Le parole di Hillary Clinton a favore di Giorgia Meloni sono state un segnale a tutto l’establishment e alla grande stampa.
La leader di Fratelli d’Italia non è più “l’erede del fascismo”, ma “una conservatrice che si ispira a Margaret Thatcher”, che è un idolo per il mondo liberale. Anche se passare da Almirante alla primo ministro britannica più reazionaria del dopoguerra, in concreto, è andare più a destra.
È cominciata la corsa in soccorso del presunto vincitore, che ha caratterizzato tutte le stagioni del trasformismo italiano, e l’architrave di questa operazione è Mario Draghi.
Di fronte ai banchieri e agli industriali di Cernobbio, Meloni si è lanciata in elogi sperticati del Presidente del Consiglio, affermando che il suo unico limite sono state le forze che lo sostenevano. Con lei l’agenda Draghi avrà la sua vera attuazione.
D’altra parte Fratelli D’Italia è con il PD il partito più fanatico della guerra alla Russia, di cui Draghi è campione. E Meloni è anche la più ferma sostenitrice della linea di rigore di bilancio del capo del governo.
Draghi a sua volta non fa nulla per smentire questo accreditamento di Meloni nei suoi confronti. Anzi lascia trapelare dai giornali amici, quasi tutti, che è costante il contatto con quella che per lui diventerà Presidente del Consiglio, sotto sua garanzia e protezione.
E viene il dubbio che alla base di questa cordiale vicinanza ci sia anche la prospettiva di Draghi Presidente della Repubblica, con Giorgia Meloni sua prima elettrice.
In ogni caso è certo che oggi la leader della destra reazionaria è forse più draghiana dello stesso Calenda, il quale non ha capito che Draghi preferisce fare il lord protettore della Repubblica in attesa dei più alti incarichi, invece che prendersi gli insulti dei tanti che non potranno più pagare le bollette.
Insomma il palazzo lavora ad un governo Draghi-Meloni, nella sostanza e al di là delle formalità degli incarichi. Con buona pace del povero Letta, che continua a presentarsi come paladino del banchiere, che invece lo ha scaricato come farebbe una finanziaria con un’azienda fallita.
Conclusioni per chi andrà a votare.
Giorgia Meloni imbroglia quando si presenta come colei che porterà il popolo, sia pure quello di destra, nel palazzo. Lei è l’ennesimo investimento della élite nella continuità del proprio potere, sotto diverse forme.
L’élite ha imparato a far uso del più becero populismo, contro il reddito di cittadinanza, le pensioni, i diritti dei lavoratori, presentati tutti come privilegi di sfaticati, di fronte a coloro che soffrono ogni giorno per fare fatturato.
E con la guerra il palazzo ha pure rispolverato il patriottismo militarista, le armi, la fanfare, tanto care alla destra di Meloni. Che per questo può tranquillamente venir cooptata da Draghi, altro che cambiamento.
Quanto al PD, in questo momento è il partito più inutile della Repubblica. Non serve più a Draghi, non serve e non è mai servito a nulla contro Draghi, Meloni e il loro accordo su guerra e austerità.
Il voto al PD oggi è davvero un voto inutile, chi vuole un’alternativa al governo Draghi Meloni sostenga noi di Unione Popolare che sappiamo perfettamente cosa rappresentano quei due e perché sono finiti assieme.
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