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di Dattero e Ciro Bilardi
Il project financing è quello straordinario escamotage per cui il privato anticipa dei soldi per costruire un’opera pubblica e in cambio si aggiudica concessioni per un periodo “congruo” a ripagare tale anticipo. Nel progetto del nuovo ospedale a Montenero a fronte di 81 milioni di euro di anticipi ai privati verrebbero assegnate concessioni della durata di 34 anni per un valore di 32,7 milioni di euro all’anno. Un totale di 1 miliardo e 111 milioni di euro!
In Veneto, dove il project financing è stato utilizzato a piene mani, questo meccanismo è nell’occhio del ciclone. Ma quanto leggerete non è stato pubblicato dalla stampa locale livornese.
L’attuale presidente del Veneto Zaia, che è un leghista e non un pericoloso “ambientalista del no” aveva incentrato la sua campagna elettorale del 2010 sull’annullamento dei project financing onerosissimi stipulati dal suo predecessore Galan. Ma una volta eletto ha scoperto che i contratti sono blindati da penali impossibili. “Chiedo aiuto al Parlamento” ha dichiarato “voglio chiudere i project del passato perché ci costano un’enormità in termini finanziari, ma ho bisogno di una normativa che mi consenta di liquidare i privati con una transazione. Il problema è di livello nazionale”.
Galan, che aveva “regnato” in Veneto per 15 anni ed era stato anche ministro con Berlusconi, è attualmente coinvolto nell’inchiesta Mose. Secondo i magistrati si era fatto uno “stipendio” di un milione l’anno solo di mazzette, in cambio delle quali, guarda caso, avrebbe "accelerato l'iter procedurale dei project financing”.
Per il nuovo ospedale di Santorso, nell’Alto Vicentino [nella foto in alto], un’associazione ha realizzato un audit e ha calcolato che per il noleggio delle attrezzature sanitarie i tassi di interesse arrivavano al 22%, quando un tasso del 10,5% era già da considerarsi usura. Se l’ULSS avesse chiesto gli stessi soldi in banca avrebbe un debito di 3 milioni e 865 mila euro l’anno, mentre con il project financing restituirà 7 milioni e 629mila euro l’anno. La differenza complessiva è di 150 milioni di euro regalati ai privati.
È stato presentato un esposto firmato anche da un sindaco, sei assessori e trenta consiglieri comunali di ben 11 Comuni, si è mossa la Corte dei Conti che sta procedendo per danno erariale, ma anche la magistratura ordinaria che sta indagando per usura.
Ma quali sono le imprese con cui in Veneto sono stati stipulati questi accordi capestro? Ecco le onnipresenti CMB e CCC, ovvero le cooperative piddine emiliane, impegnate anche nella discussa Expo 2015, e per i due ospedali di Castelfranco-Montebelluna c’è anche Guerrato, l’impresa che ha vinto l’appalto per l’Ospedale di Montenero. Nel caso dell’Ospedale di Venezia troviamo Co.ve.co (cooperative piddine del Veneto) associate al gruppo Guerrato per l’ospedale di Montenero e presenti pure loro nell’Expo 2015.
Alcune domande “sorgono spontanee”. La prima è: nel caso dell’ospedale di Montenero come sono stati calcolati gli interessi per i privati? Sarebbe necessario far partire un audit prima che sia troppo tardi. L’assessore Marroni ha infatti dichiarato che «Le regole del project financing prevedono che una parte della negoziazione avvenga dopo che c’è stata l’assegnazione provvisoria. Dopo di che sarà il momento dell’assegnazione definitiva».
L’importo di 1 miliardo e 111 milioni di euro certamente non è tutto profitto netto, ma è comunque una cifra impressionante. Tanto per dare un’idea, corrisponde a un migliaio di posti di lavoro a tempo pieno e indeterminato. Quanti sarebbero invece i posti di lavoro assicurati dai privati? Perché non utilizzare questi soldi per assumere direttamente gli operatori sanitari?
E come mai la Regione Toscana, che ama vantarsi del proprio sistema sanitario pubblico, adotta un meccanismo finanziario che apre le porte a partner privati inamovibili esternalizzando anche servizi essenziali come la sterilizzazione? Come mai si introduce un meccanismo che come dimostra la cronaca veneta è criminogeno? Interrogativi inquietanti a cui il “governatore” farebbe bene a rispondere.
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