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03/03/2015

Libia - Il governo di Tobruk ritorna ai negoziati promossi dall'ONU

Il governo libico riconosciuto dalla comunità internazionale ha deciso ieri di ritornare ai negoziati di pace promossi dalle Nazioni Unite a condizione che venga riconosciuto come la sola legittima autorità. A rivelarlo all’Agenzia AFP è un esponente politico locale, Abu Bakr Beira. La mozione di riprendere gli incontri con l’Onu – sospesi il 23 febbraio dopo gli attentati compiuti dallo Stato Islamico (Is) nella cittadina orientale di al Qoba in cui sono morte 40 persone – è stata adottata a conclusione di un vertice tra i membri del Parlamento di Tobruk e l’inviato speciale delle Nazioni Unite in Libia, Bernardino Leon.

Dalla scorsa estate la Libia ha due parlamenti: uno non riconosciuto a Tripoli guidato da un’alleanza islamista chiamata Alba libica e un altro, a Tobruk, che è considerato invece legittimo dalla comunità internazionale.

Il possibile riavvicinamento tra le due parti mediato dall’Onu potrebbe essere però ostacolato dalla nomina dell’ex generale Khalifa Haftar a capo dell’esercito decisa ieri dal governo di Tobruq. La promozione di Haftar – il cui giuramento è previsto tra oggi e domani – potrebbe infatti generare tensioni con il governo di Tripoli che teme con il suo incarico una maggiore influenza degli uomini del passato regime. Una nomina discutibile considerato lo stato di caos che regna nel Paese che avrebbe assoluto bisogno di figure con più appeal unitario.

Khalifa Haftar aiutò Gheddafi a salire al potere alla fine degli anni '60, ma ne divenne un suo nemico con la guerra tra Libia e Chad negli anni '80. Figura controversa dell’era post Gheddafi, Haftar ha riacquistato visibilità nel 2014 quando ha cominciato a combattere i miliziani islamisti di Bengasi nell’est del Paese. Se da un lato la sua azione militare è riuscita a conquistare il consenso di molti libici preoccupati per la forza crescente dei gruppi islamici (alcuni dei quali finanziati dagli occidentali tre anni prima in chiave anti-Gheddafi), dall’altro la sua operazione bellica ha suscitato dure critiche per gli attacchi compiuti contro le infrastrutture civili (in particolar modo porti e aeroporti). Nella sua battaglia contro i gruppi jihadisti nell’est del Paese, Haftar è riuscito a inquadrare le sue forze irregolari con le truppe nazionali ottenendo diversi successi militari. Ma ha attaccato anche le forze affiliate ad Alba libica con cui il parlamento di Tobruk ritornerà a trattare grazie alla mediazione Onu.

Secondo una fonte anonima del parlamento libico riconosciuto internazionalmente, i negoziati sono stati sospesi la scorsa settimana perché Tobruk teme che l’Onu possa imporre l’inclusione degli islamisti di Alba libica nel futuro governo nazionale. Da settembre l’inviato Onu Leon ha tentato di trovare una mediazione tra i gruppi rivali di Tripoli e Tobruk, ma, al momento, i risultati appaiono alquanto modesti. Le Nazioni Unite avevano esortato i due parlamenti a incontrarsi nuovamente questo giovedì in Marocco, ma il vertice è stato rimandato. Lo scorso 11 febbraio l’inviato Onu si era incontrato separatamente nel sud del Paese con alcuni ufficiali di entrambi i governi e aveva giudicato i colloqui indiretti tra le due parti “positivi e costruttivi”.

Mentre la diplomazia balbetta, la condizioni di vita dei civili restano difficili. Se gli attacchi dei miliziani affiliati allo Stato islamico di Abu Bakr al-Baghdadi continuano (ieri colpiti i giacimenti petroliferi di Bahi e Mabruk), non cessa l’esodo degli egiziani dal Paese. Secondo il Cairo, dal 16 febbraio 33.247 egiziani sono ritornati in Egitto. 787 nella sola giornata di domenica.

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