di Sandro Moiso
Pièces et Main d’Oeuvre, Manifesto degli scimpanzé del futuro. Contro il transumanesimo, Edizioni Malamente in coedizione con Istrixistrix, Urbino 2023, pp. 278, 15,00 euro
“Un edificio grigio e pesante di soli trentaquattro piani. Sopra l’entrata principale le parole: “Centro di incubazione e di condizionamento di Londra Centrale” e in uno stemma il motto dello Stato mondiale: Comunità, Identità, Stabilità”. (A. Huxley – Brave New World, 1932)
Secondo me la fantascienza è morta. È un movimento della metà del XX secolo che ora si è concluso. Credo che abbia vinto. Ha ottenuto una grande vittoria. […] Si potrebbe dire che la fantascienza è morta proprio perché ha trionfato. Non è morta perché ha perso, è morta perché ha vinto. ( J. Ballard – intervista rilasciata a Sandro Moiso, giugno 1992)
È un allarme di tutto rispetto quello lanciato dal testo presentato in Italia da Malamente in coedizione con Istrixistrix e pubblicato per la prima volta in Francia dal collettivo Pièces et Main d’Oeuvre di Grenoble nel 2017. Un allarme che, al di là di alcune forzature interpretative, dovrebbe fare aprire gli occhi dei lettori sulle prospettive reali di tante promesse contenute nell’esaltazione del liberalismo e della sua potenza tecnico-scientifica. Promesse che, sebbene dirette formalmente a tutti i cittadini del pianeta, o almeno della parte bianca e occidentale dello stesso, in realtà non sembrano voler far altro che eternizzare lo stato di cose presenti, peggiorandolo per i più pur di migliorare le condizioni di esistenza delle sua classi dirigenti ovvero dei suoi funzionari e profittatori più spudorati.
Avrete già sentito parlare del transumanesimo e dei transumanisti; di una misteriosa minaccia, un gruppo di fanatici, una società di scienziati e industriali, discreta e potente, la cui trama occulta e l’obiettivo dichiarato consistono nel liquidare la specie umana per sostituirla con una specie superiore, “aumentata”, di uomini-macchine. Una specie che sarà il risultato dell’eugenismo e della convergenza di nanotecnologie, biotecnologie, neuro-tecnologie e degli immensi progressi della scienza.
Avrete già sentito parlare dell’ultimatum, cinico e provocatorio, di un ricercatore in cibernetica: «Ci saranno persone impiantate, ibridate, e queste domineranno il mondo. Le altre che non saranno come loro, non saranno tanto più utili delle nostre vacche tenute al pascolo»1.
O ancora: «Quelli che decideranno di restare umani e rifiuteranno di migliorarsi avranno dei seri handicap. Costituiranno una sotto-specie e saranno gli Scimpanzé del futuro»2.
Queste le parole con cui si apre l’Appello posto all’inizio del testo3. La denuncia di un progetto di superamento dei limiti della specie (transumanesimo) che porta con sé la differenziazione all’interno della stessa non solo più in termini di classe, potere d’acquisto, diritti politici e sociali e di appartenenza etnica e di genere, ma, soprattutto, a livello cognitivo e di innovazione tecnologica della stessa fisiologia con cui gli umani convivono e vivono da centinaia di migliaia di anni.
Il riferimento agli scimpanzé non è casuale: era questa la forma fisica della nuova “classe operaia” prodotta in laboratorio nel visionario testo di Aldous Huxley, Il mondo nuovo, pubblicato nel 1932. Scimmie obbedienti e limitate dal punto di vista cognitivo proprio per migliorarne il rendimento e impedire possibili rivolte di cui gli individui “normali” sarebbero stati ancora capaci. Anche in un regime dittatoriale.
Ma il mondo prefigurato dal testo curato dal collettivo di Grenoble, non è il mondo dei totalitarismi e delle dittature del ‘900. No, è quello della libera scelta, di individui che volontariamente scelgono di trasformarsi per avvicinare sempre più il corpo umano e quello sociale ad una macchina perfetta. In cui l’assenza di inserti nanotecnologici, modificazioni genetiche e la mancata scelta di una procreazione extra-uterina estremamente selettiva dei caratteri da trasmettere alle nuove generazioni, rivela la persistenza di un’alterità non più accettabile dal complesso produttivo e riproduttivo immaginato dai suoi ideatori e profeti.
