Il colpo d’occhio è impressionante. Un intero capannone di tre mila metri quadrati della fabbrica recuperata RiMaflow - guarda il video sulla storia della fabbrica
– a Trezzano sul Naviglio, in provincia di Milano, ogni sabato e
domenica, è animato da centinaia di rigattieri, rivenditori in conto
vendita, riciclatori di oggettistica usata d’ogni genere (foto qui a sinistra).
Secondo il rapporto della Onlus Occhio del Riciclone, complice la
crisi, il settore è in crescita in tutti i suoi segmenti: dai
tradizionali mercatini delle pulci (tipo Porta Portese), alle storiche
botteghe parrocchiali (sul modello delle Charities inglesi), ai negozi
specializzati che ammontano a 3.283 fissi e 1.886 ambulanti. Nascono
imprese di filiera che alimentano veri supermarket dell’usato e reti di
punti vendita specializzati: abbigliamento, giocattoli, bigiotteria,
calzature, oggettistica varia, mobili e arredamento, elettrodomestici,
apparecchiature elettriche ed elettroniche.
Si calcola che il riuso valga almeno 2
miliardi all’anno. Ma è evidente che il
grosso del settore è dominato
dalla informalità; attività a cavallo tra sgombratori di soffitte e
riciclatori creativi, tra collettori di scarti pre-consumo (sfridi di
fabbrica) e cooperative sociali, rottamatori e ciclo-officine… Così come
le diverse forme di scambio si intrecciano tra il dono, il baratto, la
raccolta fondi per progetti non profit e la compensazione monetaria.
Feste e festival dell’usato fioriscono ai margini dei parchi cittadini
nei giorni di festa. Vere aree di libero scambio! Con grande beneficio
per le aziende di raccolta dei rifiuti il cui smaltimento viene
quantomeno differito nel tempo.
Ma per avere un più ampio futuro, al
riuso e al riciclo servirebbero normative specifiche che facilitassero
il recupero e il trattamento delle merci giunte a fine ciclo di vita,
come chiede la rete Nazionale degli Operatori dell’Usato.
Oggi chi tocca un oggetto abbandonato rischia una denuncia per
smaltimento abusivo di rifiuti. Il progetto pilota europeo Prisca, della
coop. Insieme di Vicenza, dimostra come sia possibile costruire una
filiera virtuosa a partire dalle isole ecologiche comunali, attraverso
la classificazione, la preparazione, la pulizia, lo smistamento, la
rigenerazione e la distribuzione di grandissime quantità di beni
riutilizzabili. Con risparmio di materie prime, beneficio per i bilanci
famigliari e creazione di posti di lavoro. Piccole strategie di
resistenza contro l’obsolescenza programmata e il consumismo compulsivo.
Paolo Cacciari
Fonte
Nessun commento:
Posta un commento