21/09/2013
Damasco: "Sì al cessate il fuoco"
Ieri il presidente siriano Assad ha ammesso il possesso di armi chimiche (negandone però l'utilizzo contro la popolazione civile). Oggi il regime di Damasco parla di un possibile cessate il fuoco.
I venti di guerra, che spiravano forti fino a poche settimane fa, oggi sembrano quietarsi. A proporre la tregua è stato il vice premier siriano Qadri Jamil: "Né le opposizioni armate né il regime sono in grado di sconfiggere l'altra parte". Per questo, nel caso Ginevra II riprenda, il governo siriano punta verso la fine di un intervento esterno, il cessate il fuoco e un processo politico pacifico così che il popolo siriano si possa autodeterminare senza pressioni esterne". Jamil apre le porte alla diplomazia, aggiungendo però che Assad non sarà deposto, ma procederà con "riforme progressiste".
Di transizione politica si parla ormai da giugno, quando Russia e Stati Uniti lanciarono la conferenza di pace di Ginevra, senza però riuscire a portare allo stesso tavolo rappresentanti delle opposizioni e del regime, per il rifiuto della Coalizione Nazionale Siriana a prendervi parte. Nei giorni scorsi il segretario di Stato Usa Kerry e il ministro degli Esteri russo Lavrov si sono nuovamente incontrati per stabilire una data di ripresa del processo diplomatico. E oggi giunge il via libera del regime siriano.
Immediata la reazione iraniana: il neo presidente Hassan Rowhani, in un'intervista al Washington Post, si è detto pronto a fare da mediatore tra il governo siriano e le opposizioni: "Dobbiamo creare un'atmosfera nella quale i popoli della regione possano decidere del loro destino. Per questo annuncio che il mio governo è pronto a facilitare il dialogo tra Damasco e le opposizioni".
Si resta in attesa della posizione che assumeranno le opposizioni, che hanno sempre posto una precondizione al dialogo: la cacciata del presidente Assad. A sostenerli resta la Francia: ieri il presidente Hollande ha reiterato il sostegno di Parigi ai ribelli attraverso la consegna di armi in un "ambiente controllato". "I russi inviano regolarmente armi - ha detto Hollande - ma noi lo faremo in un contesto più ampio, con un dato numero di Paesi e in maniera controllata perché non vogliamo che finiscano nelle mani degli islamisti".
Un annuncio che segue a quello di Kerry, che ieri pomeriggio ha ripetuto che il Consiglio di Sicurezza deve emettere una risoluzione sulle armi chimiche siriane entro la prossima settimana. Da parte sua, l'ONU invierà un altro team di ispettori in Siria tra pochi giorni, come annunciato da Angela Kane, responsabile dell'ufficio sul disarmo.
Si muovono anche le opposizioni, decise a emarginare i gruppi estremisti islamisti. Oggi la Coalizione Nazionale Siriana ha condannato gli attacchi perpetrati contro l'Esercito Libero Siriano dai miliziani vicini ad Al Qaeda, lo Stato Islamico dell'Iraq e del Levante: "La Coalizione condanna le aggressioni contro le forze della rivoluzione siriana - si legge in una dichiarazione ufficiale - e considera questo atteggiamento contrario ai principi della rivoluzione". Nel mirino delle opposizioni è finito in particolare l'attacco di mercoledì alla città di Azaz, al confine con la Turchia, controllata ormai da un anno dall'ELS.
Le opposizioni più moderate hanno compreso la minaccia che giunge dalle frange più estremiste, soprattutto in termini di credibilità internazionale e, quindi, di possibilità di ricevere altri aiuti militari ed economici. Per questo, la Coalizione ha deciso di esprimere la propria lontananza dai gruppi islamisti e dalle loro "ripetute pratiche repressive contro la libertà di civili, medici, giornalisti e attivisti politici".
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