Che, proprio attraverso la parole di uno dei loro rappresentanti, Nick Bostrom fondatore della World Transhumanist Association, hanno potuto affermare: «I geneticamente privilegiati potranno diventare senza età, sani, super-geni dalla bellezza fisica perfetta […] I non privilegiati rimarranno le persone che sono oggi, ma forse privi di un po’ della loro autostima e soffriranno occasionalmente di un tantino di invidia. La mobilità tra la classe inferiore e quella superiore potrebbe scomparire»4.
Tra i profeti dell’Uomo aumentato, occorre dirlo, andava enumerato anche il fratello dello scrittore inglese, Julian Huxley, biologo e futuro direttore dell’UNESCO, che già nel 1941 difendeva l’idea secondo cui «l’eugenetica diventerà inevitabilmente una parte integrante della religione del futuro»5.
Sì, perché in fin dei conti il miglioramento della specie, fin dalle sue prime formulazioni settecentesche, ha sempre portato con sé lo stigma dell’eugenetica, sia che si manifestasse sotto le forme dell’ammodernamento del credo religioso, come in Teilhard de Chardin (gesuita, filosofo e paleontologo francese), che nel 1934 affermava: «Credo che l’Universo sia un’Evoluzione. Credo che l’Evoluzione vada verso lo Spirito. Credo che lo Spirito si compia in qualcosa di Personale. Credo che il Personale supremo sia il Cristo-Universale». Affermazione in cui evoluzione, super-omismo e figura di Cristo coincidono. Sia, si badi bene, sotto le spoglie dell’Uomo nuovo socialista, idealizzato a partire dalla rivoluzione bolscevica, anche nelle parole di Leone Trotski: «Produrre una versione nuova, “riveduta e corretta” dell’uomo. Ecco il compito futuro del comunismo […] L’uomo deve guardare e vedere in sé una materia prima, nel migliore dei casi un semilavorato, e dire “Finalmente, caro il mio Homo Sapiens, ti lavorerò”»6.
Ma questi sono soltanto alcuni degli infiniti esempi di progetto di modifica e cambiamento dei caratteri umani della specie riportati nel testo. Che, a sua volta, diventa un altro esempio di fantascienza anti-utopistica, dedito com’è a smontare ogni residua illusione di progresso benevolo e uguale per tutti. Un testo a tratti esagerato, ma mai, assolutamente mai, del tutto assurdo e inconcepibile. Anzi, proprio sulle sue pagine sarebbe importante riflettere per comprendere a fondo come tanto progressismo di stampo socialista, anarchico o comunista, spesso si sia fatto irretire dalle chimere della scienza borghese e dei suoi apparati tecnologici e industriali.
Compresa l’esaltazione della cibernetica e di tutto ciò che ne è
derivato in termini di controllo del sapere, della produzione, della
società e della mente individuale e collettiva.
Un testo che nelle sue formulazioni più estreme andrebbe forse affiancato, nella lettura, al Trattato del ribelle di Ernst Jünger7
oppure a certe considerazioni di Amadeo Bordiga sulle fasulle promesse
della scienza, della tecnica e, soprattutto, dell’economia di stampo
capitalista. Un‘ottima lettura per l’estate e per una riflessione
tutt’altro che oziosa sul nuovo mondo che ci aspetta (?).
Note
Kevin Warwick, “Au fait”, mag. 2014
Id., “Libération”, 12 mag. 2002
Appello degli scimpanzé del futuro in Pièces et Main d’Oeuvre, Manifesto degli scimpanzé del futuro. Contro il transumanesimo, Edizioni Malamente in coedizione con Istrixistrix, Urbino 2023, pp. 13-16.
Cit. p. 43.
Cit. in Pièces et Main d’Oeuvre, Manifesto degli scimpanzé del futuro. Contro il transumanesimo, p. 25.
L. Trotski, cit. in Manifesto degli scimpanzé del futuro, p. 24.
E. Jünger, Trattato del ribelle, Adelphi Edizioni, Milano 1990 – prima edizione tedesca 1951.
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