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22/06/2014

Caso Marò. Gli albergatori di Venezia scrivono ai turisti indiani

Ieri i quotidiani veneti e i Tg locali hanno dato ampio risalto ad una iniziativa di una associazione veneziana di albergatori che sta distribuendo ai turisti indiani una lettera sul caso dei fucilieri di marina italiani accusati di aver assassinato due pescatori indiani, Ajesh Binky, di 25 anni e Selestian Valentine, di 45 anni.

Logica vorrebbe che si trattasse di una lettera di ringraziamento ai turisti indiani che hanno scelto di visitare Venezia, nonostante da due anni imperversi in Italia una campagna mediatica fascista e sciovinista tesa a presentare i due marò come eroi nazionali.

Ma la lettera degli albergatori veneziani è invece di tutt'altro tono:
«Caro turista indiano, benvenuto nella nostra città! I nostri due popoli sono eredi di una cultura millenaria e da sempre amici. Purtroppo fatti accaduti recentemente rischiano di incrinare questa storica amicizia. Due nostri cittadini sono detenuti da anni in India. Non sta certo a noi stabilire come si sono svolti i fatti. Quello che vogliamo sottolineare è che il popolo italiano si sente umiliato da questa vicenda, e l’umiliazione spesso porta ad incrinare amicizie storiche. Noi crediamo fermamente nella forza della ragione e nella diplomazia. Pensiamo però che il punto a cui si è giunti necessiti di uno sforzo pacificatorio dei popoli e non solo dei governi.»
Non si hanno al momento notizie di reazioni particolari da parte di qualche turista indiano, ma è facile immaginarle.

I convenevoli iniziali non gli diranno nulla. Che il popolo italiano e quello indiano siano da sempre amici è una affermazione priva di significato storico. Ma in fondo si tratta solo di una formula verbale tesa a presentarsi in modo formalmente cortese.

«Due nostri cittadini sono detenuti da anni in India». Qui il nostro ipotetico turista indiano non potrà che sorridere di fronte all'ignoranza degli albergatori veneziani perché i due marò non sono detenuti da nessuno e non hanno passato un solo giorno nelle prigioni indiane, alloggiando prima in hotel di lusso e poi nell'ambasciata italiana a Nuova Delhi, con il solo divieto di abbandonare il territorio indiano.

Però se il nostro turista indiano fosse ben informato sui fatti italiani potrebbe anche non alterarsi e pensare che forse la parola «detenuto» in italiano ha un significato diverso da quello universalmente attribuitogli, tant'è che il «detenuto» Berlusconi gira per l'Italia libero come un fringuello.

«Non sta certo a noi stabilire come si sono svolti i fatti». Il turista indiano comincerà a pensare di avere a che fare con dei paraculi. Perché i fatti sono accertati: Ajesh Binky e Selestian Valentine sono stati uccisi da pallottole sparate dai fucili Beretta in dotazione ai militari italiani sulla Enrica Lexie che si trovava a meno di 24 miglia nautiche dalla costa indiana e quindi nella zona in cui è diritto di uno Stato, in questo caso l'India, far valere la propria giurisdizione. E il governo italiano ha implicitamente ammesso tutto questo nel momento in cui ha pagato oltre 300 mila euro alle famiglie dei due pescatori in cambio del ritiro della denuncia.

«Il popolo italiano si sente umiliato da questa vicenda, e l’umiliazione spesso porta ad incrinare amicizie storiche». A questo punto l'ipotetico turista indiano si preoccuperà davvero. A parte la palla dell'amicizia storica che non è mai esistita, il tono della lettera non potrà che essere interpretato come una esplicita minaccia e il nostro turista non potrà che pensare che questi albergatori non solo sono ignoranti e paraculi, ma sono anche pericolosi sciovinisti che si sentono umiliati se un paese del sud del mondo chiede giustizia per due propri cittadini assassinati senza motivo.

Per fortuna, penserà il nostro turista indiano, sono solo albergatori e questa minaccia al massimo si potrà tradurre nel rifiuto di rassettarmi la stanza a causa della rottura del rapporto amicale tra i nostri popoli.

Ma gli albergatori veneziani dichiarano di aver inviato copia per conoscenza della loro lettera anche all'ambasciatore indiano e a questo punto la questione si fa seria perché per un diplomatico il tono della lettera è quello di un ultimatum. Ma che cosa faranno gli albergatori veneziani se l'ambasciatore indiano non si adeguerà al loro ultimatum?

Urge l'intervento di un buon psicoterapeuta in grado di curare i disturbi relazionali degli albergatori veneziani e di spiegare loro che per quanto abbiano alla loro dipendenze personale in divisa non per questo sono legittimati a credersi tanti piccoli Napoleoni.

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