Il giornale Politico ha rivelato che un rapporto della Commissione Europea sull’indice della libertà di stampa ha evidenziato un peggioramento della situazione italiana, da quando è in carica il governo Meloni. Ma la von der Leyen avrebbe ritardato la sua pubblicazione per non inficiare una possibile intesa per la sua rielezione.
Ogni anno viene pubblicata un’analisi dettagliata sulla misura in cui i 27 membri della UE rispettano i precetti dello stato di diritto. La data di approvazione del documento era stata fissata al 3 luglio, ma è stata poi rimandata a data da destinarsi, tra fine luglio e metà settembre.
Secondo quattro funzionari UE che hanno parlato con i giornalisti di Politico, si tratta di una tempistica insolita e “politicamente motivata“. La pubblicazione del rapporto avverrà infatti solo a nomina della nuova Commissione avvenuta, e per i funzionari questa scelta deriva dal tentativo della von der Leyen di non incrinare i rapporti con Meloni.
Durante la campagna elettorale, la von der Leyen è stata interpellata più volte sul rapporto che si poteva instaurare con la guida del governo italiano. Pur indicando delle divergenze, la presidente uscente della Commissione aveva parlato della Meloni come di una interlocutrice seria.
L’impegno più volte ribadito al rispetto dell’austerità e al sostegno militare all’Ucraina sono stati sostanzialmente gli unici due paletti per un’intesa: detto in altre parole, i vincoli euroatlantici. Tutto il resto, tra cui i diritti civili e delle donne, possono essere sacrificati.
Le rivelazioni dei funzionari di Bruxelles a Politico sono dunque solo una conferma di una posizione già resa esplicita. E nonostante la ‘maggioranza Ursula‘ che unisce popolari, liberali e socialisti abbia abbastanza parlamentari, i 24 eletti di Fratelli d’Italia sono un tesoretto che fa gola alla von der Leyen.
Anche solo per un’evidenza indiscutibile: pur non con i risultati sperati, conservatori ed estrema destra hanno rafforzato il proprio peso in Europa e in vari paesi. E accettare nella Commissione, o alla vicepresidenza, un nome apprezzato da una delle formazioni principali dei conservatori significherebbe semplicemente riconoscere lo spostamento a destra del quadro politico.
In questo modo, la von der Leyen potrebbe anche sperare in una più tenue opposizione a destra. Ovviamente, senza farsi troppi problemi nell’integrare i post-fascisti anche nella governance europea... in previsione di più ampi allargamenti che sembrano dati per scontati nel futuro del continente e di alcuni suoi paesi.
Il primo incontro esplorativo sulla composizione della prossima Commissione UE, avvenuto lunedì sera, si è svolto in un clima freddo e si è concluso senza certezze. Sembra dunque che ci si possa fidare delle rivelazioni di Politico, anche se smentite dal portavoce dell’organismo europeo, Eric Mamer.
Nelle sue dichiarazioni, il calendario diffuso è solo “indicativo“, e il ritardo nella pubblicazione deriverebbe dal fatto che il contenuto non è ancora stato messo a punto. Sempre secondo le ricostruzioni di Politico, ad ogni modo, quel che già c’è scritto non è di certo lusinghiero con Palazzo Chigi.
In esso sarebbe attestato un aumento delle interferenze sull’informazione da parte del governo. Questo sarebbe avvenuto in maniera particolare in Rai, dove più volte i giornalisti hanno protestato per il rispetto dell’indipendenza e dell’autonomia del loro lavoro.
Considerato che ogni espressione di dissenso verso il governo è stata chiamata “censura” e un disegno di legge prepara un’ulteriore stretta nel diritto a manifestare, ci si deve preparare a lottare perché la libera informazione non scompaia definitivamente.
Sapendo che, oggi come cento anni fa, i liberali saranno coloro che apriranno la porta ai fascisti, con la connivenza della sinistra compatibilista, quella che un tempo era chiamata socialdemocrazia e che oggi sarebbe come farle un complimento.
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