La corte ha, però, assolto Morsi dall’accusa di possesso di armi e, soprattutto, di omicidio. Crimine, quest’ultimo, che avrebbe potuto comportare la pena capitale. L’ex presidente islamista deve affrontare altri quattro processi: “collaborazione
con organizzazioni straniere al fine di commettere atti terroristici in
Egitto”, “documenti riservati passati al Qatar”, “evasione di prigione
nel 2011″ e “offese alla magistratura” durante uno dei suoi processi.
Morsi, ex leader dell’ala
politica dei Fratelli musulmani [il Partito di Libertà e Giustizia,
ndr], è stato eletto alla presidenza del Paese nel 2012. La scelta del
movimento islamista cadde su di lui quando la prima scelta del partito,
Khairat esh-Shater, fu squalificato dalla Commissione elettorale
suprema. L’ex presidente è stato deposto da un golpe militare
nell’estate del 2013 dell’allora capo militare e ministro alla
difesa Abdel Fattah as-Sisi dopo giorni di proteste di massa contro il
suo potere. In seguito al colpo di stato, i leader dei Fratelli
Musulmani, i suoi sostenitori (ma anche gli attivisti laici e di
sinistra) sono stati duramente repressi. Sono oltre mille gli oppositori
politici ad essere stati uccisi dagli uomini del regime di as-Sisi.
L’episodio più sanguinoso è avvenuto ad
agosto del 2013 a Piazza Raba’a al-Adawiya quando le forze di sicurezza
egiziane hanno sparato su un sit-in della Fratellanza musulmana
uccidendo centinaia di persone. Commentando il massacro di Raba’a
al-‘Adawiyyah, l’ong statunitense Human Rights Watch (Hrw) ha parlato di
“crimine contro l’umanità”.
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