La commissione Giustizia del parlamento israeliano, la Knesset, ha approvato in prima lettura il disegno di legge che impedisce all’Alta corte di interferire sulle leggi fondamentali dello Stato. Se approvata in via definitiva, la norma indebolirà il sistema giudiziario di Israele e viene duramente contestata dalle opposizioni al governo di destra di Netanyahu.
Il disegno di legge, scritto dal presidente della commissione Simcha Rothman, impedisce alla Corte suprema di bloccare le leggi che modificano le leggi fondamentali di Israele. Occorre infatti rammentare che Israele non dispone di una Costituzione ma solo di una serie di leggi fondamentali.
Subito dopo il voto, le opposizioni hanno protestano vivacemente all’interno della Knesset con alcuni parlamentari che sono stati trascinati via dai funzionari della sicurezza interna.
Nel paese decine di migliaia di manifestanti sono scesi in piazza in diverse città. Secondo quanto riferisce il quotidiano israeliano Times of Israel, almeno 60 mila persone hanno manifestato contro il piano di riforma del sistema giudiziario fuori dall’edificio della Knesset a Gerusalemme.
Domenica sera, il presidente di Israele, Isaac Herzog, era intervenuto invitando al dialogo e al compromesso. “Siamo a pochi istanti da uno schianto, forse anche violento”, ha affermato nel corso di una conferenza stampa.
Ma poco dopo il presidente della Commissione Costituzione, legge e giustizia Simcha Rothman, del partito Sionismo Religioso, aveva respinto l’appello di Herzog a rinviare l’avvio delle votazioni sui disegni di legge definendolo “una richiesta dell’opposizione” e un “tentativo di indebolire il governo”.
Intanto i servizi di sicurezza interni israeliani (il famigerato Shin Bet) si è attivato per cooperare strettamente con la polizia per monitorare “attivisti e anarchici di estrema sinistra” (anche in Israele hanno l’identica sindrome del governo Meloni, ndr) onde prevenire “attacchi contro le istituzioni governative” durante le proteste a livello nazionale e ha espresso preoccupazione per il fatto che gli attivisti di destra possano partecipare alle proteste per affrontare e tentare di danneggiare i manifestanti contro il governo Netnayahu.
Il clima per Israele sta cambiando non solo all’interno ma anche nelle sue relazioni estere.
In una dichiarazione pubblica, i ministri degli Esteri di Italia, Francia, Germania, Regno Unito e Stati Uniti si oppongono “con forza” al piano del governo di Israele per la costruzione di circa 10 mila unità di insediamento coloniale e l’avvio della normalizzazione di altre nove colonie già giudicate illegali in base al diritto dello Stato ebraico.
È quanto si legge nella dichiarazione comune dei ministri degli Esteri dei cinque Paesi, – Antonio Tajani, Catherine Colonna, Annalena Baerbock, James Cleverly e Antony Blinken – che si dicono “profondamente turbati” dall’iniziativa del capo del governo israeliano, Benjamin Netanyahu.
Per i firmatari del documento, “queste azioni unilaterali serviranno soltanto a esacerbare le tensioni tra israeliani e palestinesi e a minare gli sforzi per raggiungere una soluzione negoziata dei due Stati”. I ministri degli Esteri dei cinque Paesi aggiungono di continuare a sostenere “una pace generale, giusta e duratura in Medio Oriente, che deve essere ottenuta mediante negoziati diretti tra le parti”.
Per quanto sia ancora intrisa di ipocrisia, la nota sottoscritta dai ministri degli Esteri di cinque paesi “alleati di ferro” di Israele segnala che le forzature imposte da Netanyahu sia all’interno del paese che contro i palestinesi non rendono affatto sereni i suoi partner.
Fonte
Nessun commento:
Posta un commento