Qualcuno ricorda i 500.000 bambini morti a causa dell’embargo all’Iraq, durato dodici anni, vero ponte di fame fra due guerre?
La Siria, moribonda dopo 4 anni di guerra
fomentata da paesi occidentali e monarchie del Golfo – che hanno la
responsabilità collaterale di aver alimentato Daesh, l’Isis –, è
soggetta a un embargo spacciato per “sanzioni a personaggi del regime”.
Sta circolando in Germania un appello-denuncia al governo tedesco: “Basta affamare il popolo siriano. Sì alla pace”. Il documento riprende il contenuto delle sanzioni, che si può leggere consultando il factsheet dell’Ue “The European Union and Syria”
(doc. 131018/01 del 5 febbraio 2015). Le sanzioni, sulla base del
Regolamento 878/2011, sono applicate non solo al territorio dell’Unione
ma a qualunque ente o cittadino europeo anche fuori dell’Unione. Fra
queste: embargo sul greggio e sui prodotti petroliferi compreso il
trasporto; divieto di assistenza tecnica, assicurazione e credito,
trasferimento tecnologico; divieto di esportazione di prodotti
cosiddetti dual use (anche una falce); congelamento dei beni
della Banca centrale siriana e di 53 società e divieto di rendere
disponibili fondi e risorse economiche; divieto di qualunque credito o
contributo; divieto per le banche europee di aprire conti o uffici in
Siria; divieto di esportazione in Siria di carburante per aerei; divieto
di qualunque sostegno commerciale a lungo termine, per esempio crediti
all’export, garanzie e assicurazione; sanzioni specifiche rispetto a
membri del governo e loro alleati (rafforzate in marzo 2015); divieto di
trasferimento di tecnologia e software. Uno dei tanti effetti pratici
di questo embargo è che, ad esempio, è impossibile inviare denaro a
missionari ad Aleppo per l’assistenza alla popolazione, se non passando
attraverso i loro corrispondenti in Libano che poi consegneranno il
denaro in Siria brevi manu… In questo modo l’agricoltura,
l’industria, l’artigianato sono gravemente danneggiati. Il costo dei
generi alimentari è raddoppiato. Il prodotto interno lordo è diminuito
del 60%. Quasi il 65% dei siriani vive ormai in stato di povertà
estrema.
Parallelamente, già dal 2012 le sanzioni petrolifere sono state rimosse
in riferimento alle aree controllate dall’opposizione armata e
jihadista, allo scopo di fornire risorse economiche alle
cosiddette “forze rivoluzionarie e dell’opposizione”. Con il risultato
di finanziare gruppi come Jabhat al Nusra e poi l’Isis; inoltre secondo
denunce provenienti dalla stessa Ue, alcuni paesi europei sarebbero fra i
principali acquirenti del petrolio rubato dall’Isis-Daesh dalle raffinerie in Siria e Iraq.
Ma c’è di più: si potrebbero applicare alle sanzioni alla Siria gli stessi dubbi di legittimità che un articolo del Sole 24 ore
del 19 ottobre 2014 sollevava a proposito delle sanzioni alla Russia.
Le une e le altre non hanno il consenso dell’Onu. E l’Unione europea
non ha un mandato analogo quello dell’Onu per le questioni relative al
mantenimento della pace e della sicurezza internazionale.
Dunque, oltre che inique, sarebbero anche illegittime e illegali?
L’appello-denuncia su indicato chiede
al governo tedesco di rimuovere l’embargo alla Siria, ristabilire le
relazioni diplomatiche, rispettare la sovranità del paese, assumere un
ruolo di intermediazione nel conflitto per ristabilire la pace, e
aiutare la ricostruzione.
Una campagna che andrebbe ripresa in
tutti i paesi europei. In Italia i pochi gruppi che hanno chiesto al
governo ragione di questa politica anti-umana non hanno finora avuto
nessuna risposta.
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