Diverse organizzazioni palestinesi, tra cui Hamas e Al Fatah, hanno firmato ieri la Dichiarazione di Pechino, accettando essenzialmente di porre fine alle loro divisioni e rafforzare l’unità palestinese.
La firma conclude tre giorni di dialogo di riconciliazione tra 14 gruppi palestinesi nella capitale cinese.
La dichiarazione ha affermato che i gruppi palestinesi “hanno concordato sul raggiungimento di un’unità nazionale completa che includa tutte le fazioni palestinesi nell’ambito dell’OLP, e sull’impegno per la creazione di uno Stato palestinese indipendente con Gerusalemme come capitale, in conformità con le risoluzioni delle Nazioni Unite e garantendo il diritto al ritorno come previsto dalla risoluzione 194”.
I gruppi palestinesi hanno anche concordato di “unire gli sforzi nazionali” per fermare il genocidio israeliano a Gaza e per resistere ai tentativi di espulsione dei palestinesi dalle loro terre.
Ai colloqui hanno partecipato il Movimento Fatah, il Movimento Hamas, il Fronte Palestinese per la Liberazione della Palestina (PFLP), il Fronte Democratico per la Liberazione della Palestina (FDLP) e altri gruppi palestinesi.
“Oggi firmiamo un accordo per l’unità nazionale e diciamo che la strada per completare questo viaggio è l’unità nazionale. Siamo impegnati per l’unità nazionale e la chiediamo”, ha detto l’alto funzionario di Hamas Musa Abu Marzuk.
Hamas e Fatah si erano già incontrati in Cina ad aprile per discutere degli sforzi di riconciliazione per porre fine a 17 anni di dispute.
La Cina descrive il risultato come un accordo per governare insieme la Striscia di Gaza una volta terminata la guerra in corso
Il ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha salutato l’intesa tra 14 diverse fazioni palestinesi sull’istituzione di un “governo di riconciliazione nazionale ad interim” a Gaza, nella fase successiva alla guerra.
“Il punto più importante è l’accordo per formare un governo di riconciliazione nazionale provvisorio attorno al governo di Gaza del dopoguerra”, ha detto Wang nei primi commenti seguiti alla firma della ‘Dichiarazione di Pechino’ da parte dei diversi rappresentanti giunti nella capitale cinese.
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