Secondo l’Osservatorio digitale della Scuola di management del
Politecnico di Milano il ritardo dell’Agenda Digitale italiana costa al
paese oltre un miliardo al mese. Parliamo di semplici risparmi sulla
spesa pubblica attraverso innovazione, non tagli. Peccato che i tagli
piacciano tanto alla nostra classe dirigente, soprattutto se applicati
in maniera classista riducendo diritti, mentre l’innovazione è al di là
della loro capacità di comprensione, oppure fa paura per la sua
intollerabile carica di trasparenza.
Solo la
fatturazione elettronica verso la pubblica amministrazione farebbe
risparmiare oltre un miliardo di Euro. La fetta più grossa è però nella
sanità, l’investimento in informatizzazione della quale farebbe
risparmiare ben 6,5 miliardi, più dell’IMU. Il totale dei risparmi nella
sanità investendo in informatizzazione è però ben più grande, perché ai
6.5 miliardi per lo Stato si aggiungerebbero 7.6 miliardi per i
cittadini. Una sola voce per capirci: se tutti i referti fossero
consegnati via Internet si risparmierebbero 370 milioni l’anno.
Portare
online le transazioni della spesa pubblica dall’attuale 5% (sic) al 30%
farebbe risparmiare ben 5 miliardi e un altro miliardo si
risparmierebbe intensificando l’uso delle infrastrutture digitali già
disponibili ma sottoutilizzate. E invece, chissà perché la stragrande
maggioranza dei centri di spesa dello Stato non è autorizzata a
possedere strumenti (una carta di credito) per operare via Internet
neanche per comprare una risma di carta.
Non è poco,
svariate IMU sulla prima casa anche se un popolo di analfabeti di
ritorno, che ama farsi rappresentare dallo scilipotismo di tutti i
colori, non è in grado di capirlo. Il grosso della ciccia starebbe però
nella maggiore informatizzazione del fisco, settore dove immediatamente
si accendono gli special di un paese dove per poter nascondere al fisco
10 lire in milioni diventano conniventi con chi al fisco sottrae
miliardi.
Ridurre i pagamenti in contanti incrementando
i pagamenti elettronici dal 20% attuale al 30% farebbe recuperare al
fisco almeno cinque miliardi di evasione fiscale sul sommerso ma,
soprattutto, la conservazione elettronica degli archivi fiscali
derivati, in grado di rendere più rapidi i controlli, produrrebbe altri
10 miliardi di recupero fiscale attraverso la maggiore efficienza dei
registri digitali. (fonte principale ANSA).
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