Nel governo c’è chi ha deciso che Alfredo Cospito deve morire. Questa è la prima ma non unica certezza che emerge dopo la bolgia parlamentare del 31 gennaio.
E lo hanno deciso i fascisti dichiarati, che hanno mandato il meloniano di ferro, Giovanni Donzelli, a scatenare una rissa basata su intercettazioni segrete, provocazioni esplicite (il Pd della “legislazione d’emergenza” e dell’antimafia accusato di essere “amico” di quei nemici), follie retoriche e bassezze varie.
Di fatto, hanno imposto una “agenda politica” che esclude qualsiasi intervento in positivo da parte dell’amministrazione carceraria nei confronti dell’anarchico detenuto e in sciopero della fame da più di 100 giorni.
Chiunque dovesse d’ora in poi “intercedere” in qualche modo per una misura “umanitaria” di qualsiasi tipo, sarebbe immediatamente accusato di fiancheggiamento del “terrorismo” e della mafia. Proprio da chi – i fascisti di FdI, i berlusconiani che hanno chiuso gli occhi sul boss Mangano “stalliere” ad Arcore, ecc.) – qualche peccatuccio nelle relazioni con la malavita organizzata l’hanno sempre coltivato.
Non ci sembra un caso che l’innalzamento del livello retorico sia arrivato il giorno dopo il trasferimento di Cospito da Sassari al carcere di Opera, periferia di Milano, ma dotato di struttura sanitaria in rapporto diretto con l’ospedale San Paolo.
Una mossa che sembrava annunciare non tanto un gesto di “clemenza”, quanto la predisposizione di una “cintura di sicurezza sanitaria” per impedire che l’ormai prevedibile aggravamento delle condizioni di salute si trasformasse in morte certa.
Una mossa, insomma, nel classico spirito ondivago di questo come dei governi precedenti, per cui “non si cede al ricatto” ma si cerca di non trasformare in “martire” un prigioniero politico ormai famoso – anche all’estero – a dispetto della scarsa rilevanza delle azioni per cui è stato condannato (la Storia di questo paese offre confronti piuttosto seri...).
Ed è proprio questo “il merito” della questione che il maramaldeggiare fascista sta provando a coprire.
Cospito è stato condannato a 10 anni per l’unica azione “di sangue” che gli viene imputata: il ferimento alle gambe dell’allora amministratore delegato di Ansaldo Nucleare. E questa pena risulta peraltro già completamente scontata, visto che è in carcere da altrettanto tempo. Al punto che lo stesso avvocato di quel dirigente si è detto contrario al 41bis per lui...
In più è stato condannato ad altri 20 anni per una bomba piazzata fuori della caserma dei carabinieri di Fossano (Cuneo), che non ha però provocato nemmeno un ferito. Niente.
Incredibilmente, la Cassazione ha rispedito in Corte d’Appello la sentenza, chiedendo che fosse cambiata l’imputazione – da strage senza vittime a una molto ideologica “strage ai danni dello Stato” – con tanto di condanna all’ergastolo, un anno di isolamento diurno e quindi 41bis (applicato ancor prima della futura condanna).
La prima domanda da porsi è insomma: è sensato, in un “paese democratico” dove “le pene devono tendere alla rieducazione del condannato” (art. 27 della Costituzione), applicare l’ergastolo ostativo a un prigioniero cui non può essere addebitato alcun omicidio?
Questa domanda viene prima delle altre, che riguardano il senso dell’ergastolo come pena (non è di fatto prevista in nessun paese europeo, neanche in quelli “severissimi” coma la Germania), l’incostituzionalità di quello ostativo (che esclude qualsiasi beneficio carcerario nel corso dell’esecuzione della pena, e contro cui pende ricorso alla Corte Costituzionale), ecc.
Ed è evidente, secondo i tanti che sottoscrivono appelli a salvare questo prigioniero, che Cospito non doveva proprio stare dove è stato messo. Lo sciopero della fame è una conseguenza di un arzigogolare giuridico piuttosto arbitrario.
Come i nostri lettori sanno, noi siamo contrari all’ergastolo e al 41bis per qualsiasi reato. E questa era anche la posizione della Repubblica Italiana nata dalla Resistenza, anche in anni in cui la “guerra a bassa intensità”, ma egualmente armata, ha scosso dalle fondamenta la struttura di questo Paese.
Ma anche chi dovesse per assurdo considerare “utile” questo tipo di condanne per alcune tipologie di reati dovrebbe inorridire davanti al fatto che possa essere detenuto in quelle condizioni una persona cui non viene attribuita la morte di alcun essere umano.
Ai fascisti che hanno partorito tra le loro fila fior fiore di stragisti veri (da Piazza Fontana alla stazione di Bologna, quanto meno) viene invece in testa che si può ricavare un vantaggio politico immediato – le strategie a lungo termine non fanno per loro – e quindi conviene buttarla in caciara.
Che a questo scopo sia stato incaricato di accendere le micce un deputato fin qui noto soprattutto per essersi travestito da Minnie (la compagna di Topolino, per chi non avesse mai sentito il nome) ci sembra quasi “appropriato”, se qualcuno ricorda ancora i salutistici slogan antifascisti...
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