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23/09/2013

Israele, paura per le nuove relazioni USA-Iran


Ieri l'IAEA, l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica, ha votato contro una mozione presentata dai Paesi arabi che chiedeva ad Israele di entrare a far parte del trattato di non proliferazione nucleare. Obiettivo, proseguire nella strada verso un Medio Oriente nuclear-free, nel quale si ritiene da tempo che sia solo Tel Aviv in possesso di un arsenale nucleare.

Ma l'IAEA, agenzia dell'Onu, ha rigettato la proposta: 51 voti contro e 43 a favore, Israele è salvo. Ma a Tel Aviv non basta una simile rassicurazione. A far dormire sonni ben poco tranquilli al premier Netanyahu e al suo governo è il riavvicinamento tra Stati Uniti e Iran. Scambio di missive tra il presidente Obama e il neoeletto presidente Rowhani, promesse di incontro al summit di martedì al Palazzo di Vetro, una politica sempre più moderata da parte iraniana (con Rowhani che dichiara di non voler la bomba atomica e abbandona la teoria negazionista della Shoah del suo predecessore) e l'intenzione di sedersi allo stesso tavolo per trattare di nucleare.

Il possibile smorzamento di tensioni storiche renderebbe la vita difficile a Israele, da anni impegnato nel gettare benzina sul fuoco della minaccia iraniana, sia ergendosi a baluardo mediorientale contro il programma nucleare di Teheran, sia utilizzando lo spauracchio di una guerra per generare consenso interno. Il timore è che un miglioramento delle relazioni tra Iran e Stati Uniti, e Occidente in generale, porti ad una sospensione delle sanzioni economiche e finanziarie che da anni piovono su Teheran.

Naturalmente Washington non intende abbandonare l'alleato israeliano. In questi giorni l'amministrazione Obama è impegnata in incontri a diversi livelli diplomatici con rappresentanti israeliani per rassicurarli: nessuno pensa di alleviare le sanzioni contro Teheran, almeno fino a quando non compirà passi concreti verso la limitazione del proprio programma nucleare. Il prossimo 30 settembre Obama incontrerà nello Studio Ovale il premier israeliano Netanyahu, che due giorni fa ha avvertito: "Non fatevi ingannare da dichiarazioni fraudolente".

L'atteso incontro Rowhani-Obama dovrebbe avere luogo, invece, il prossimo martedì a New York. Lasciata alle spalle l'era Ahmadinejad, la Casa Bianca pare propensa a dialogare con un nemico storico e porre fine a decenni di contrasti: "Ci faremo un'opinione basata sulle azioni del governo iraniano, non solo sulle sue parole", ha avvertito Ben Rhodes, vice consigliere alla sicurezza. Rhodes ha sottolineato che l'atteso incontro all'Onu non è poi così scontato, ma altre fonti ufficiali hanno annunciato che probabilmente una stretta di mano ci sarà. Una stretta di mano di grande valore (si tratterebbe del primo vero contatto diplomatico tra Iran e Stati Uniti dal 1979) che spaventa Israele.

Da giorni i media israeliani paventano il disastro: se gli Stati Uniti si dimostreranno morbidi con il nuovo governo iraniano, Teheran potrebbe sfruttare il ri-allacciamento dei rapporti per completare il proprio programma nucleare che, secondo il ministro degli Affari Strategici israeliano, sarebbe in dirittura d'arrivo.

Secondo Elliott Abrams, consigliere sul Medio Oriente sotto l'amministrazione Bush, la Casa Bianca sta tentando di evitare ogni tipo di intervento militare nell'area. Dopo la Siria e l'attuale soluzione diplomatica, piedi di piombo anche con l'Iran, consapevole che una guerra nella regione avrebbe conseguenze imprevedibili.

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