Venerdì 15 novembre, il Tribunale per l’esecuzione delle sentenze ha accolto l’undicesima domanda di liberazione condizionata presentata lo scorso giugno dall’avvocato di Georges Ibrahim Abdallah, comunista libanese e combattente della resistenza palestinese. “È una grande vittoria politica e legale ”, ha dichiarato il suo avvocato Jean-Louis Chalanset.
Tra i fondatori delle Fazioni Armate Rivoluzionarie Libanesi (FARL) dopo l’invasione da parte di Israele del Libano nel 1982, Georges Abdallah fu arrestato nel 1984 a Lione. Fu condannato all’ergastolo nel 1987 per complicità nell’omicidio del colonnello Charles Ray, collaboratore militare presso l’ambasciata statunitense a Parigi, e di Yacov Barsimentov, consigliere dell’ambasciata israeliana, a seguito di un processo politico pieno di irregolarità.
Infatti, un mese dopo la sentenza, nel libro “L’agent noir. Une taupe dans l’affaire Abdallah” (“L’agente oscuro. Una talpa nell’affare Abdallah”), il suo primo avvocato, Jean-Paul Mazurier, rivelava al giornalista Laurent Gally di aver agito per conto dei servizi segreti francesi.
Liberabile dal 1999, da allora il governo francese ha sistematicamente impedito la sua scarcerazione.
Nel 2003, il Tribunale regionale per la libertà vigilata di Pau aveva autorizzato il suo rilascio. Tuttavia, su ordine dell’allora ministro della Giustizia, Dominique Perben, il procuratore di Pau presentò ricorso contro questa decisione facendo pressione affinché Georges Abdallah rimanesse in carcere.
Nel 2013, una richiesta di liberazione condizionale fu approvata dal Tribunale per l’esecuzione delle sentenze; tuttavia, questa era subordinata ad un ordine di espulsione verso il Libano – favorevole ad accogliere Georges Abdallah – che l’allora ministro “socialista” degli Interni, Manuel Valls, rifiutò di firmare.
Nel 2020, qualche giorno dopo l’esplosione nel porto di Beirut, il Presidente francese Macron, precipitatosi in Libano, tentò di ribaltare la situazione, dichiarando che la decisione di firmare spettava solo a Georges Abdallah. Ma cosa avrebbe dovuto firmare? Secondo i desiderata dell’Eliseo, una rinuncia dei suoi ideali politici e della sua militanza portata avanti in questi 40 anni di detenzione.
In virtù della mancata – e impossibile – abiura del suo impegno politico, gli Stati Uniti e Israele hanno sempre fatto pressione sulle autorità francesi affinché impedissero in qualsiasi maniera la liberazione di Georges Abdallah.
Questo venerdì, “il tribunale di esecuzione delle sentenze ha concesso a Georges Ibrahim Abdallah la liberazione condizionale a partire dal 6 dicembre, a condizione che lasci il territorio francese e non vi compaia più”, ha spiegato la Procura nazionale antiterrorismo (Pnat). Questa volta, la decisione del tribunale non è subordinata all’emanazione di un decreto di espulsione da parte del governo.
Tuttavia, il pubblico ministero ha dichiarato di voler già presentare ricorso, ennesima espressione dell’accanimento nei confronti del prigioniero politico da più tempo detenuto in Europa. Una nuova udienza dovrebbe quindi tenersi entro i prossimi mesi.
A poche settimane dalla manifestazione annuale per la liberazione di Georges Abdallah a Lannemezan, fino alle mura del carcere dove è detenuto, e a seguito di un intenso mese di mobilitazione internazionale in occasione dei 40 anni di detenzione, la Campagna unitaria per la liberazione di Georges Abdallah – a cui la Rete dei Comunisti partecipa attivamente – fa appello ad intensificare la mobilitazione e ad ampliare il fronte della solidarietà.
Una lotta strettamente legata a quella contro il genocidio del governo israeliano di Benjamin Netanyahu in Palestina e la criminalizzazione della solidarietà con il popolo palestinese, che nel corso di questo anno ha dimostrato costanza e determinazione, dalle piazze alle numerose prese di posizione de La France insoumise all’Assemblée Nationale.
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