bombe della coalizione anti-Houthi capeggiata dall’Arabia Saudita.

La fase “politica”, denominata ‘Ripristino della speranza’, annunciata due giorni fa e finalizzata, almeno nelle parole, a tutelare la popolazione civile (Riad ha promesso 270 milioni di dollari in aiuti) e a estirpare il terrorismo interno, è stata inaugurata da nuovi bombardamenti nelle zone della capitale Sana’a, controllata dagli Houthi, di Taiz e di Yarim. Nelle aree meridionali, invece, sono finite nel mirino dei caccia della coalizione la provincia di Lahej e la città portuale di Aden, dove la notte è stata segnata anche dagli scontri tra i ribelli sciiti Houthi e le truppe fedeli al presidente Abed Rabbou Mansour Hadi, sostenuto da Riad, dove ha trovato rifugio.

La soluzione politica sembra tutt’altro che vicina. Lo Yemen è diventato il terreno di scontro tra la casa reale saudita e Teheran, accusata di sostenere gli Houthi, e adesso Washington ha schierato la sua flotta a fianco dei sauditi. Al largo delle coste yemenite incrociano dieci navi statunitensi, tra cui l’incrociatore Normandy e la portaerei Roosevelt, che hanno il compito di tenere sotto controllo le unità navali iraniane. La Repubblica islamica ha giustificato come un’operazione antipirateria di routine la presenza delle sue navi nello strategico Golfo di Aden, crocevia commerciale da cui transitano le petroliere dirette in Europa.

Il Pentagono, però, è “preoccupato” che l’Iran rifornisca di armi gli Houthi, anche se la Repubblica islamica non sembra essere riuscita a fornire un reale sostegno militare ai suoi principali alleati in Yemen, cosa di cui invece gode Riad. Il segretario della Difesa, Ash Carter, ha esortato Teheran a evitare di “soffiare sul fuoco” del conflitto yemenita, ma la certezza che le navi iraniane trasportino armi per i ribelli sciiti non c’è. Non ce l’ha neanche il Pentagono che parla di “preoccupazione” e auspica un ritorno al tavolo dei negoziati, proposta che gli Houthi sarebbero disponibile ad accettare a condizione che si fermino i raid.

Da oltre un mese i caccia della coalizione, di cui fa parte anche l’Egitto, martellano lo Yemen provocando vittime e distruzione. La situazione umanitaria è “catastrofica”, secondo la Croce Rossa. Il Paese considerato il più povero del Medio Oriente è un campo di battaglia in cui si inserisce, approfittando dello scontro tra ribelli sciiti e truppe fedeli ad Hadi, al Qaeda nella Penisola arabica (Aqpa), la fazione più forte della rete terroristica internazionale che ha fatto del Sud del Paese il suo paradiso.

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