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28/06/2025

Kenya - Riemerge la crisi, 16 morti nelle proteste contro il filo-statunitense Ruto

A un anno dalle proteste di massa, animate soprattutto dai più giovani, il Kenya affronta una nuova ondata di mobilitazioni contro le scelte del presidente filo-statunitense William Ruto. La risposta governativa è ancora una volta segnata dalla violenza: stando ai dati forniti dalla sezione di Amnesty International nel paese, ci sono già stati 16 morti, mentre i feriti ammontano a oltre 400.

Il parlamento ha approvato, lo scorso 19 giugno, la legge finanziaria per il 2025. Attraverso di essa, Nairobi punta a raccogliere ulteriori 30 miliardi di scellini (l’equivalente di 233 milioni di dollari) in tasse, per appianare i conti pubblici e aderire alle indicazioni del Fondo Monetario Internazionale, tra i creditori del paese.

Si tratta di una cifra di gran lunga minore rispetto ai 346 miliardi di scellini che Ruto voleva ottenere con la legge del 2024, che ha dato la spinta a una massiccia e duratura protesta, di cui la ‘Gen Z’ è stata protagonista. E tuttavia è un ammontare sostanzioso, mentre le autorità di Nairobi hanno confermato di star trattando con il FMI per un nuovo accordo, da discutere a settembre.

Intanto, la commissione parlamentare alle Finanze ha respinto, lo scorso lunedì, una proposta che avrebbe concesso all’Autorità delle entrate del Kenya (KRA) l’accesso ai dati personali. Misura molto controversa, perché per alcuni avrebbe favorito la lotta all’evasione, per altri avrebbe significato un duro attacco alla privacy.

Ad ogni modo, la concomitanza della nuova finanziaria con le manifestazioni chiamate per ricordare le oltre 60 vittime delle proteste dello scorso anno, quando alla fine le piazze riuscirono a imporre a Ruto il ritiro della legge che avrebbe colpito pesantemente i settori popolari, ha portato al riesplodere delle contraddizioni del paese. Soprattutto, in virtù della repressione della polizia keniota.

L’8 giugno il blogger Albert Ojwang, critico verso il governo, è stato ritrovato morto in circostanze misteriose, mentre era in custodia di alcuni agenti. Successivamente, l’autopsia ha rivelato che aveva subito un pestaggio, e questo ha intensificato la rabbia che si andava accumulando nelle strade del Kenya.

Sono state segnalate mobilitazioni in ben 27 delle 47 contee del paese africano. Un iniziale tentativo di oscurare diversi canali televisivi per aver violato l’ordine di interrompere le dirette sulle proteste, come imposto dall’autorità nazionale per le comunicazioni il 25 giugno, è stato poi annullato da un tribunale.

Un atto del genere non ha fatto che confermare le critiche a Ruto, divenuto presidente nel 2022. Il leader aveva promesso di dialogare con i giovani che si sono ribellati, criticando alle fondamenta il sistema di potere da lui costruito. Eppure, nel marzo scorso, l’unico atto concreto intrapreso è stato un accordo con l’opposizione parlamentare di Raila Odinga.

Odinga è al quarto patto stipulato con un presidente in carica in cambio di alcune concessioni. È evidente che si tratta di un espediente usato per incanalare l’opposizione entro binari istituzionali di compatibilità col sistema keniota, silenziando le ragioni delle piazze che chiedono un cambio di rotta radicale.

Il Kenya ha ormai sostituito l’Etiopia come pivot economico e geopolitico dell’Africa orientale (col FMI che conferma che il 2025 sarà l’anno del sorpasso dal punto di vista del PIL). Ruto ha stretto legami solidi con la Casa Bianca, e perciò la sua destabilizzazione è vista come un pericolo anche per gli ordini continentali da parte delle cancellerie occidentali.

Le proteste sono riemerse ora, e stanno continuando anche in questi giorni. Ma il contrasto al governo ha continuato a muoversi in maniera carsica durante tutto l’anno appena trascorso. È dunque importante continuare a seguirne i percorsi perché possono avere ripercussioni sostanziali per gli equilibri internazionali.

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