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23/09/2013

Iraq, il Kurdistan alle urne

Oggi il Kurdistan iracheno va alle urne: la regione autonoma settentrionale è chiamata ad eleggere un nuovo parlamento da centoundici seggi. Due milioni e 800mila aventi diritto al voto, trentuno partiti in corsa, 1.139 candidati, cento seggi in palio (i restanti 11 sono destinati alle minoranza assire, armene e turkmene).

A dominare il palcoscenico, seppur più in ombra di prima, sono i due principali partiti curdi, l'Unione Patriottica del Kurdistan - PUK, guidata dal presidente iracheno Talabani - e il Partito Democratico del Kurdistan - KDP, con a capo il presidente della regione curda, Barzani.

Ma stavolta, dopo quattro elezioni parlamentari, la mappa politica curda potrebbe cambiare: la vittoria delle due fazioni non è affatto scontata. A tentare di strappare loro consensi ci sono una serie di piccoli partiti di opposizione, a partire dagli islamisti e i comunisti, il cui obiettivo di campagna elettorale è stato quello di screditare l'attuale governo curdo, accusandolo di nepotismo e corruzione. E il risultato non sarà scontato: se i due partiti riusciranno ad ottenere una buona parte dei seggi a disposizione, resta da vedere come ci comporrà il resto del Parlamento e quindi l'eventuale maggioranza di governo. Per la prima volta dal 1992, infatti, KDP e PUK corrono da soli. Niente tandem per una coalizione che alle scorse elezioni ottenne 59 seggi su 111 e che governa il Kurdistan da otto anni.

A tenerli insieme era stato un patto stretto nel 2007, fondato sulla perfetta divisione delle poltrone. Un accordo venuto meno anche a causa di un indebolimento del PUK, il cui leader Talabani è lontano dai riflettori da qualche mese per un infarto. Per ora nessun nuovo leader è emerso - difficile sostituire Talabani - e il PUK naviga a vista, rischiando di perdere i tradizionali consensi.

A sfidarli ci sarà Goran (il Movimento del Cambiamento), guidato dall'ex leader del PUK Nawshirwan Mustafa, il più grande partito di opposizione che nel 2009, anno del suo debutto sulla scena politica, riuscì a garantirsi 25 seggi e che oggi spera nel secondo posto. Quattro o cinque seggi potrebbero andare ai due partiti islamisti, l'Unione Islamica e il Gruppo Islamico.

Il voto di oggi si tiene in un periodo di tensioni per l'Iraq e per la regione, di cui non può che risentire anche il Kurdistan. Da parte sua Baghdad è alle prese con una violenza interna che potrebbe sfociare in una guerra civile, mentre la vicina Siria rischia di contagiare ulteriormente un Paese ancora profondamente fragile e incapace a ricostruirsi. Il Kurdistan iracheno ha sempre goduto di una certa autonomia, che gli ha permesso in passato di proteggersi (relativamente) dai settarismi interni e di premere sul riconoscimento dell'indipendenza.

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