Contropiano, tra altri spunti, ha ripubblicato un’intervista a Tremonti fatta da Il Giornale. L’avevo letta già due giorni fa. Di solito Tremonti lo leggo, se non altro per capire la destra italiana, anche se lui è sui generis. Anche questa volta parla di crisi della “globalizzazione”, e di crisi dell’Occidente.
L’altro giorno avevo spiegato le cause del declino italiano. Tremonti su questo fu protagonista, anche se nel 2011 aveva in parte ragione, forse lo vide in tempo, o forse, solo dopo anni, cominciò a parlare.
Fu “attenzionato dai democratici americani”, come dice nell’intervista. Non mi meraviglia.
Credo che bisogna partire non dal 1989, ma dal 1971, da Nixon (fine della parità e convertibilità tra oro e dollaro, pilastro degli accordi di Bretton Woods, ndr). Da allora la mobilità sociale nell’Occidente si è bloccata.
Lui parla della crisi, della delocalizzazione, ma non spiega le cause, perché non è marxista, anche se spesso cita Marx. La Storia è fatta di lotta di classe, che sia sull’uno o l’altro fronte.
La delocalizzazione americana, seguita dagli altri, fu la risposta all'”assalto al cielo” del movimento operaio, al “vogliamo tutto”, alla ripresa dei ritmi produttivi e del tempo di vita, le conquiste sociali, in un contesto in cui l’URSS faceva ancora paura.
Nixon 1971 e Trilaterale 1975 furono la risposta del patronato occidentale, a guida americana, su questo. Da noi si risolse in Mirafiori 1980, ma prima ancora in Lama 1976.
Tradimenti, vendette di classe, e ora siamo qui. Ho scritto che la lotta di classe del patronato gli si è infine ritorta contro.
C’è un dato da specificare, che nessuno qui da noi sottolinea: a gennaio 2022 si è creato il RCEP, l’accordo di libero scambio asiatico. Lì c’è la classe media, mentre da noi declina, lì saranno in futuro gli scambi, assieme ad Africa, America Latina, Asia centrale e Russia. I Brics sono un’alternativa al declinante Impero statunitense.
Anche ieri mi sono giunti video di “zombie” americani nelle periferie delle metropoli. Forse succederà anche da noi, anzi già se ne vedono i segni.
Mi chiedo: i governi dei BRICS, ma in generale del mondo, che vedono questi video, cosa pensano degli Usa, della loro arroganza?
Mao, quando disse che gli Usa era un imperialismo “tigre di carta” – e lo disse tanti decenni fa – non si sbagliava più di tanto...
Ma intanto il mondo va avanti, e in un’altra direzione. E lo si capisce solo se si guarda al mondo intero.
A riprova del fatto che la “globalizzazione” non è un concetto adeguato, e che la creazione del mercato mondiale, in termini marxiani, è la realtà di oggi, il China Daily di sabato 11 pubblica un articolo sul boom – quest’anno – degli investimenti diretti esteri cinesi da parte di tantissime aziende.
Questi investimenti verranno indirizzati verso i paesi della Via della Seta e dei membri del RCEP (sud est asiatico), non dove decidono individualmente le singole imprese. Il “pubblico” guida “il privato”, non viceversa.
In queste settimane colpisce il turbinio di incontri diplomatici, ad alto livello, che coinvolge lo stesso Xi, con ministri degli esteri o Premier del sud est asiatico, con l’eccezione, un mese fa, dell’Arabia Saudita (e sappiamo perché).
Il turismo cinese internazionale passerà quest’anno dai 138 miliardi del 2019 a circa 200 miliardi, ma moltissimi cittadini – dopo la fine della politica “zero covid” – si indirizzeranno all’estero sia per prendere ordinativi e commesse sia per stabilimenti produttivi o investimenti in infrastrutture e digitale.
Persino Federico Rampini, feroce anticinese, qualche giorno fa sul Corriere parlava del boom cinese prossimo venturo conseguente alla politicaa zero covid, ovviamente sottolineando, come suo solito, la “minaccia” cinese – il palloncino “spia” e altre sciocchezze – per stare sul pezzo con i suoi amici americani.
China Daily cita Goldman Sachs, secondo cui il boom cinese quest’anno apporterà l’1% della crescita mondiale.
Come avevo scritto la settimana scorsa il Fondo Monetario Internazionale, alle sessioni di aprile, probabilmente rivedrà le stime di crescita, alzando l’asticella. Lo stesso Rampini, quasi controvoglia, sottolinea che il nostro paese ne potrà usufruire in termini di turismo e del settore del lusso.
È il modello neoliberista di capitalismo a non funzionare più, ma non riescono ad ammetterlo, né a cambiare marcia...
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