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30/06/2025

L’ordine è di sparare sugli affamati. Il genocidio confermato dai militari israeliani

Un’inchiesta del giornale israeliano Haaretz ha rivelato che i soldati delle IDF hanno ricevuto l’ordine di sparare ai civili palestinesi in fila per ricevere gli aiuti umanitari. Uno dei militari, che hanno parlato coi giornalisti in forma anonima, ha descritto le zone intorno ai centri di distribuzione come “killing fields”: ‘campi della morte’, in cui i sionisti mietono vittime.

I soldati hanno detto che più di una volta hanno sparato ai civili che si ammassavano intorno ai punti per l’elargizione di cibo, prima e dopo la loro chiusura, come strumento per disperdere la folla. Appare evidente che non c’è alcuna ragione di sicurezza, né una ragione di gestione dei flussi, ma solo l’utilizzo della disperazione dei gazawi per massimizzare l’effetto delle stragi.

Uno dei soldati che ha parlato con Haaretz ha detto: “quando ero stanziato lì, venivano uccise ogni giorno da una a cinque persone. Erano trattate come forze ostili, non c’erano misure di controllo della folla o gas lacrimogeni, solo spari con qualsiasi arma a disposizione”. Ha anche aggiunto: “il fuoco era la nostra forma di comunicazione”.

Secondo altre fonti, a sparare sui civili sono state anche le milizie locali finanziate da Tel Aviv. Nessun palestinese ha mai risposto agli spari, mentre tra le fila dell’IDF queste operazioni vengono chiamate, in maniera macabra, come il gioco ‘un, due, tre, stella’. Per chi ha visto Squid Game, sa di cosa si tratta: chi si muove viene ucciso.

Un riservista della Divisione 252, una delle principali che opera intorno ai centri per gli aiuti, ha detto che anche solo domandare il perché di tali azioni “irrita i comandanti”, aggiungendo che “Gaza è un universo parallelo”. Un comandante delle forze armate israeliane, sentito da Haaretz, ha affermato che “questa cosa di uccidere persone innocenti è stata normalizzata”.

Dunque, tali massacri non sono il frutto di un errore, di un’incomprensione, o dei timori che può aver suscitato quella folla di persone, ammassata per poter mangiare qualcosa. È stato un atto deliberato di genocidio, in cui una grave responsabilità è da affibbiare anche alla Gaza Humanitarian Foundation (GHF), anche se le stragi sono avvenute anche intorno ai pochi centri di distribuzione ONU.

A tale organizzazione non governativa, finanziata da Washington e da Israele, è stato affidato il compito di distribuire gli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza. A queste notizie se n’è aggiunta un’altra che ha tratti altrettanto inquietanti. Venerdì l’ufficio stampa del governo di Gaza ha dichiarato che sono state scoperte pillole di ossicodone all’interno dei sacchi di farina distribuiti dalla GHF.

Sono almeno quattro le testimonianze, fino ad ora, del ritrovamento di pasticche di questo oppiode, usato per il trattamento del dolore intenso e prolungato. Crea una forte dipendenza e può provocare allucinazioni e complicazioni respiratorie. In sostanza, potrebbe essere usato come ulteriore strumento per distruggere dall’interno la consapevolezza, l’unità e la resistenza del popolo palestinese.

Varie denunce, provenienti persino dall’ONU, hanno però evidenziato come essa sia diventata uno strumento della pulizia etnica sionista. “Non abbiamo bisogno di un rapporto di questo tipo per riconoscere che ci sono state violazioni massicce del diritto internazionale”, ha dichiarato il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, rispondendo a una domanda di Al Jazeera sulle informazioni diffuse da Haaretz.

Ma sicuramente, queste notizie completano il quadro di operazioni portate avanti con un ragionato intento genocida. Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, e il ministro della Difesa, Israel Katz, hanno condannato l’inchiesta di Haaretz, come riportato dal quotidiano The Times of Israel. Bisogna comunque dire che, al di là di queste ‘operazioni non necessarie’, buona parte della comunità israeliana è saldamente favorevole al processo di pulizia etnica.

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