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29/02/2020

La Turchia usa i profughi come arma di guerra

Il governo turco ha annunciato che non fermerà più i migranti che vogliono andare in Europa e il ministero degli esteri fa sapere che “alcuni migranti e richiedenti asilo hanno iniziato a muoversi verso i confini” con l’Ue.

La Grecia ha rafforzato i controlli ai propri confini, la Bulgaria ha dispiegato rinforzi della gendarmeria alle frontiere terrestri e marittime con la Turchia per contenere la pressione migratoria in arrivo, mentre la Ue e la Nato chiedono di “interrompere l’escalation a Idlib” ma sostanzialmente si schierano a sostegno della Turchia contro la Siria.

“Se si va a guardare bene chi combatte a Idlib e provincia, dove nel 2011 vivevano 1,2 milioni di persone e adesso almeno tre, con profughi e ribelli provenienti da ogni dove” – scrive oggi un osservatore autorevole come Alberto Negri – “un eventuale appoggio a Erdogan significa anche un aiuto alla coalizione jihadista di Hayat Tahir al Sham, l’ex fronte al Nusra affiliato ad al Qaeda. Gli stessi soldati turchi sono mescolati ai ribelli, e non è una novità perché Erdogan ha appoggiato in questi anni i jihadisti e fatto intese con l’Isis in funzione anti-curda e anti-Assad”.

Da settimane l’esercito siriano, con il supporto aereo e d'artiglieria della Russia, ha lanciato una vasta offensiva nella provincia di Idlib, ultima roccaforte ancora sotto il controllo delle milizie jihadiste sostenute da Ankara e da queste apertamente sostenute con armi, munizioni, appoggio logistico e una crescente presenza di militari e mezzi pesanti dell’esercito turco, riferisce il sito specializzato AnalisiDifesa.it.

“I militari turchi non dovrebbero stare fuori dalle loro postazioni di osservazione nella provincia siriana di Idlib”, ha sottolineato il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, avvallando di fatto quanto dichiarato dal governo siriano, il quale accusa le truppe di Ankara (altri 3 militari turchi erano stati uccisi il 26 febbraio in situazioni analoghe) di combattere al fianco delle milizie jihadiste a Idlib.

Alcuni paesi europei – e ancora una volta non tutti – in una dichiarazione antecedente l’inizio della riunione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu scrivono che: “Condanniamo l’attacco ai soldati turchi. Non ci sarà soluzione militare al conflitto”.

“La Turchia ha il nostro pieno supporto nel rispondere per autodifesa ad un attacco ingiustificato”, ha detto l’ambasciatrice americana all’Onu, Kelly Craft, durante la riunione di emergenza del Consiglio di Sicurezza sulla Siria. “Gli Usa condannano nei termini più forti possibili l’attacco barbaro contro le forze turche”, ha aggiunto, chiedendo “un cessate fuoco immediato e duraturo”, e domandando “alla Russia di tenere a terra i suoi aerei da guerra”.

I presidenti di Russia e Turchia, Vladimir Putin e Recep Tayyip Erdogan, hanno avuto una conversazione telefonica sulla tesissima situazione in Siria “dedicata alla necessità di fare tutto per soddisfare l’accordo iniziale sulla zona di de-escalation di Idlib” riferisce il ministro degli Esteri russo, Serghiei Lavrov, ripreso dalle agenzie russe.

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