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18/06/2015

Perché sto dalla parte di Fedez

Fedez è quel giovane rapper, che quando resta a torso nudo sembra la Cappella Sistina e che qualche mese fa fece scempio di Giovanardi esponendolo al pubblico ludibrio. In altra occasione ballò la samba sulla testa di uno stralunato Gasparri. E volete che non mi stia simpatico uno così?

Certo, il personaggio è crudele: ma come, incontri uno nelle condizioni di Giovanardi ed infierisci? Vergogna! Però glielo perdono… via. Come sanno i miei studenti, stare dalla parte dei giovani mi diverte.

Da alcune settimane c’è una vera e propria campagna contro di lui: violento, opportunista, finto rivoluzionario, figlio di papà, tamarro, gioca a fare l’”uomo contro” solo per far soldi, specchietto per le allodole…

Insomma una aggressione mediatica in piena regola, un tentativo di distruggerne l’immagine. Mughini (intellettuale che io apprezzo sin dai tempi di “Giovane Critica” e di cui, nella differenza delle posizioni, ho sempre letto con interesse quel che scrive) è giunto a chiedersi perché si debba dare la parola ad un “mentecatto” venticinquenne come lui. Poi gli ha chiesto scusa e la cosa gli fa onore, confermando che Mughini è persona corretta che ha il coraggio di ammettere i suoi sbagli. Ma al di là delle scuse, vorrei dire a Mughini: ma caro Giampiero, abbiamo giornali e televisione invasi da politici come Matteo Salvini, Elena Boschi, Alfano, economisti come Boeri e Giavazzi, critici come Aldo Grasso, e tu te la prendi con uno come Fedez, che evidenzia quale è il livello dei vari Gasparri e Giovanardi? Forse trovi troppo pittoresco il suo look? Ma ti ricordi come giravi vestito ai tempi del maggio francese? Io qualcosa la ricordo… Non ti viene il sospetto che somiglia molto a quando avevi venticinque anni? Anche perché il ragazzo non è affatto banale e dice non di rado cose di grande buon senso (hai letto quello che ha detto degli scontri del 1 maggio a Milano?). Ha detto che l’Expo odora di mafia… che enormità, vero? Ne riparliamo a novembre, a stand chiusi.

Filippo Facci (altra penna che apprezzo, anche se la usa su “Libero” che non è la mia lettura preferita) si sente disonorato di dover scrivere un pezzo su un tamarro venticinquenne per quel che è accaduto al Just Cavalli. Ma non capisce che quel mondo di giovani che lui snobba (“gente che non legge i giornali ed è assai se conoscono i verbi all’infinito”) non è affatto quell’aggregato di bruti che lui pensa e che, comunque è qualcosa con cui potrebbe essergli molto utile confrontarsi per capire il mondo di questo tempo; che poi, capire il proprio mondo, è quello che un giornalista dovrebbe far sempre. E poi… Tamarro. Ma in un paese che ha un Presidente del Consiglio come Renzi, vi pare che si possa dare del tamarro ad un ragazzo che fa il rapper?

Il Corriere della Sera on line gli dedica un pezzo (tutto sommato equilibrato) in cui gli rinfaccia estremismi, esagerazioni, incoerenze e contraddizioni, che, peraltro Fedez ammette candidamente, rispondendo che “ogni grande artista lo è, anche Caravaggio”. Magari il ragazzo non è umilissimo, ma dice una cosa vera e vorrei suggerire un nome più vicino e che gli somiglia molto più che Caravaggio: Carmelo Bene. Ma ve lo ricordate cosa combinò quando aveva 25 anni e, alla fine di uno spettacolo orinò in faccia all’ambasciatore argentino? Quanto alla coerenza non ne parliamo proprio: Bene era la persona più contraddittoria del mondo e proprio questa incoerenza era la base delle sue provocazioni intellettuali. Andatevi a rivedere su youtube “Bene contro tutti”, la serata del Maurizio Costanzo show dedicatagli…

Non credo che oggi ci sia nessuno disposto a negare che si sia trattato del nostro maggior genio teatrale dal 1945 in poi.
Fedez è un giovane artista agli inizi, non sappiamo se ce la farà a diventare grande o si perderà per strada. Per ora mostra di essere talentoso e non banale. Ovviamente lo si può criticare anche con severità, ma non dimenticando che, se in poco tempo ha messo insieme decine di migliaia di follower ed ha venduto oltre mezzo milione di copie dei suoi cd, questo vuol dire che rappresenta qualcosa. Da storico lo considero un documento d’epoca, una sonda per capire gli stati d’animo del mondo giovanile di oggi. Poi forse fra due anni non sarà più così, forse alla fine deciderà di fare altro nella vita o finirà il feeling con il suo pubblico, non possiamo saperlo (ma io gli auguro di durare e di raggiungere il migliore successo), per ora può essere un ponte fra questo mondo giovanile e quello degli adulti sempre più sordo.

C’è una diffusa ostilità verso i ventenni da parte delle classi d’età più alte, un’antipatia ed una chiusura di cui questa campagna contro Fedez è una manifestazione. Ho l’impressione che proprio la mia generazione, quella del mitico sessantotto, non perdona ai ragazzi di oggi di avere quei venti anni che non abbiamo più noi. Personalmente sono convinto che il modo migliore di non invecchiare sia quello di accettare i propri anni e di stare dalla parte dei più giovani. Ma c’è ancora qualcuno che si pone il problema degli obblighi che abbiamo verso le generazioni future?

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