Presentazione


Aggregatore d'analisi, opinioni, fatti e (non troppo di rado) musica.
Cerco

23/06/2014

ISIS: dopo l’Iraq bersaglio Libano


Le International Security Forces, l’ISF, arrestano a Beirut 17 presunti terroristi dell’ISIS pronti per un attentato kamikaze. Obiettivo, il Presidente del Parlamento, lo sciita Nabih Berri. Ore dopo, sulla strada per Damasco, lo stesso Capo ISF scampa a un attentato suicida che provoca 30 feriti.

La mattina del 21 giugno le International Security Forces irrompono in diversi alberghi di Beirut e arrestano 17 persone segnalate dall’intelligence come terroristi dell’ISIS in procinto di compiere un attentato kamikaze.
Obiettivo sarebbe stato il Presidente del Parlamento, lo sciita di Amal, Nabih Berri.
Poche ore dopo, a un check-point della Polizia libanese lungo la strada per Damasco, lo stesso Capo dell’ISF scampa a un attentato suicida che provoca 30 feriti. Segnali pessimi.
E’ il Libano il prossimo Paese nel quale ISIS intende portare la guerra iniziata in Iraq e Siria e da almeno due anni proseguita a bassa intensità anche in Libano?


La mappatura dell’Emirato Islamico diffusa da ISIS lascia pochi dubbi.
Il costituendo Emirato si estenderà dal Nord della Siria e senza inglobare il Sangiaccato di Alessandretta né il confine turco toccherà il Libano per poi costeggiare la frontiera giordana e consolidare le conquiste nel Nord e Centro dell’Iraq fino a prenderne la capitale.
Secondo ma non secondario fattore che rende il Libano il prossimo bersaglio ISIS, è la forte presenza sciita di Hez’Allah che, sin dall’inizio della crisi siriana, porta avanti un conflitto a bassa intensità contro i sunniti a Tripoli, nel Nord del Paese, nella valle della Beqaa, a Beirut e a Sud.
Hez’Allah - va ricordato - ha destinato migliaia di combattenti in Siria contro tutti i gruppi di opposizione armata e contro le formazioni jihadiste tra le quali ISIS.

In questo quadro, Sayyed Hassan Nasrallah, Segretario generale del movimento sciita, ha annunciato che manderà in Iraq a proteggere i loro luoghi sacri un numero di militanti almeno cinque volte superiore a quello finora dispiegato in Siria.
Obbedienza all’invito rivolto dal ‘Grande Ayatollah’ Alì Sistani a tutti i fedeli a combattere ISIS e i jihadisti sunniti che stanno devastando moschee e siti religiosi sciiti.
Nasrallah concorda anche con l’esortazione di Sistani a superare nel campo sciita ogni antagonismo tra le due più importanti scuole: quella irachena pietista di Najaf e Kerbala, che separa la religione dalla politica, e quella di Qom iraniana del Vilayat al-Faqi, che vuole la supremazia della Guida Suprema religiosa anche sul governo.

Le mire dell’integralismo sunnita di ISIS si aggiungono alla fragilità libanese.
La crisi siriana ha esasperato lo scontro fra le due principali forze politiche: la ‘coalizione 14 Marzo’ - fortemente anti Damasco - con leader l’ex premier Saad Hariri, sunnita e vicina all’Arabia Saudita, e la ‘coalizione 8 Marzo’ che riunisce i cristiani maroniti del Generale Aoun ed Hezb’Allah, quindi pro Damasco.
Confronto sfociato in scontri armati in tutto il Paese a denunciare i limiti nel comparto sicurezza indebolito anche dai numerosi attentati compiuti dai jihadisti di Abdullah Azzam lungo la frontiera siro-libanese, a Beirut e nel Sud a prevalenza sciita.

A Ein al Helwah, a Sidone, il più grande campo profughi palestinesi, in questi giorni il gruppo qaedista Fatah al Islam compie omicidi mirati contro quadri di Fatah e provoca disordini.
Dell’imponente flusso di 500 mila profughi e sfollati siriani fanno parte anche 52 mila palestinesi andati ad aggiungersi ai 450 che già vivono in Libano in 12 campi dal lontano1948.
Da maggio il governo di Beirut non accetta più profughi palestinesi provenienti dalla Siria e, a quelli arrivati, non verrà rinnovato il permesso di soggiorno.


Una grave situazione economica provoca nel Paese continui scioperi generali e acuisce l’instabilità del quadro politico che ancora non riesce a eleggere il nuovo Presidente in sostituzione di Michel Suleiman il cui mandato è scaduto il 25 maggio.
Anche il 18 giugno, la settima votazione del Parlamento per l’elezione del Presidente è saltata per la mancanza del numero legale di presenti.
I lavori del Parlamento sono boicottati dalla Libera Corrente Patriottica di Michel Aoun che aspira alla carica presidenziale ed è appoggiato anche da Hezb’Allah.
L’obiettivo è quello di trovare un candidato di compromesso purché cristiano maronita come prescrive la Costituzionale che assegna il Parlamento agli sciiti e il Governo ai sunniti.
Quando si presenteranno a ISIS condizioni più opportune?

Fonte

Nessun commento:

Posta un commento