Ormai era una regola. Prima l'omicidio. Poi la speranza di avere anche un mezzo sospetto sull'omicida per darlo in pasto all'opinione pubblica. Al suo irrefrenabile desiderio di vendetta. Era una regola.
Finora era andata sempre così. Dell'omicida, anche se solo indiziato, anche di striscio, in un minuto veniva rivelato tutto. Foto in tutte le pose. In spiaggia, coi figli, con la madre. Figure intere di lui da piccolo vicino l'albero di Natale. In vacanza con le sue tre ex fidanzate e per ognuna tanto di foto, meglio se in costume. Dopo le foto seguiva il resto. Interviste ai professori che aveva avuto fino all'ora x, dall'asilo alle superiori. Particolari rivelati dai suo amici di sempre, dai vicini di casa. Storia e dettagli del suo vissuto visti da mille angolazioni diverse. Sembrava impossibile che andasse diversamente.
Finora è così che ce li avevano dati in pasto i sospettati dell'omicidio. C'è anche da dire che nella prassi era prevista anche una certa tutela della vittima. Qualcosa anche di quest'ultima veniva rivelato, ma meno. Come se persino un meccanismo così oleato di sciacallaggio mediatico, volesse dimostrare un barlume di pudore. La vittima no! Di lei non vi diciamo. Oppure vi diciamo, ma fino a un certo punto.
E invece con Ciro Esposito è andata da subito diversamente. Nel caso del ragazzo di Napoli tutto ha funzionato al contrario. Lui era la vittima, eppure gli è stato riservato il trattamento che di solito si da al carnefice. Di lui abbiamo visto foto, conosciamo i parenti, sappiamo dove abitava, chi era la sua ragazza, ci hanno detto che avrebbe voluto sposarla. Poi conosciamo cosa faceva per lavoro, i sui soprannomi, il credo religioso della madre. Abbiamo da subito conosciuto anche le patologie riscontrate dopo il ferimento e ci hanno (in verità poco), aggiornato (quando non potevano farne a meno diciamo), sulla sua cartella clinica. Insomma, tutto! Il trattamento che di solito è riservato al carnefice nel caso di Ciro è stato riservato alla vittima.
E dire che il sospettato c'era in questo caso! Anzi, più che il sospettato c'era proprio lui. Il probabile esecutore materiale del ferimento mortale. L'assassino insomma. Daniele De Santis, detto Gastone, punto.
Già, punto; perché in questo caso tutti i racconti intorno all'omicida iniziano e finiscono qua. Di lui non ci hanno detto niente. Non ci hanno detto come mai è ancora in ospedale, per esempio. Ci hanno detto che è stato pestato dagli amici di Ciro dopo che lo aveva ferito per ucciderlo, ma niente di più. D'accordo, pestato, ma dopo un mese e passa è ancora in ospedale? Cosa gli è stato riscontrato? Perché non ce lo avete detto? Non fosse altro per giustificare il fatto che continuasse a trovarsi lì, anziché nei luoghi dove solitamente portano gli indiziati di omicidio presi in flagranza di reato! E poi chi è? Nemmeno un approfondimento storico?
Si è vero, avevate iniziato a dirci che era stato sempre lui a sospendere il derby Roma Lazio nel 2004, ma lo avete solo accennato. Siete stati molto vaghi, per usare un eufemismo, d'altronde anche nel 2004, non è che abbiate molto approfondito quegli eventi. "Frequenta ambienti di estrema destra", si è detto sempre vagamente. Ma quali sono questi ambienti di estrema destra? Dove stanno? Chi sono i suoi amici di sempre? Suo padre? Sua madre? Le sue eventuali ragazze? La Sciarelli? Non si è appassionata? Perché non ci avete detto che si è presentato alle elezioni? Si, con il "popolo della vita" per Alemanno. Fa ridere? Non lo avete detto perché è grottesco il nome "popolo della vita" da associare a un probabile assassino?
Eh sì, fa ridere, ma mica tanto! E' inquietante piuttosto, e magari è utile per capire... per capire con chi era lì per esempio! Ha dichiarato qualcosa al momento dell'arresto? E nei giorni seguenti? Perché lo avete avvolto fin dall'inizio in una sorta di protezione? La stessa che di solito si da ai capi di Stato? Non venite a dirmi che lo avete fatto perché si temevano rappresaglie contro di lui. Ma come? Lui e altri che probabilmente erano con lui e ancora sono in giro per Roma hanno dimostrato concretamente una volontà omicida e voi vi preoccupate per qualcosa che è completamente campato in aria? Parole di vendetta espresse in libertà un po' qui e un po' la e che dovrebbero arrivare da Napoli?
Ancora un ragionamento al contrario? Ancora le vittime che vengono fatte passare come potenziali carnefici? E allora per Ciro? Per la madre? Loro non rischiavano? Perché avete voluto salvaguardare, questa volta, l'onorabilità del carnefice invece di quella della vittima?
Non era questa la regola. Per quanto, a pensarci bene, potrebbe esserci una regola anche in questo caso da dover rispettare. Quella che di solito si segue, quando ci si preoccupa di quello che il carnefice potrebbe rivelare. Solo in quel caso lo si protegge contro ogni evidenza e decenza. In quel caso, è vero, si procede al contrario.
Ecco sì, è così che dev'essere andato per il camerata Daniele De Santis. Ops, mi è scappato... volevo scrivere, per Gastone.
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