Il 3 maggio, in Bolivia, si terranno le prime elezioni presidenziali a
seguito del colpo di stato del 10 novembre scorso. A candidarsi, per la
destra golpista, sarà la presidenta de facto Jeanine Añez che,
però, non sembra esser stata condivisa dai suoi sodali Carlos Mesa e
Jorge Quiroga. Si parla, inoltre, di un possibile rischio di frode
poiché siederebbe al Tribunale Supremo Elettorale, se non rinuncia
all’incarico, Salvador Romero, nominato proprio da Añez.
Sono questi i motivi che hanno spinto, il 2 febbraio, leader e
candidati di destra ad una frettolosa riunione a Santa Cruz per evitare
di disperdere il voto in vista delle presidenziali. A parteciparvi sono
intervenuti gli esponenti storici del golpismo boliviano, tutti coloro
che hanno cercato di far cadere Evo Morales fin dal suo primo mandato
presidenziale, dall’ex prefetto del Pando Leopoldo Fernández, tra i
sostenitori del separatismo dell’Oriente boliviano, all’ex sindaco di
Cochabamba Manfred Reyes Villa, fino a Jeanine Añez e Luis Fernando
Camacho, l’evangelico fondamentalista animatore dei gruppi paramilitari
di Santa Cruz.
Nel frattempo, più o meno nelle stesse ore, si consumava l’arresto di
due ex ministri appartenenti al Mas – Movimiento al Socialismo, Cèsar
Navarro e Pedro Damián Dorado, in procinto di volare verso il Messico,
ma detenuti dalle forze speciali boliviane con la complicità di un
giornalista di OK Diario, organo della destra spagnola.
Nonostante la persecuzione contro gli esponenti del Mas prosegua,
l’opposizione golpista sembra essere molto frammentata, come ha
sottolineato il politologo boliviano Fernando Mayorga. Ad esempio,
Jeanine Añez appartiene al partito Bolivia Dice No, che però non gode di più
del 5% dei consensi. Potrebbero creare grattacapi al Mas sia Carlos
Mesa, l’ex vicepresidente di Sánchez de Losada e attualmente esponente
di Comunidad Ciudadana sia Jorge Quiroga, la cui provenienza originaria è
il partito Acción Democrática Nacionalista del dittatore Hugo Banzer.
Inoltre, potrebbe decidere di sfidare il Mas anche l’imprenditore Samuel
Doria Medina, sconfitto già due volte da Evo Morales nel 2005 e nel
2009.
Pur esiliato in Argentina, Evo non ha mai smesso di fare politica ed
ha già annunciato la coppia presidenziale che cercherà di riconquistare
Palacio Quemado. Si tratta dell’ex ministro dell’Economia Luis Arce e
dell’ex cancelliere David Choquehuanca, presentati ufficialmente il 16
gennaio scorso nell’ambito del cosiddetto Pacto de Unidad. La
scelta, tuttavia, ha lasciato delle perplessità soprattutto nelle basi
contadine e indigene del Mas, nonostante Evo abbia definito
Arce-Choquehanca come il binomio perfetto tra “la città e le campagne,
tra la scienza e la saggezza ancestrale”.
Ad esempio, la Central Obrera Boliviana avrebbe preferito come coppia
presidenziale David Choquehuanca e Orlando Gutiérrez (dirigente
sindacale), mentre gran parte dei movimenti sociali boliviani
(Confederación Sindical de Comunidades Interculturales Originarias de
Bolivia, Confederación de Pueblos Indígenas de Bolivia, Confederación
Nacional de Mujeres Campesinas Indígenas de Bolivia Bartolina Sisa ed
altri) puntava su Choquehuanca e sul giovane Andrónico Rodríguez,
quest’ultimo impossibilitato a recarsi a Buenos Aires, dove si trova
Morales, a seguito del divieto di abbandonare il paese impostogli dai
golpisti. In definitiva, in molti avrebbero gradito maggiormente una
coppia presidenziale più movimentista, riferendosi non tanto a David
Choquehuanca, sindacalista aymara, per 11 anni ministro degli Esteri e
molto legato alle comunità rurali boliviane, quanto al ben più
istituzionale Luis Arce, per due volte ministro dell’Economia durante le
presidenze di Morales, docente universitario, economista e soprattutto
tra i fautori del cosiddetto “miracolo economico” che ha permesso ad
oltre 3 milioni di boliviani di uscire dalla povertà estrema.
Alla fine, tutti hanno convenuto che una divisione avrebbe finito per
favorire la destra. Attualmente, il candidato del Mas,
indipendentemente dal nome, è accreditato di circa il 40% dei consensi.
Il Pacto de Unidad dovrà, inevitabilmente, cercare di guadagnare voti
anche al centro soprattutto per far fronte al gioco sporco delle destre,
già iniziato con la messa in stato d’accusa dello stesso Luis Arce per
corruzione.
Coordinare una campagna elettorale da un altro stato, come sarà
costretto a fare Morales, non sembra essere impresa facile, soprattutto
se risultano confermate anche le voci che vorrebbero la presenza di
Usaid a sovrintendere sulle elezioni del prossimo 3 maggio.
Fonte
Nessun commento:
Posta un commento