Il devastante sisma di magnitudo 7.8 registrato sabato scorso con epicentro fra la capitale Kathmandu e la città di Pokhara ha provocato finora 3700 morti in Nepal, secondo gli ultimi bilanci forniti dal Centro nazionale delle operazioni d’emergenza; sempre in Nepal si contano per il momento 6538 feriti ma le scarse notizie provenienti dalle aree rurali e i dispersi sull’Everest fanno temere che il bilancio sia assai superiore a quello finora reso noto. Circa un centinaio di persone hanno trovato la morte nei paesi confinanti: in India se ne contano 17, principalmente nello stato orientale dei Bihar, 18 in Tibet, secondo la stampa cinese.
Le scosse principali sono state due. La prima, di magnitudo 7.9, è avvenuta il 25 aprile. La seconda, di magnitudo 6.7, è stata registrata il giorno successivo. Nelle ultime 24 ore ci sono state 45 scosse di assestamento, che secondo gli esperti dovrebbero proseguire anche nei prossimi giorni. Alcune sono state molto forti.
Cinque italiani risultano dispersi oltre ad altri cittadini stranieri. Tra questi quattro speleologi del soccorso alpino, che si trovavano nel villaggio di Langtang.
Le valanghe causate dal terremoto sull’Everest hanno causato 18 morti. Tra le vittime ci sono anche cinque stranieri: tre statunitensi e un giapponese. Ancora imprecisato il numero dei dispersi sulla montagna. Alcuni elicotteri sono partiti per soccorrere 150 alpinisti che risultano ancora intrappolati.
Le Nazioni Unite stimano che i nepalesi in qualche modo colpiti dal sisma e dalle sue conseguenze siano oltre sei milioni, ma molte zone del paese restano ancora inaccessibili e il maltempo e le strade interrotte ostacolano il lavoro dei soccorritori.
Il governo di Kathmandu ha decretato lo stato di calamità nazionale e la chiusura di tutte le scuole per una settimana, mentre migliaia di persone hanno passato un’altra notte all’addiaccio nella capitale e in altre località, montando tende per proteggersi dalle intemperie.
Impossibile al momento la stima dei danni: in città centinaia di edifici risultano distrutti o danneggiati, una parte della città – circa 700.000 abitanti – è priva di corrente elettrica, scarseggiano i beni di necessità e l’acqua arriva solo con camion cisterna. Il terremoto ha fatto crollare tra le altre cose la torre storica di Dharahara, una delle principali attrazioni turistiche della capitale nepalese, mentre circa duecento persone erano al suo interno o nelle vicinanze.
La comunità internazionale si è attivata finora inviando mezzi di soccorso e materiale medico, istituti finanziari internazionali hanno già promesso aiuti, ma la Croce Rossa è preoccupata principalmente perché gli ospedali del paese, che in tutto conta 28 milioni di abitanti, sono già saturi. In alcuni casi, le repliche hanno costretto anche a ordinare l’evacuazione dei pazienti in alloggi di fortuna all’esterno dei centri medici.
L’Unicef ha dichiarato che quasi un milione di bambini sono stati colpiti dal terremoto e che hanno urgente bisogno di acqua, provviste e assistenza medica.
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