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17/04/2023

Cile - I sindacati rifiutano la flessibilità imposta dalla «Legge 40 ore»

“Noi organizzazioni firmanti la presente dichiarazione sosteniamo il nostro rifiuto alle misure di flessibilità del lavoro contenute nel disegno di legge che sarà votato questo martedì nella seduta plenaria della Camera dei Deputati.”

Sotto il titolo di riduzione della giornata lavorativa a “40 ore”, il progetto nasconde gravi battute d’arresto che ledono gravemente i diritti dei lavoratori, in particolare la loro certezza sulla giornata lavorativa e il controllo del loro tempo libero.

Le 40 ore non saranno più nella settimana, ma piuttosto una media in un ciclo di 4 settimane, dando così al datore di lavoro la scelta dei turni di lavoro e il preavviso di una sola settimana nonché la possibilità che in determinate settimane si debbano lavorare fino a 52 ore (a parte la pausa pranzo), al fine di risparmiare il pagamento degli straordinari, incorporando come unico requisito l’accettazione da parte di sindacati senza alcun requisito di forza o rappresentanza.

Si tratta di misure di flessibilità senza precedenti che non erano contenute nel progetto originale né sono correlate con le idee fondanti del progetto. Né facevano parte del programma di governo proposto alla cittadinanza e sono più gravi di quelle promosse dagli ultimi 5 governi.

Il progetto è carente anche perché non viene eliminata l’esclusione della giornata lavorativa di cui al secondo comma dell’articolo 22 e come soluzione si prospetta un ricorso amministrativo e un successivo processo in tribunale.

Né viene ridotta la giornata lavorativa ai lavoratori a tempo parziale (poiché questa resta fissata a 30 ore), cosicché decine di migliaia di lavoratori rimarranno senza diritto ad un’effettiva riduzione dell’orario di lavoro, con il commercio e la vendita al dettaglio ad essere i più colpiti.

Inoltre, entrerà in pieno vigore solo tra cinque anni (2028) e interi settori produttivi non subiranno alcuna riduzione fino a quella data.

È anche incoerente, perché le “giornate lavorative eccezionali” sono mantenute in pratica in medie di 42 ore (non vengono abbassate a 40), promuovendo così il fatto che i giorni di riposo concessi in compensazione ai lavoratori siano barattati con denaro.

Si fraziona fino a 4 ore la pausa pranzo (non retribuita) per i lavoratori di alberghi e circoli, il che comporterà l’anticipo dell’orario di ingresso o il posticipo dell’orario di uscita dal lavoro, e questo nella pratica aumenta le ore a disposizione del datore di lavoro.

Sosteniamo la rivendicazione della riduzione della giornata lavorativa, è necessario per il benessere e il miglioramento della produttività del lavoro, ma questo non può zittire le critiche quando avvertiamo che sotto l’apparenza di una bandiera si finisce per tutelare delle formule di precarizzazione del lavoro.

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