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17/06/2015

Il caso Azzollini

Come è noto, nei prossimi giorni, la giunta per le autorizzazioni a procedere deciderà sulla richiesta della Procura di Trani di procedere all’arresto del senatore Antonio Azzollini, per lo scandalo della casa della Divina Provvidenza di Bisceglie.

Non intervengo nel merito della vicenda (peraltro, da pugliese, so bene quale cancro è sempre stata la Casa della Divina Provvidenza, il maggiore ospedale psichiatrico regionale), perché non è quello di cui voglio occuparmi in questa occasione. Il problema riguarda la possibilità di arrestare parlamentari.

Personalmente sono favorevolissimo alle indagini sugli esponenti politici, parlamentari e non (anche se delle intercettazioni si è fatto abbondante uso ed abuso) dato che lorsignori hanno fatto dell’autorizzazione a procedere lo scudo di tutte le loro malefatte, del che non se ne può più. Sono molto più prudente, invece, in materia di mandato di cattura per un parlamentare in carica, tanto più se si parla non di eseguire una condanna definitiva, ma solo di una misura cautelare in corso di istruttoria.

Il problema non è la garanzia del singolo parlamentare, ma quella del diritto d’Assemblea, perché l’arresto di un singolo parlamentare può cambiare maggioranze, alterare la composizione dei gruppi parlamentari (ad esempio potrebbe determinare lo scioglimento di un gruppo che vada “sotto quota”) avere riflessi su votazioni particolarmente delicate (Presidente della Repubblica, membri Consulta e Csm). Mi sembra che ci si debba guardare molto bene dal rischio di manovre politiche innescate in questo modo. Ed il fatto che oggi l’Ag che procede non sia sospettabile di simili calcoli, non vuol dire che il pericolo non possa presentarsi domani: l’importante è il precedente che si forma.

Per la verità questo caso non sarebbe esattamente un precedente in assoluto, ma contribuirebbe al formarsi di un pericoloso indirizzo. Questo non vuol dire che mai nessun parlamentare debba essere arrestato (diversamente la Costituzione lo proibirebbe esplicitamente), ma che si debba procedere con molta prudenza, valutando attentamente caso per caso. Non so cosa ci sia a carico del senatore Azzollini e per quali ragioni la procura tranese ne chieda l’arresto cautelativo. Escludo a rigor di logica che possa trattarsi di pericolo di fuga all’estero e mi sembra anche poco probabile che possa esserci il rischio di reiterazione del reato, in presenza di una inchiesta e comunque di condizioni materiali che lo rendano poco praticabile.

L’ipotesi più probabile è che possa esserci il rischio di inquinamento delle prove, e dovrebbe trattarsi di un rischio non puramente teorico, ma corroborato da precisi indizi di comportamenti concreti. Dunque, occorre studiare le carte per capire su quali basi i magistrati tranesi si siano indotti a chiedere una misura così pesante. E si immagina che i parlamentari ci vadano con i piedi di piombo prima di decidere su un loro collega. E, invece, sin qui la prassi era quella di respingere sempre e comunque questo tipo di richieste della magistratura, quali che fossero gli elementi addotti.

Adesso no, è cambiato il clima, bisogna dare qualcosa in pasto all’opinione pubblica e si decide di votare per l’autorizzazione all’arresto a prescindere da qualsiasi considerazione di merito.

Matteo Orfini ha già dichiarato che il Pd voterà per l’arresto “perché non c’è altro da fare” ed Alfano ha detto che lui ed i suoi voteranno no, ma che non ne fa un dramma da far cadere il governo, cosa che, invece accadrebbe se il Pd votasse per l’autorizzazione a procedere contro Giuseppe Castiglione suo braccio destro.

Non so se avete capito: Orfini, che è nella melma sino al collo per Mafia capitale, cerca di rifarsi una verginità (o di non peggiorare la situazione sua e del Pd) votando contro Azzolini, Alfano, molla Azzolini ma minaccia sfracelli se gli toccano Castiglione. Ed il Pd deve valutare se l’eventuale voto contro Castiglione faccia cadere il governo o no, per cui, i calcoli dell’algebra parlamentare dicono Azzollini si Castiglione no.

In tutto questo, non so se ve ne siete accorti, della concreta posizione personale dei due, degli elementi a loro carico, non gliene importa niente a nessuno. Potrebbe darsi che uno dei sue sia non sufficientemente indiziato e l’altro colpevolissimo e con valanghe di elementi a suo carico e, ugualmente si mandi in galera il primo e si salvi il secondo, perché così vogliono i calcoli di Palazzo.

Ma si può affidare la stabilità delle istituzioni repubblicane a simili figuri? A fare le cose in regola, prima dovremmo sbattere in galera Orfini ed Alfano, per l’uso criminale che fanno del loro potere, e dopo discutere di Azzollini e Castiglione.

La Costituzione, in mano a questi mercenari diventa solo carta per incartare il pesce. In queste condizioni, sono indotto a sostenere le ragioni di Azzollini, che avrà fatto anche più di quello di cui è accusato, ma ha diritto ad un regolare giudizio di merito, che prescinda dai calcoli politici.

Una cosa è certa: l’attuale soluzione all’equilibrio fra potere legislativo e potere giudiziario non funziona e va rivista, perché non si può lasciare la difesa dei principi della separazione dei poteri e dello Stato di Diritto in mano al Parlamento, così come costituito. La materia va ripensata.

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