Prima di proporvi il mio articolo, segnalo l’analisi sulle elezioni tedesche del mio collaboratore Elia Rosati, esperto di questioni tedesche e acuto osservatore politico. È un audio che potete trovare qui.
Ma veniamo al mio commento. Tutti (o quasi) contenti per i risultati tedeschi: gli “Europeisti” perché gli anti-euro (Afd) non ce la hanno fatta ad entrare al Reichstag, ma anche gli anti euro che sono arrivati solo a un passo dal Reichstag, i conservatori perché ha vinto al di là di ogni previsione la Merkel, ma anche i “progressisti” perché la Spd ha preso qualcosina in più, e poi Letta perché così si capisce che le grandi coalizioni sono il passaggio obbligato di una intera epoca politica… Pazienza per i liberali che erano tanto simpatici e carini, però avete visto che anche la Linke e verdi arretrano? Al loro posto non sarei così soddisfatto e proverei a leggere meglio i numeri.
1- la Cdu-Csu raggiunge il suo massimo storico, ma ammazza i liberali che scompaiono e la somma di democristiani e liberali, che nelle elezioni del 2009 dava il 48,8%, ora è 45,5% (in seggi si passa da 332 a 311, nonostante si registri il più alto tasso di voti non rappresentati delle elezioni tedesche)
2- la Spd guadagna un 2,7 (sul risultato peggiore della sua storia), ma a spese di verdi e linke, per cui il risultato complessivo delle tre formazioni di sinistra arretra del 3% ed in seggi esse ne guadagnano complessivamente 29, ma solo perché c’è un 15% di voti non rappresentati (Liberali, Afd e altri minori).
3- Nessuno della Spd e dei suoi imitatori europei si pone il problema del come mai un partito che, subito dopo l’unificazione, era al 41% ora è stabilmente intorno al 25, con una perdita di sei decimi del suo elettorato
4- il che significa che la Spd non è più un competitore credibile. Perché al massimo può aspirare ad una grande coalizione con i suoi nemici storici o ad una improbabile alleanza con Verdi e Linke di cui non vuol sentir parlare (già oggi, sulla carta questa coalizione sarebbe possibile con 319 seggi contro 311 della Csu, ma non se ne parla nemmeno). Dunque, la Spd è ormai una formazione sostanzialmente di disturbo: priva di un programma coerente e significativo, incapace di vincere da sola, incapace di porsi alla testa di una coalizione di sinistra, utile al massimo a frenare la Cdu obbligandola ad una alleanza confusa e disomogenea. Sostanzialmente un partito inutile (vi ricorda nessuno?).
5- I liberali sono già stati riconosciuti come “partito inutile” e perdono due voti su tre, avviandosi a scomparire del tutto.
6- Afd (gli anti euro) manca l’obbiettivo di entrare in parlamento, però, alla prima consultazione arriva ad un rispettabilissimo 4,7%, nonostante avesse molti meno mezzi ad esempio dei liberali, avesse contro la stragrande maggioranza dei media ed abbia dovuto fronteggiare una campagna sfavorevole di sondaggi che la davano costantemente sotto quota 5%, dando regolarmente i liberali al di sopra di essa (come vedete non sono solo le agenzie italiane a fare il “lavoro sporco”).
Leggiamo meglio i risultato Afd: gli analisti dei flussi elettorali dicono che, sul 1.900.000 voti ottenuti, 450mila vengono dai liberali, 360 mila dalla Linke, 300mila dalla Cdu, 240mila dall’area dell’astensione (Cs 22 sett 2013 p. 5) e gli altri 500mila da Spd, Verdi e minori; dunque un attrattore che attinge da tutti (destra, sinistra e centro). Pertanto, un partito con notevoli capacità di espansione soprattutto verso i liberali (che rappresentano un bacino di circa 1.800.000 voti) ma anche verso la Linke (che esce male da queste elezioni e che potrebbe cedere ancora un 10% dei suoi 3 milioni di voti), ma soprattutto, che rappresenta una spina nel fianco della Cdu. Se la propaganda Afd dovesse sfondare verso le grandi praterie dell’elettorato democristiano, potrebbe verificarsi un secondo caso M5s a livello europeo e, questa volta, non nella povera e marginale Italia, ma nella ricca e centrale Germania. E bisogna tener presente che il partito di Fratzscher, nella sua rivendicazione di sovranità monetaria, ha dalla sua due fattori oggettivi: il persistente e vivace nazionalismo dei tedeschi (che non sono come gli italiani…) e la seduzione della “marcia ad est” della Germania.
L’attuale risultato di Afd non sarebbe molto preoccupante se le prossime elezioni fossero lontane, ma si voterà per il parlamento europeo fra nove mesi ed, anche se il Parlamento di Strasburgo conta quanto il Ducato di Hannover al Congresso di Vienna, si tratterà comunque di un test politico della massima importanza: uno sfondamento dell’Afp in quella sede (poniamo con un 9-12%) metterebbe rapidamente in crisi l’eventuale governo di larga coalizione che sembra si stia formando. D’altra parte, se la Spd si comportasse in modo troppo subalterno alla Cdu, sancirebbe la sua irrilevanza politica, se, invece, cercasse spazio provocando continue fibrillazioni nel governo, la Merkel potrebbe essere tentata da elezioni anticipate che le diano mano libera facendo fuori gli sgraditi alleati. Nell’uno e nell’altro caso, le elezioni di giugno prossimo daranno indicazioni sul da farsi e l’andamento della crisi detterà l’agenda.
Insomma, la partita tedesca non si è chiusa domenica. Si è solo aperta.
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