“Le maestre in pianta stabile, che complessivamente costano 145 milioni, sono 5.400. Ma ce ne sono altre 2.400 a tempo determinato, supplenti delle titolari e altre 4.000 superprecarie (quadruplicate in pochi anni) per la supplenza delle supplenti assenti. Per un costo totale, insieme, di altri 65 milioni. Con un assenteismo oltre il 30%. Una situazione così pesante che Marino a un certo punto chiese all’Inps di fare dei controlli a tappeto”. Ma poi non se ne fece nulla, si lamentano i due moralizzatori da scrivania, al secolo Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, giornalisti del Corriere della Sera, castigatori della spesa pubblica ma perennemente distratti sulla spesa pubblica militare.
Il solito servizio di denuncia delle spese pubbliche da tagliare questa volta è concentrato sul Comune di Roma alle prese con l’inchiesta su Mafia Capitale. Ma dove cominciano i nostri due? Dai lavoratori ovviamente, anzi dalle educatrici e dalle maestre degli asili nido e delle scuole materne, che oggi giorno combattono con migliaia di bambini dai lattanti (sotto l’anno) per passare ai semi-divezzi e ai divezzi, per passare poi alla materna e prepararli alla scuola primaria.
Un lavoro facile? Pare proprio di no. Ci si ammala spesso? E’ noto anche agli ignoranti – e Rizzo e Stella hanno avuto tutte le possibilità per non esserlo – che i nostri adorabili piccoletti sono portatori sani di parecchi malanni. Devono farsi gli anticorpi ma contemporaneamente seminano intorno a loro virus che attaccano gli adulti sempre più adulti (quasi vecchi dovremmo dire) grazie all’aumento dell’età pensionabile, al blocco del turn over e alle diavolerie imposte dal Patto di Stabilità, dalla Legge Fornero e dai diktat di Bruxelles.
Ma il servizio sul Corriere della Sera, perché di un "servizio" si tratta (a quando una inchiesta “penne pulite?"), non giunge come un fulmine a ciel sereno. Vuoi per caso, vuoi per coincidenza, arriva nello stesso giorno in cui un altro fulmine contabile si abbatte sul Campidoglio guidato dal sempre più improbabile sindaco Marino.
Il fulmine in questo caso è una lettera dal contenuto destabilizzante firmata dagli ispettori del Ministero delle Finanze, secondo cui la parte di retribuzione pagata dal Comune ai dipendenti comunali sotto forma di salario accessorio, sono stati "indebitamente erogati" e ora l'amministrazione capitolina deve restituire 350 milioni all'erario. I tecnici del ministero dell'Economia e delle Finanze puntano il dito sulla parte variabile dello stipendio dei lavoratori capitolini "che è passata da 66 milioni nel 2008 a 345 milioni nel 2013".
Marino, subito dopo la sua elezione a sindaco, sottopose tutti i conti del Campidoglio (lasciati piuttosto in pessimo stato dai voraci esponenti della “destra de panza e de governo” di Alemanno) ad una ispezione dei tecnici del Mef, i quali ovviamente affermano che il salario accessorio non deve essere dato a pioggia, ma deve essere agganciato alla produttività del singolo dipendente. Nulla da eccepire, ovviamente, sui dirigenti, le loro retribuzioni stellari e i lauti premi obiettivo che ricevono tagliando le retribuzioni degli altri, i servizi che dovrebbero assicurare etc. Su questo punto è iniziato con i sindacati e i lavoratori comunali il durissimo braccio di ferro di cui abbiamo spesso resocontato sul nostro giornale.
Nel luglio del 2014 venne approvata una delibera del Campidoglio basata sugli accertamenti degli ispettori del Mef, che accettava "di disporre il mantenimento del tutto temporaneo e salvo recupero, anche a conguaglio, delle erogazioni retributive previste dalla corrente disciplina decentrata dell'ente, oggetto di verifica e revisione". Ma ai tecnici del Mef non era bastato e adesso battono cassa per circa 350 milioni da sottrarre ai salari dei lavoratori comunali.
La Repubblica di oggi, sempre ben informata, scrive che “Già sono in corso riunioni frenetiche tra l'Ufficio del Personale del Comune e la Ragioneria per mettere a punto un piano di rientro. Ma già sembra che una via sia quella di ridurre il salario accessorio attuale dei dipendenti per cinque anni per rimborsare le casse dello Stato”. Il vicesindaco Nieri fa sapere che "La linea del Mef continua a essere intransigente, mettendo persino in discussione la regolare costituzione del Fondo per la parte 'variabile'" afferma "e porterebbe a un'inaccettabile e immotivata decurtazione dei salari dei dipendenti, già ridotti all'osso"."La giunta" conclude Nieri "ha lavorato per definire un progetto di revisione e innovazione e voglio chiarire da subito che se, come assessore al Personale, dovrò scegliere da che parte stare, io sceglierò di stare con i 23 mila dipendenti del Campidoglio con i quali abbiamo lavorato e trovato una soluzione accettabile".
Non era bastata dunque l’obbedienza del sindaco Marino ai diktat del Patto di Stabilità che aveva portato, con un anno di anticipo, ad un piano di rientro dal debito attraverso un bilancio comunale lacrime e sangue. Ispettori del Mef e giornalisti del Corriere della Sera ne vogliono ancora, di lacrime e di sangue, ma solo quello dei lavoratori e delle lavoratrici, non perché sia di qualità superiore, ma perché giornalisti di servizio, moralizzatori e ispettori sono stipendiati anche loro, anzi sono molto, moltissimo stipendiati, ma sono nemici dei lavoratori. Ed anche se non devono ripulire i culetti dei semi divezzi negli asili nido o la mondezza nelle strade di Roma, sono addetti al lavoro sporco.
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