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20/02/2020

L’assalto dell’Unione Europea alle nostre pensioni

I lavoratori francesi stanno lottando contro la riforma delle pensioni di Macron. In Belgio, abbiamo resistito contro il governo guidato da Charles Michel e la sua proposta di una pensione ‘a punti’ [simile a quella di Macron, ndt]. In Spagna, il movimento dei ‘pensionistas’ marcia ogni lunedì per domandare pensioni dignitose. In Croazia, i sindacati hanno ottenuto il ritorno dell’età pensionabile da 67 a 65 anni. La lotta in difesa delle nostre pensioni sta prendendo piede in molti paesi europei. È solo una coincidenza?

Indovinello: sapete dove i diversi attacchi al sistema della sicurezza sociale europeo e, più specificatamente, al sistema pensionistico, sono coordinati? Risposta: negli uffici della Commissione Europea. Questa istituzione, fatta di 28 commissari non eletti da nessun cittadino europeo, è il potere esecutivo dell’Unione Europea.

La sua influenza sulle nostre vite di tutti i giorni è considerevole, perché la Commissione dà inizio a tutta la legislazione europea. E circa il 70 per cento delle leggi approvate dai parlamenti nazionali sono una mera trasposizione delle regole approvate a livello europeo. Ma la domanda rimane: perché l’Unione Europea ha deciso di prendersela con le nostre pensioni?

L’arsenale della Commissione

Sin dalla crisi finanziaria del 2008 e dall’avvento della Cina, la Commissione ha accelerato il passo e ha istituito un intero arsenale di misure che possono avere un impatto sulle pensioni europee. Lo European Trade Union Institute ha notato che, nonostante i sistemi pensionistici siano una competenza nazionale, l’UE ha giocato un ruolo chiave nel suggerire che tipo di riforme dovrebbero essere implementate per ridurre la spesa sociale.1 Il Patto di Stabilità e Crescita, il Six Pack, Il Two Pack... questi trattati approvati dagli stati membri hanno permesso all’Unione Europea di imporre politiche di austerità con il fine di ridurre la spesa sociale.

Il Semestre Europeo è un esempio concreto di questo. Fanno parte del Semestre le raccomandazioni che la Commissione indirizza agli stati membri a maggio di ogni anno. Queste raccomandazioni sono approvate alla riunione di giugno del Consiglio Europeo, dove siedono i 28 capi di governo.

Le raccomandazioni contengono le misure suggerite dalla Commissione agli stati membri per portare le loro politiche economiche e di bilancio in linea con le regole e gli obiettivi stabiliti a livello europeo. E, guarda caso, le riforme dei sistemi pensionistici sono regolarmente incluse in queste raccomandazioni.

Privatizzazione delle pensioni

Nel 2011, la Commissione comincia ad emettere le sue raccomandazioni: la protezione ‘eccessiva’ dei lavoratori con un contratto permanente deve essere ridotta, l’età pensionabile deve essere collegata all’aspettativa di vita (ossia, deve essere alzata), le condizioni di accesso al pre-pensionamento devono essere ristrette, e devono essere istituiti i sistemi di previdenza complementari.

Sette anni dopo, nel maggio 2018, il consiglio ECOFIN, composto dai ministri delle finanze di tutti gli stati membri, è compiaciuto. Nel suo comunicato ufficiale, l’Ecofin dimostra come il lavoro della commissione nel coordinare le riforme abbia portato i suoi frutti:
Ecofin apprezza che nella maggior parte dei paesi, le recenti riforme delle pensioni abbiano avuto un impatto positivo, contendo le dinamiche di spesa e contribuendo ad un incremento dell’età media di uscita dal mercato del lavoro.

Mette in luce che ulteriori passi debbano ancora essere presi dagli stati membri per innalzare l’età pensionabile effettiva, fra le altre cose evitando l’uscita precoce dal mercato del lavoro, promuovendo politiche di ‘invecchiamento attivo’, rafforzando gli incentivi per rimanere nel mercato del lavoro e gli elementi di sostenibilità del sistema pensionistico, come il collegare l’età pensionabile o i benefici pensionistici all’aspettativa di vita2
Per raggiungere questo, la Commissione ha una preferenza: un sistema pensionistico ‘a punti’. Questo sistema, che è già stato introdotto in Germania, collega l’ammontare della pensione a vari fattori esterni, includendo l’aspettativa di vita. Se l’aspettativa sale, la pensione sarà più bassa.

