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15/06/2015

Le comunali dicono: Renzi ha finito la spinta propulsiva

Se le regionali erano state un campanello d'allarme, i ballottaggi per le comunali sono una mezza campana a morto per il "partito della nazione" renziano. Una debacle di dimensioni nazionali, perché in modo quasi omogeneo dovunque si sono verificati gli stessi smottamenti politici.

La più evidente è la costante crescita dall'astensionismo: la maggioranza degli elettori non ha votato, il 53%. La seconda è la sconfitta dei candidati del Pd nelle città più importanti (Venezia, Arezzo, Nuoro, Matera). Hanno perso sia i renziani senza se e senza ma sia i rari esponenti della "sinistra Pd", come l'ex magistrato Felice Casson nella sua Venezia. Segno che da quella parte l'elettorato - quella parte minoritaria che ancora va ai seggi - non si aspetta più nulla di positivo.

Venezia è la città più importante di questa tornata, storicamente guidata da esponenti del Pd (da Massimo Cacciari fino a Giorgio Orsoni, poi arrestato per la vicenda Mose, una "mafia veneta" tutta giocata tra mazzette, costi gonfiati, gare d'appalto truccate. Esattamente come per l'assistenza ai migranti o la manutenzione del verde pubblico, ma con la partecipazione totalizzante di esponenti del "mondo di sopra".

Venezia era perciò finita commissariata da un anno. Ma questo intervallo di tempo non è bastato a far dimenticare cosa è il Pd renziano in laguna. Anche perché nel frattempo la stella di Matteo Renzi ha cominciato a rivelare una sostanza reazionaria, anticostituzionale, antipopolare (sanità, pensioni, scuola, mercato del lavoro, ecc.) che non riesce più a essere nascosta sotto una montagna di chiacchiere, battute e tweet.

A Venezia Luigi Brugnaro, sostenuto dal centrodestra, ha battuto il senatore ed ex magistrato Felice Casson col 53,21% dei voti. Ma ci ha tenuto a far capire che lui non vuol essere un problema per nessuno: "Da ora si lavora per la città; io sono per dare una mano a Zaia come a Renzi" Anche a Rovigo il Pd è stato letteralmente travolto, lasciando campo libero al leghista Massimo Bergamin, che si è imposto con circa il 60% delle preferenze.

Ancora peggio è andata a Nuoro, dove il candidato renziano si è fermato a 31%, meno della metà dei voti andati allo sfidante Andrea Soddu (68,4%), appoggiato da quattro liste civiche con il Partito sardo d'azione. Idem a Matera, dove l'uscente Salvatore Adduce è stato battuto da Raffaello De Ruggieri (54,5%), sostenuto da liste civiche del centrosinistra e del centrodestra.

Più combattuta ad Arezzo, dove Matteo Bracciali (Pd, renziano di ferro) ha perso per un soffio contro Alessandro Ghinelli (50,8%). Anche le Marche sembrano aver voltato le spalle al guitto di Pontassieve, con Fermo in cui si è imposto l'ex assessore del centrodestra, Paolo Calcinaro, con il 69,9%.

Le poche vittorie del Pd sono avvenute in città minori, come Trani e Macerata. E in Lombardia, dove il Pd mantiene Mantova e Lecco.

Oggi urne ancora aperte in Sicilia: si vota fino alle 15. Occhi puntati su Enna, unico capoluogo siciliano al ballottaggio.

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