Alitalia-Etihad rendono noto che è stato trovato l'accordo per l'acquisizione delle quote azionarie e che nei prossimi giorni le compagnie procederanno alla stesura di un contratto che preveda termini e condizioni.
Quest'accelerazione non tiene conto dello stato del confronto con le parti sociali, con il nodo degli esuberi ancora irrisolto.
Le dichiarazioni dei giorni scorsi del ministro Lupi, che ha ribadito “O Etihad o il baratro”, pongono un “prendere o lasciare” che non facilita la situazione.
L’USB ammonisce che il sindacato non è un notaio, chiamato soltanto a sancire decisioni assunte altrove: se si dovesse procedere senza un confronto con le parti sociali nel momento in cui si parla di licenziamenti e di tagli indiscriminati del costo del lavoro, il Governo e l'azienda dovranno assumerne tutta la responsabilità.
Secondo l’USB serve invece trovare intesa su una via d'uscita per una situazione che nel settore del trasporto aereo non è isolata: politiche dissennate, fondate solo sulle ristrutturazioni selvagge, hanno prodotto 12.000 esuberi tradotti in cassa integrazione e licenziamenti.
Fin da subito l’USB ha chiesto di rendere l’intera operazione Alitalia a “esuberi zero” e di gestirla con criteri ispirati all’equità, alla solidarietà e alla trasparenza. Serve dunque quel lavoro che nel trasporto aereo c’è, non ammortizzatori sociali.
L’USB chiede inoltre di intervenire sulla concorrenza sleale. Si devono infatti ottenere requisiti di sistema, che impediscano, ad esempio, che Ryanair paghi 350 euro ad atterraggio mentre Alitalia ne paghi 950; oppure che all'aeroporto di Fiumicino ci siano ben 6 handlers anziché i canonici 3, senza che dica nulla chi, come Enac, è preposto al controllo.
E' infatti impensabile che in Italia, 6° mercato mondiale, piuttosto che presidiare un settore strategico, fonte di reddito per l’intera nazione, si proceda cedendo attività in favore di vettori stranieri.
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