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03/03/2015

Siria - No dei ribelli al piano de Mistura

I cosiddetti “ribelli moderati” hanno detto no al piano proposto dall’inviato Onu Staffan de Mistura per un cessate il fuoco di sei settimane ad Aleppo. Il neonato “Consiglio Rivoluzionario”, che raggruppa parte dell’opposizione a Bashar al-Assad, ha rifiutato ieri la proposta formulata dal diplomatico italo-svedese nel quadro di una strategia delle “sospensioni locali” dei combattimenti perché non contempla “la rimozione di Assad e la sua persecuzione per crimini di guerra”. Il presidente siriano, che per de Mistura è “parte della soluzione” al conflitto, si era già detto disponibile a fermare le sue forze per favorire l’apertura di un corridoio umanitario.

I rappresentanti dei miliziani della città settentrionale siriana, riunitisi nella cittadina turca frontaliera di Kilis assieme al capo dell’opposizione siriana in esilio Khaled Khoja, continuano a non fidarsi del piano delle Nazioni Unite che ha già incassato la disponibilità di Damasco a fermare l’aviazione e l’artiglieria – senza però che fosse stabilita una data: Aleppo, in cui la battaglia infuria da oltre due anni tra ribelli ed esercito, è troppo strategica per fermarsi.

“Perché solo Aleppo – hanno chiesto gli esponenti del Consiglio Rivoluzionario – e non le altre città della Siria?” Con i cingolati di Damasco che a stento riescono ad avanzare nell’accerchiamento della città – e nella chiusura di ogni via di comunicazione con la Turchia per i rifornimenti di armi  – il cessate il fuoco proposto da de Mistura viene infatti considerato solo come una pausa utile al presidente siriano per riorganizzare le sue forze.

Forze che, sebbene stentino a riconquistare totalmente Aleppo, continuano ad avanzare a sud della capitale Damasco: secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani l’esercito, assieme alle milizie leali ad Assad, ha preso il controllo di tre villaggi e diverse colline intorno a Deraa dopo una serie di scontri che hanno causato sette vittime tra i ribelli. La regione meridionale della Siria al confine con la Giordania e con il Golan occupato da Israele è infatti l’ultimo bastione della battaglia intrapresa dal presidente siriano per assicurarsi la protezione di Damasco, schiacciando sia i cosiddetti ribelli moderati sia i miliziani jihadisti di al-Nusra.

E assieme al piano Onu, cominciano a crollare le vecchie strategie occidentali di armare gruppi di ribelli per cacciare Assad: Harakat Hazm, la prima milizia armata apertamente dagli Stati Uniti e addestrata dalla Cia in chiave anti-governativa prima e anti-jihadista poi, ha annunciato ieri la sua dissoluzione dopo la sconfitta subita nella regione di Idlib per mano del fronte al-Nusra. Circa 30 membri della milizia sono infatti caduti sotto i colpi dei jihadisti, che hanno strappato la base 46 sulla strada per Aleppo e messo le mani sui missili anticarro Tow, generosamente offerti da Washington ai ribelli da lei scelti per combattere Assad.

Intanto, l’Isis avrebbe rilasciato 19 degli oltre 200 cristiani assiri catturati la scorsa settimana nella provincia di al-Hasakeh. Una tribunale shariatico dei territori conquistati dai jihadisti avrebbe infatti ordinato la liberazione di 28 degli ostaggi, stando a quanto riportava l’Osservatorio siriano per i diritti umani, ma di nove di loro non si hanno più notizie.

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