Si è svolta a Bari la conferenza internazionale “Eguaglianza delle opportunità e mobilità intergenerazionale. Una prospettiva globale“. L’evento è stato organizzato da un’ampia collaborazione tra l’università della città, la Regione Puglia, il ministero dell’istruzione, l’Ance e persino la London School of Economics.
L’obiettivo era quello di elaborare analisi e richieste da fare attivar ai capi di governo che si incontreranno al G7 che si svolgerà dal 13 al 15 giugno. Oltre cento accademici si sono riuniti in tre sessioni plenarie per discutere le ultime ricerche su problemi socio-economici e sulle politiche necessarie per affrontarli.
Con questa finalità è stato presentato anche il “Global estimates of opportunity and mobility” (Geom), un database online nato proprio dalle sinergie tra università di Bari e London School of Economics. Questo strumento raccoglie informazioni sulla mobilità intergenerazionale e sulla disuguaglianza di opportunità di 70 paesi del mondo.
Riguardo l’Occidente, i dati parlano di un aumento delle disparità molto più veloce che altrove. Dal 1980 al 2022 l’1% più ricco della popolazione mondiale ha visto il proprio reddito passare dal 16% al 20% di quello totale, mentre in Italia è quasi triplicato, passando dal 5% al 14% (la ricchezza dal 13% al 22%).
Il 50% più povero della popolazione ha invece visto il proprio reddito abbassarsi dal 22% al 15% e la propria ricchezza dal 12% al 2%. Ma l’Italia presenta anche un record negativo, quello delle disuguaglianze ereditate.
Il 40% delle disuguaglianze reddituali, nel nostro paese, sono spiegate dalla condizione di partenza delle persone: non solo soldi, ma famiglia, genere, luogo in cui si risiede, il colore della pelle. A ciò vanno aggiunte le disuguaglianze territoriali, nell’accesso all’istruzione (dove almeno è stato segnalato qualche progresso) e alla sanità.
L’Italia fa peggio degli altri paesi europei. Ed è chiaro ormai che in tutto l’Occidente la prospettiva di una ‘democrazia sociale‘ è stata abbandonata per la massimizzazione del profitto e la guerra, con l’istruzione che non è più un ascensore sociale, ma serve solo a formare gli ‘operai‘ di produzioni che incorporano alte esigenze di know how.
A integrare questi dati, possiamo leggere quelli dell’Associazione Italiana del Private Banking, che stima che il 55% dei patrimoni da essa gestiti appartenga a persone con oltre 65 anni: entro il 2028 180 miliardi andranno agli eredi, cifra che salirà a 300 miliardi entro il 2033.
Gianpiero Succi, legato a BonelliErede, uno degli studi legali più grandi e rinomati d’Italia, ha da poco ricordato “sotto il profilo tributario, la disciplina che regola le successione in Italia è particolarmente favorevole”. Che, quando si tratta dell’unica casa di proprietà è un bene, ma se si tratta di patrimoni miliardari, significa sottrarre ricchezza alla collettività.
Si può continuare su una strada in cui una fetta minuscola della popolazione si appropria di questi progressi, oppure si può virare verso una distribuzione più equa dei suoi frutti. Sta tutto nella costruzione di un’alternativa politica indipendente e di rottura con questo modello ingiusto.
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