Quasi che in Iraq Putin voglia sfilare ad Obama il ruolo di
protagonista. Mentre prosegue l’avanzata di ISIS e le truppe regolari si
preparano a difendere Baghdad, la Russia si dichiara al fianco del
traballante governo Al Maliki mentre il segretario di Stato USA John
Kerry corre in Iraq per capire.
Prosegue l’avanzata
dei miliziani sunniti dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante
verso la capitale. Le truppe regolari dell’esercito, quelle che restano
attorno al governo sciita di Al Maliki, affermano di stare effettuando
un “ritiro tattico” ripiegando verso la capitale per concentrare lo
sforzo. Il sospetto fondato è che si tratti di una fuga bell’e buona
dove anche le armi sono state abbandonate al nemico. Se così fosse - i
dati vengono da LookOut - a Baghdad si prefigura uno scenario
catastrofico. Le perdite umane, il panico tra i civili, e la fine
dell’esistenza stessa dell’Iraq.
Risultano
già sotto pieno controllo delle milizie jihadiste sunnite Falluja,
Mosul, Tikrit, Ramadi, Diyala, Ninive, Salaheddine. Da oggi in mano dei
jihadisti anche i posti di frontiera con la Siria di Qaim e al Waleed, e
più a sud il valico di Turaibil, tra l’Iraq e la Giordania. Qualche
esperto di cose militari fa osservare che lo Stato Islamico dove dar
vita a un nuovo Califfato, come da programma dei miliziani, esiste già
di fatto. Mossa decisiva e segno di attenta preparazione, l’assicurarsi
le frontiere con Siria e con la Giordania. Troppo e troppo bene per un
semplice banda di fanatici.
Panico a Baghdad e allarme
in Giordania dove sanno che tra le fila dei salafiti e jihadisti di Isil
ci sono molti combattenti giordani. Il Regno Hascemita di Abdullah II,
che ha saputo mantenere la pace nel regno e tessere ottime relazioni con
tutti i protagonisti del mondo mediorientale, è il solo punto di
equilibrio nella regione che ancora resiste. Paura ad Amman ma panico a
Baghdad. Washington manda il segretario di Stato John Kerry a Baghdad
per tentare l’ultima mossa che porti il governo di Al Maliki a
compattare anche curdi e sunniti non integralisti nelle difesa
nazionale.
John
Kerry semplice messaggero? Qualcosa di più. Contrastare ad esempio la
mossa a sorpresa del Cremlino che per voce dello stesso Putin ha
confermato senza indecisioni il “pieno sostegno della Russia agli sforzi
del governo iracheno per la liberazione il prima possibile del
territorio della repubblica dai terroristi”. Messaggio chiaro: Mosca,
come avvenuto in Siria con Assad, si schiera col governo iracheno per
farsi protagonista e rinforzare i suoi legami con l’Iran di Khamenei e
con Assad in Siria. Russia protagonista sempre più decisa anche a soldo
dell’attivismo Usa in Ucraina.
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