Per lo stato, questo sistema ha il vantaggio di abbassare la pensione. Basti guardare a quello che sta avvenendo nei paesi europei dove questo sistema è già in uso.

In Germania, il sistema a punti è in uso sin dai primi anni 2000. Il bilancio è catastrofico: un pensionato su due riceve meno di 800 euro al mese, il 16,8 per cento dei pensionati vivono sotto la soglia di povertà, più di un milione di pensionati, spesso sopra i 70 anni, devono fare dei lavoretti [mini-jobs, introdotti dalla riforma Hartz, ndt] per sopravvivere.

In Svezia, dove il sistema a punti sta creando scompiglio sin dal 2001, le cose non vanno meglio: il 92 per cento delle donne e il 72 per cento degli uomini avrebbero una pensione più alta se il vecchio sistema fosse rimasto in vigore. E, come in Germania, molti devono continuare a lavorare nonostante un’età avanzata: il 38 per cento degli svedesi di 67 anni e il 25 per cento di quelli oltre i 69 anni deve continuare a lavorare per supplire ad una pensione bassa.

Ma questo non è abbastanza. La Commissione Europea si lamenta del fatto che solo il 27 per cento degli Europei fra i 25 e i 59 anni di età abbia investito i propri risparmi in pensione. Il Consiglio Europeo riconosce che ‘il mercato europeo per i risparmi pensionistici individuali è al momento frammentato a causa dell’esistenza di una miriade di regole diverse che bloccano l’emergere di un mercato a livello UE’3.

‘C’e’ chiaramente un’intenzione di privatizzare le pensioni su scala europea’ – dice Marc Botenga, eurodeputato del PTB-PVDA. ‘Pochi mesi fa, il Parlamento ha votato a favore della creazione di un programma previdenziale integrativo europeo (chiamato ‘pan-European individual retirement savings product’)’. In pratica, si tratta di trasferire le pensioni dei lavoratori ad assicurazioni private. ‘L’Unione Europea è sostanzialmente un prodotto e un progetto di mercatizzazione che ha lo scopo di offrire più e più settori ai mercati, alle multinazionali private e alle banche’.

Questo è il motivo per cui si fa austerità. Si limita l’azione dello stato e lo si costringe a privatizzare. Nella sua [della UE, ndt] visione, le pensioni devono essere privatizzate, così come è stato per l’energia, i servizi postali e le ferrovie’

Un contro-attacco europeo

Le misure antisociali che si trovano in tutti questi piani di riforma del sistema pensionistico dei paesi europei sono molto simili. Questo non sorprende: sono tutte coordinate dalla Commissione Europea, che distilla le sue raccomandazioni di austerità con un solo obbiettivo: massimizzare i profitti delle aziende per farci lavorare più a lungo, per pensioni minori, con il ‘danno collaterale’ di passare la pensione integrativa ai fondi pensione privati.

Poiché’ l’attacco è europeo, anche la nostra risposta deve esserlo. Questo è il motivo per cui il PTB ha mandato molte delegazioni a supporto dei manifestanti e dei lavoratori in sciopero in Francia, a Lille, Parigi, Valenciennes, Strasburgo, Douai, ecc. e questo è il motivo per cui il partito continuerà a farlo finché i lavoratori francesi non avranno vinto la loro battaglia contro Macron.

Il PTB chiama i lavoratori belgi a dare un contributo al fondo di solidarietà della CGT a supporto degli scioperanti. Perché la loro lotta è anche la nostra. Ogni vittoria ottenuta in un dato paese per difendere il sistema pensionistico retributivo sarà una vittoria di tutti i lavoratori europei. Sarà un avvertimento all’establishment europeo: le loro riforme intollerabili non passeranno. Ora più che mai c’è bisogno di solidarietà fra i lavoratori europei

Note:

1 «Reforming pensions in Europe; a comparative country analysis», ETUI, 2013

2 https://www.consilium.europa.eu/media/35374/st09298-en18.pdf

3 https://www.consilium.europa.eu/fr/press/press-releases/2019/02/13/pensions-council-confirms-agreement-on-pan-european-pension-product/

Fonte

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