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13/06/2025

Attacco sionista all’Iran. A un passo dalla guerra mondiale

[In aggiornamento] I criminali sionisti hanno attaccato di nuovo l’Iran, ed in modo molto pesante. L’intenzione era chiara ormai da giorni, così come il coordinamento diretto con gli Stati Uniti – come dichiarato dagli stessi sionisti – che avevano ridotto all’improvviso il personale diplomatico in diversi paesi del Golfo.

L’attacco ha preso di mira sia gli impianti nucleari che i vertici militari. Sono infatti rimasti uccisi sia il capo delle Guardie rivoluzionarie, Hossein Salami, sia il generale Mohammad Bagheri, capo di stato maggiore delle forze armate.

Coinvolte le città di Ilam, Avaz, Tabriz (che ospita diverse raffinerie), Esfahan e Kermanshah. Ma l’attenzione del mondo è concentrata su Natanz, dove c’è il principale impianto in cui avviene l’arricchimento dell’uranio. Per usi civili (l’Iran ha una centrale nucleare funzionante e ne sta costruendo un’altra), sia potenzialmente per la costruzione di un’arma atomica.

L’obiettivo è stato chiaramente rivendicato stanotte dal criminale ricercato dalla giustizi internazionale, Benjamin Netanyahu. “Questa operazione continuerà per tutti i giorni necessari a rimuovere questa minaccia”, affermando che l’Iran aveva un programma per sviluppare armi nucleari e che “potrebbe produrne una” se non venisse fermato. “Questo è un pericolo chiaro e attuale per la sopravvivenza stessa di Israele”.

È necessario ricordare che Israele è l’unico stato al mondo ad aver costruito un arsenale nucleare – con il ben noto aiuto statunitense e francese, visto che non aveva l’uranio indispensabile a farlo – al di fuori di ogni trattato internazionale. L’unico, insomma, a non aver mai permesso ispezioni “neutrali” – quelle dell’Aiea – nei propri impianti. Alla base della pretesa che l’Iran non sia in grado di arrivare allo stesso livello non c’è alcuna pretesa di “legalità internazionale”, ma soltanto l’affermazione di una forza coloniale che non ammette “pari grado”.

Proprio per cercare di impedire che Teheran arrivi a questo risultato, Usa e Israele hanno da sempre percorso tutte le strade (attacchi militari, trattative, omicidio di diversi scienziati iraniani).

L’attacco di stanotte sembra però quello “decisivo” nella strategia imperialista occidentale. Il dubbio è che ciò sia possibile davvero, visto che nei giorni scorsi Raphael Grossi – responsabile dell’Aiea, l’agenzia dell’Onu per l’energia atomica, tra i non molti occidentali ad essere entrato in quegli impianti per verificare il rispetto dei trattati di non proliferazione nucleare – ha spiegato che gli impianti principali si trovano in realtà a centinaia di metri sotto terra, ben oltre la portata che le bombe “anti-bunker” fin qui costruite possono danneggiare.

Sembra inevitabile che Teheran risponda ad un attacco “esistenziale”, che mette cioè intenzionalmente a rischio la capacità del paese di sopravvivere secondo le proprie possibilità. Israele e Stati Uniti lo sanno perfettamente e si attendono a questo punto una reazione fatta – come un anno fa – a base di droni e missili balistici. Ma non è affatto detto che si possa trattare di una semplice “ripetizione del già visto”.

L’insistenza con cui Washington si professa estranea alla preparazione dell’attacco – chiaramente un falso clamoroso – appare finalizzata esclusivamente a preservare le proprie basi militari nell’area (in Iraq, Arabia Saudita, Emirati, ecc) dalla futura controffensiva. Il Segretario di Stato americano, Marco Rubio, ha diramato una nota in cui avverte minacciosamente “Voglio essere chiaro: l’Iran non deve prendere di mira gli interessi o il personale statunitense”.

Accantonate queste fesserie, bisogna per forza di cose valutare la rilevanza mostruosa della nuova guerra iniziata stanotte. Il “sogno di ridisegnare il Medio Oriente”, infatti, è un sogno esclusivamente coloniale dell’Occidente. Non considera – né lo ha mai fatto – gli interessi locali diversi dai propri.

Il problema è che il mondo fuori dell’Occidente neoliberista è cresciuto economicamente e di consapevolezza. Ha costruito forme di relazione reciproca al di fuori dei circuiti controllati dagli Usa (e indirettamente anche da Israele), tanto da far sorgere i Brics+ cui vanno aderendo sempre più paesi ad ogni conferenza annuale (oltre ai fondatori- Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica – ne fanno parte al momento anche Etiopia, Egitto, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti... e l’Iran).

Attaccare l’Iran significa inevitabilmente chiamare in causa anche altri interessi internazionali. Per esempio, è stata da pochissimo (il 27 maggio) inaugurata una nuova linea ferroviaria che ricalca quasi al millimetro una delle Vie della Seta, unendo per ora la città cinese di Xi’an al porto secco di Aprin, vicino a Teheran.

Progetti simili configurano e danno forma a rapporti commerciali più vantaggiosi per i contraenti, dando vita ad interessi comuni di lungo termine. Non è pensabile – e tanto meno desiderabile – che queste linee di sviluppo pacifico vengano distrutte e stravolte da interessi “imperiali” che affidano a killer di professione (questo ormai è Israele) il compito di terremotarle.

Per questo, senza avere nessuna sfera di cristallo, diciamo che questa nuova guerra aperta da Tel Aviv, d’accordo con Washington, è un deciso passo avanti verso la Terza guerra mondiale.

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