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23/09/2013

La terza volta di Frau Merkel

di Mario Lombardo

Con la seconda migliore prestazione fatta segnare dal suo partito dal 1990, la cancelliera Angela Merkel si è garantita domenica un terzo mandato alla guida della Germania. I risultati non ancora ufficiali lasciano però in dubbio la composizione del prossimo governo che sarà determinata dal numero definitivo dei seggi conquistati dai Cristiano Democratici (CDU) e dall’Unione Cristiano Sociale (CSU), nonché dall’eventuale ingresso nel “Bundestag” del partito anti-europeista AfD (Alternative für Deutschland).

La CDU della Merkel e la CSU avrebbero dunque ottenuto circa il 42% dei consensi, con un guadagno superiore all’8% rispetto alle elezioni del 2008. Nonostante il modesto miglioramento dei Social Democratici (SPD), il principale partito di opposizione ha invece chiuso con un bilancio fallimentare, riuscendo a conquistare poco meno del 26% dei voti espressi.

In netto calo sono risultati anche i Verdi e Die Linke, incapaci di proporsi come alternativa convincente ai due principali partiti del panorama politico tedesco e fermatisi rispettivamente all’8,1% e all’8,5%.

Le uniche cattive notizie per la Merkel sono state rappresentate dal tracollo del proprio partner di governo, il partito Liberale Democratico (FDP) pro-business, fermatosi al 4,7%. Come previsto e già anticipato dai risultati delle recenti elezioni locali in Baviera, quest’ultimo partito per la prima volta dal dopoguerra non è riuscito a superare la soglia di sbarramento del 5% prevista per l’ingresso nella camera bassa del Parlamento tedesco, perdendo perciò tutti e 93 i seggi attualmente occupati grazie al 14,6% dei voti ottenuti cinque anni fa.

Senza la possibilità di contare sull’FDP e nel caso non riuscissero a garantirsi la maggioranza assoluta, la CDU e la CSU dovranno cercare altrove il sostegno necessario a formare un governo. L’ipotesi più probabile è quella della riproposizione della cosiddetta “Grosse Koalition” con l’SPD dopo quella guidata sempre dalla Merkel tra il 2005 e il 2009. Ugualmente percorribile, anche se meno probabile, potrebbe essere poi un’alleanza inedita della CDU e della CSU con i Verdi.

Il candidato alla cancelleria per l’SPD, Peer Steinbrück, è stato d’altra parte il Ministro delle Finanze nel governo Merkel sorto dopo le elezioni del 2009 e si trova su posizioni per certi versi molto vicine a quelle della leader dei conservatori tedeschi nonostante una campagna elettorale nella quale ha promesso di lavorare alla riduzione delle differenze di reddito e di aumentare il carico fiscale per i tedeschi più ricchi.

Alla diffusione dei primi risultati nella serata di domenica, Steinbrück ha in sostanza confermato la disponibilità del suo partito per una Grande Coalizione, affermando che “la palla è ora nel campo della signora Merkel che ha la responsabilità di mettere assieme una maggioranza”.

Questa prospettiva di un nuovo governo CDU-CSU-SPD diventerebbe poi una certezza se gli anti-europeisti di AfD dovessero superare la soglia del 5% e ottenere una rappresentanza nel Bundestag, visto che i seggi da assegnare ai vari partiti dovrebbero essere riconteggiati. Le proiezioni indicano per questo partito, fondato solo lo scorso mese di febbraio, un risultato tra il 4,8 e il 4,9%.

La Grande Coalizione è in ogni caso la soluzione preferita da Bruxelles e dagli ambienti finanziari internazionali, certi che l’ingresso nel governo dei Social Democratici potrebbe garantire la copertura “progressista” necessaria per tenere a freno le tensioni sociali in vista delle misure impopolari che si prospettano anche per la Germania.

Infatti, al di là dei consueti resoconti giornalistici che esaltano le prestazioni economiche della Germania e il basso livello di disoccupazione, la crescita che questo paese è riuscito a mantenere durante questi anni di crisi ha prodotto risultati contraddittori.

Gli ultimi due decenni hanno cioè registrato anche qui un nettissimo aumento delle disuguaglianze sociali e dei livelli di povertà, dovuti in gran parte alle misure che, secondo la versione ufficiale, hanno garantito la crescita economica tedesca.

A tutt’oggi, infatti, quasi un quarto di tutti i lavoratori dipendenti in Germania ha un impiego sottopagato, una percentuale in Europa inferiore soltanto alla Lituania. Dei risultati della “locomotiva” tedesca, perciò, hanno beneficiato quasi esclusivamente i redditi più alti, grazie soprattutto alle “riforme” dello stato sociale e del mercato del lavoro implementate proprio dal governo socialdemocratico di Gerhard Schröder tra il 1998 e il 2005. Difficile che la musica cambi.

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