La storia a volte assume andamenti imprevedibili e paradossali. A prescindere da ogni giudizio su Putin e su Zelensky, l’Europa appare attualmente in preda a una spirale bellica incontrollabile che prende le sembianze di una rivincita sulla vittoria sovietica del 1945, al termine di una guerra nella quale fu per l’appunto l’Unione Sovietica a pagare il più alto tributo in termini di perdite umane assicurando in tal modo la sconfitta del nazismo che avrebbe altrimenti prevalso con ogni probabilità proprio sul continente europeo.
In questo senso militano la riabilitazione di personaggi come Bandera e la ripresa in grande stile di un nazionalismo ucraino alimentato da Stati Uniti e NATO. Ovviamente però la questione presenta anche altri aspetti, come il timore degli stessi Ucraini e di altri popoli dell’Europa orientale nei confronti della supremazia russa e la situazione estremamente frammentata della stessa Ucraina, che tenta di ritrovare un’identità comune rifugiandosi nel nazionalismo, paradossalmente esasperato proprio dall’invasione russa del 24 febbraio.
Un quadro estremamente complesso ed inquietante, dove emerge come elemento di fondo la volontà di Stati Uniti e NATO e sulla loro scia dei micidiali babbei di Bruxelles e dintorni, di continuare ed intensificare il conflitto, combattendo fino all’ultimo ucraino e inviando armi a profusione nel Paese, incuranti di quelle che potrebbero essere le conseguenze irreparabili di tale riarmo.
Al riarmo materiale si accompagna un incattivimento ideologico che segna una convergenza di settori crescenti dei popoli europei nella prospettiva della guerra. Non sembra trattarsi al momento di un fenomeno accompagnato da minima consapevolezza dello spessore dei problemi e delle poste in gioco. Fatto sta che la propaganda, in larga parte infondata, sui presunti successi ucraini, punta a spingere i Paesi europei verso un’escalation senza ritorno.
Un criminale gioco d’azzardo in cui al tavolo verde Biden e i suoi zelanti lacchè puntano le nostre vite e l’avvenire stesso del continente europeo, che mai ebbe governanti più irresponsabili e mediocri. È vero che gli Stati europei si sono scannati fra di loro per secoli, ma questa nuova generazione di trogloditi “atlantisti” e neoliberali insediati nelle istituzioni dell’Unione Europea, hanno sostituito agli atavici conflitti interni la vocazione ad immolarsi sugli altari degli interessi della NATO e degli Stati Uniti.
Fenomeni che accompagnano questo slittamento verso la guerra possono essere considerati le oscillazioni esistenti in Paesi come la Germania, dove secondo recenti sondaggi una maggioranza, peraltro estremamente risicata, della popolazione, propenderebbe per la continuazione dell’invio di armi all’Ucraina, ma anche le ascese delle destre in Paesi come la Svezia o l’Italia dove partiti che si rifanno in modo più o meno esplicito al nazifascismo sembrano essere proiettati verso una resistibile ascesa elettorale.
Le destre di matrice storicamente nazifascista, sia pure oggi attenuata per ovvi motivi di presentabilità cosmetica, sembrano in effetti più atte di altri a portare avanti sia la repressione interna che scaturirà probabilmente dalla necessità di contenere le proteste popolari contro le conseguenze della contrapposizione alla Russia, che il crescente interventismo internazionale. Nulla di nuovo, dato che di personaggi e raggruppamenti del genere Stati Uniti e NATO si sono costantemente avvalsi per contenere l’impatto dell’URSS e di quello che all’epoca ancora si poteva in qualche modo definire il comunismo.
Anche se, beninteso, la posizione della Meloni non si differenzia poi tanto da quella di Enrico Letta e anzi, paradossalmente, alcune posizioni della destra, specie da parte di Salvini, sembrano essere più ragionevoli sulla questione delle sanzioni, anche in virtù di storici legami con Putin e dell’insediamento di imprese dell’Italia settentrionale che da anni fanno legittimamente buoni affari con la Russia.
In conclusione, come rilevato acutamente già qualche tempo fa da Henry Kissinger, stiamo slittando in stato di trasognato abbandono verso la più totale e definitiva delle guerre. Sarebbe ora di svegliarsi, facendo venire allo scoperto un campo pacifista che potenzialmente, nonostante i sondaggi, contiene la grande maggioranza della popolazione europea.
Servirebbe una proposta di soluzione pacifica atta a garantire interessi e dignità di tutte le parti in gioco, affermando la neutralità dell’Ucraina e l’autodeterminazione, mediante votazioni internazionalmente controllate e garantite, delle popolazioni dei territori contesi. In attesa che si pronuncino tutti coloro che non si rassegnano alla Terza Guerra Mondiale, e ai possibili protagonisti diplomatici del necessario processo negoziale, a cominciare dal Papa e dal presidente della Repubblica Popolare Cinese Xi Jin Ping.
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