I giornali di stamattina hanno avuto quasi paura di mettere la notizia nei titoli: la Grecia rifiuta le proposte dei creditori. E rinvia il pagamento della rata dovuta per oggi al Fondo Monetario Internazionale.
Questa seconda scelta è in realtà la meno preoccupante, perché il regolamento dei rimborsi al Fmi prevede – in caso di più scadenze ravvicinate – che il debitore possa scegliere di versare in un unica soluzione la cifra dovuta, entro 30 giorni. E Atene, che avrebbe dovuto restituire oggi 310 milioni, da qui alla fine di giugno ha rate in scadenza per 1,6 miliardi di euro.
Il problema è che non può pagare, se prima non verrà raggiunto “l'accordo” con i creditori, che dovrebbero sbloccare a quel punto una tranche di “aiuti” da 7,2 miliardi messa in stand by dalla fine di febbraio. Una partita di giro, certo, indispensabile per un paese ridotto sul lastrico dall'irresponsabilità dei governi precedenti e dalla scriteriata politica finanziaria dei “partner” europei (che prima hanno concesso prestiti senza farsi domande sulla solvibilità del debitore e poi, da cinque anni a questa parte, lo stanno strangolando).
La decisione di non accettare il programma deciso dalla Troika è resa nota da un comunicato del ministero delle Finanze ellenico, perché «non può risolvere» la crisi e «aumenterebbe la povertà e la disoccupazione». La stessa cosa è stata detta anche da Tsipras, via tweet: «Il governo non accetterà proposte estreme. Il nostro popolo ha già sofferto abbastanza negli ultimi anni».
Quali sono queste proposte estreme? Sempre le stesse, da anni a questa parte: tagli alle pensioni e l'aumento dell'Iva del 10% per elettricità e farmaci.
I mercati, stamattina, non l'hanno presa benissimo. Tutte le borse europee hanno perso oltre un punto percentuale (Milano quasi 2), dando chiara l'idea di non apprezzare la “resistenza” greca e l'eccessivo ottimismo di molti leader europei sulla facilità con cui poteva esser vinta.
Atene aveva messo sul tavolo una propria bozza di proposta, con tabelle indicanti le nuove aliquote Iva, un piano di privatizzazioni, l'innalzamento graduale dell’età pensionabile (da una media di 56 anni a 62 nel 2023 fino ai 67 anni, ma nel 2040), la riforma delle professioni, un nuovo Catasto, lotta alla corruzione e nuove politiche fiscali (una patrimoniale per i ricchi), liberalizzazione del mercato energetico e la ristrutturazione dei debiti verso il Fondo monetario (50%), con l’intervento del fondo salva-stati Esm.
Una lunga serie di cedimenti verso le pressioni dei “creditori” che aveva sollevato critiche durissime all'interno del partito di Tsipras, a questo punto preso in mezzo dalla tenaglia costruita con le sue stesse mani (metter fine all'austerità e restare dentro Unione Europea ed euro; “le due cose non stanno assieme”, gli ha ringhiato più volte in faccia il ministro dell'economia tedesco, Wolfgang Schaeuble).
Oggi Tsipras è atteso al varco da un Parlamento decisamente perplesso sui recenti sviluppi della “trattativa” e niente affatto propenso a dare fiducia a un programma troppo simile a quelli dei governi che è stato chiamato a sostituire.
Dall'altra parte, anche i “creditori” gli hanno messo davanti un piatto indigeribile. Qui di seguito la sintesi che ne ha fatto IlSole24Ore:
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Grecia, tagli a pensioni e rialzo Iva. Le proposte di Ue e Fmi
Tagli alle pensioni, aumento dell'Iva e riforma del mercato del lavoro. Sarebbero queste alcune delle proposte sottoposte ieri al primo ministro greco, Alexis Tsipras, dal presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker, e il presidente dell'Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, secondo quanto riferisce il quotidiano ellenico Khatimerini. Proposte che varcano quelle che lo stesso Tsipras ha definito «linee rosse» e che, seppure non confermate ufficialmente, sono state sufficienti a mandare su tutte le furie larga parte di Syriza, il partito al governo ad Atene.
Secondo Khatimerini, entrato in possesso del documento, per poter riprendere a versare aiuti alla Grecia (in ballo, oltre ai 7,2 miliardi di euro che avanzano dal piano di salvataggio, ci sarebbero 10,9 miliardi dell'Efsf) Tsipras dovrà innanzitutto cedere sulle pensioni. La proposta comune di Ue e Fmi richiede innanzitutto un taglio della spesa per pensioni pari all'1% del Pil che passi per l'eliminazione del cosiddetto `Ekas´, un'agevolazione per i pensionati più poveri. Solo tale taglio consentirebbe a Tsipras di risparmiare 800 milioni di euro solo nel 2016. Il premier ellenico, però, tradirebbe così una delle principali promesse fatte agli elettori, ovvero non effettuare nuovi interventi sulle pensioni. Altri tagli chiesti dall'ex troika, scrive ancora Kathimerini, farebbero saltare i sussidi per i carburanti e un aumento dei contributi dei cittadini alla spesa sanitaria.
Quanto all'Iva, il piano sottoposto a Tsipras prevederebbe un aumento dell'11% dell'imposta sul valore aggiunto sui farmaci, laddove per altri beni, inclusa l'energia elettrica, l'imposta salirebbe al 22%. Obiettivi ambiziosi anche per le privatizzazioni: ad Atene viene domandato di mettere sul mercato i porti del Pireo e di Salonicco, l'operatore di telecomunicazioni Ote, la Hellenic Petroleum (maggiore raffineria del paese), l'operatore di rete elettrica Admie e il complesso aeroportuale Hellenikon. Una lista che include asset (in particolare Hellenikon e Admie) alla cui privatizzazione Syriza non ha mai smesso di opporsi.
Il punto dove però Tsipras rischia di doversi rimangiare una delle sue principali promesse elettorali e' la riforma del mercato del lavoro. Bruxelles e Washington esigono infatti che il premier ellenico desista da ogni iniziativa unilaterale per il ripristino della contrattazione collettiva e per l'innalzamento del salario minimo. Tutti bocconi durissimi da digerire per i parlamentari di Syriza, ai quali Tsipras esporrà domani pomeriggio le richieste dei creditori.
Le indiscrezioni di Kathimerini non aggiungono invece nulla di nuovo in merito ai target di avanzo primario più morbidi che verrebbero concessi alla Grecia: 1% quest'anno, 2% nel 2016, 3% nel 2017 e 3,5% nel 2018 secondo quanto aveva riportato ieri Reuters, laddove e' attualmente previsto che si attesti al 3% quest'anno per arrivare al 4,5% nel 2018.
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