di Geraldina Colotti
“Ma cosa sta succedendo davvero in Italia?”, chiedono i compagni
argentini. E parlano di italiani messi in quarantena, video di scaffali
vuoti che gareggiano con le panzane diffuse dall’opposizione
venezuelana, paesaggi post-atomici e un terzo posto nei contagi che
quasi evoca la peste descritta dal Manzoni. Abbiamo ricapitolato un po’
di dati per Resumen Latinoamericano, tralasciando le interpretazioni complottistiche a cui chiunque può attingere ampiamente sul web.
In Italia, l’epidemia del Coronavirus Covid-19 sta invadendo talk show e
telegiornali. Si moltiplicano i pareri degli esperti, veri o presunti
che siano, trasformando tutto in una chiacchiera da bar in cui è
difficile raccapezzarsi. Funziona così da molti anni, da quando il
conflitto di classe è stato espunto dalle analisi e da un’informazione
che costruisce mostri pur di fare ascolti e riprodurre sempre le stesse
perversioni.
Anche in questo caso, scattano i riflessi tipici della società
disciplinare, che ruota intorno al proliferare di “emergenze” e della
paura, che in questo caso sta raggiungendo preoccupanti picchi di
isteria: strade deserte, corsa all’acquisto di mascherine e
disinfettanti, ulteriore diffondersi della xenofobia, alimentata anche
in questo caso da una destra che ne ha fatto da anni il suo principale
cavallo di battaglia.
A parte rare eccezioni, la polemica politica evita di andare a fondo,
leggendo i dati scientifici in termini di critica strutturale a un
modello di sviluppo, devastante e predatore, che fa saltare tutti gli
equilibri in nome del profitto e che ora mostra tutta la sua
ingovernabile criticità.
Gli scienziati seri dicono che alcuni virus che risiedono negli
organismi di alcune specie di animali selvatici, come in questo caso i
pipistrelli, senza provocare loro alcun danno, prendono a migrare negli
esseri umani più velocemente. Un fenomeno che esiste dalla notte dei
tempi, ma che, dalla metà del secolo scorso, si va accelerando per
diverse ragioni: a causa dell’eccessiva prossimità tra questi animali,
il cui habitat è stato distrutto dai processi di deforestazione e
cementificazione, e gli umani; a causa del gigantesco aumento
demografico, della velocità alla quale si spostano da un continente
all’altro masse di persone; a causa del cambio climatico e degli
allevamenti intensivi.
Nel caso del coronavirus si è parlato di una zuppa di pipistrello
ingerita in una remota regione della Cina, Wuhan. Ai pipistrelli si era
attribuito anche il contagio dal virus dell’Ebola, scoppiato nell’Africa
Occidentale, e quello provocato dalla Sars, che si è trasmesso alla
specie umana attraverso lo zibetto, venduto in Cina nei mercati. La
vendita, illegale o consentita, di animali selvatici, è infatti un altro
dei fattori di diffusione di questi agenti patogeni.
Secondo le statistiche, l’Italia è al terzo posto dopo la Cina e la
Corea del Sud per estensione del virus, anche se le vittime del contagio
risultano in numero infinitamente minore di quelle provocate da altre
precedenti pandemie. Inoltre, gli indici di mortalità non sono
minimamente comparabili a quelli dovuti alla malnutrizione in Africa o a
malattie che sarebbe facile debellare se i poveri del sud globale
rappresentassero un mercato ghiotto per il capitale internazionale.
Intanto, in Italia, questa nuova emergenza pesa sulle strutture carenti
della sanità pubblica e sui lavoratori sottopagati e precarizzati. Con
la sistematica distruzione del welfare state, conquistato dalle classi
popolari nel ciclo di lotta avviatosi dopo il 1968-69 e terminato negli
anni ’80 con la sconfitta e l’arresto delle avanguardie di lotta, il
settore sanitario è stato uno dei più colpiti dal taglio delle politiche
pubbliche.
Ancora una volta, i capitalisti italiani cercheranno di far pagare le
perdite dovute all’emergenza virus, alle classi popolari. È ancora
presto per valutare la portata delle misure di contenimento del contagio in
una globalizzazione capitalista nella quale il ruolo dell’economia
cinese è sempre più determinante, anche per l’Italia. Gli effetti, però,
già si fanno sentire, sia sulla produzione sia sul turismo.
Ma, intanto, quanto ai livelli di prevenzione, nulla ci si può di certo
aspettare dal negazionismo dei falchi del Pentagono, sia rispetto al
cambio climatico, sia rispetto alle imprese, che hanno carta bianca per
sfruttare senza controllo operai e ambiente. Trump ha anche
deciso di tagliare di oltre il 50% il suo contributo all’Organizzazione
Mondiale della Sanità, preferendo destinare i fondi di prevenzione
scientifica della USAID alla destabilizzazione di Cuba, Venezuela e
Nicaragua.
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