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29/06/2024

Iran - Urne aperte per il nuovo presidente. Si teme una bassa affluenza

Oggi si aprono le urne in Iran per sostituire il defunto capo dello stato Ebrahim Raisi morto in un incidente aereo lo scorso 19 maggio assieme ad altri alti funzionari della Repubblica islamica. Milioni di iraniani sperano con il loro voto di indirizzare le future scelte economiche, sociali e di politica internazionale del Paese soggetto a pesanti sanzioni decise dagli Stati Uniti, con un programma nucleare non più legato all’accordo internazionale del 2015 e che lo scorso aprile ha sfiorato una guerra totale con Israele. Sarà determinante, perciò, per il risultato delle presidenziali anche l’affluenza alle urne, in calo in tutte le ultime consultazioni elettorali.

Dopo la selezione delle candidature vagliate dal Consiglio dei Guardiani – composto da sei teologi nominati dalla guida suprema, l’ayatollah Ali Khamenei, e da sei giuristi approvati dal Parlamento – solo 6 tra gli 80 pretendenti sono stati ammessi. Qualche ora fa due candidati hanno annunciato il proprio ritiro; la competizione elettorale riguarderà quindi l’ultraconservatore e negoziatore sul nucleare Saeed Jalili, il riformista Massoud Pezeshkian e i conservatori “pragmatici” Mohammad Bagher Qalibaf, Mustafa Pourmohammadi.

I progressisti puntano su Pezeshkian che è stato vicepresidente del Parlamento ed ex ministro della Sanità dal 2001 al 2005 sotto la presidenza di Mohammad Khatami. Di etnia azera, come molti iraniani, Pezeshkian ha ricevuto il sostegno di Mohammad Javad Zarif, ex ministro degli Esteri ai tempi del presidente Hassan Rohani. Afferma di voler rinegoziare l’accordo sul nucleare sulla base di quello raggiunto nel 2015 (da cui gli Stati Uniti di Donald Trump si sono ritirati unilateralmente nel 2018). In politica interna Pezeshkian ha criticato la repressione delle proteste scoppiate nel settembre 2022 dopo la morte Mahsa Amini avvenuta in seguito all’arresto da parte della polizia morale. A suo sfavore c’è la disillusione che regna tra i sostenitori delle riforme e della riduzione del potere delle autorità religiose che potrebbero preferire l’astensione.

Gli altri tre candidati, pur considerando le differenze che hanno espresso in campagna elettorale e che hanno fatto parlare i media locali e internazionali di “frattura tra i conservatori”, non sono portatori di novità di rilievo. Tutti e quattro inoltre non appaiono in grado di introdurre i cambiamenti necessari per affrontare la crisi economica che è il problema centrale nella vita di gran parte degli iraniani.

È opinione diffusa tra gli analisti che Qalibaf, probabilmente, otterrà il maggior numero di voti, ma non la maggioranza necessaria per assicurarsi la vittoria al primo turno. Il 24 giugno gli istituti Ispa e Meta hanno pubblicato i risultati dei rilevamenti effettuati il 22 e 23 giugno. Pezeshkian ha battuto di un soffio Jalili nel sondaggio Ispa con il 24,4% contro il 24%. Qalibaf era al terzo posto, con il 14,7%. Anche il sondaggio di Meta vede Pezeshkian in testa con il 24,4%, appena sopra Qalibaf con il 23,4%. Al terzo posto c’è Jalili, con il 21,5%. Tuttavia questo sondaggio mostra anche che in uno scontro diretto, Qalibaf batterebbe Pezeshkian con il 50,3% dei voti contro il 37% del suo avversario riformista. Invece una potenziale battaglia tra conservatori, Qalibaf uscirebbe in vantaggio con il 40,5% contro il 38,5% di Jalili.

La guida suprema Khamenei non ha espresso una preferenza per uno dei candidati. Piuttosto ha sottolineato l’importanza di un’alta partecipazione elettorale, definendola “una delle ragioni per cui la Repubblica islamica ha avuto la meglio sui suoi nemici”. “La forza dell’Iran non sta nel possedere una serie di missili, ma nella partecipazione attiva dei suoi cittadini al processo elettorale”, ha detto in un discorso televisivo.

Si prevede che la partecipazione al voto sarà uguale o leggermente superiore al 48,8% delle elezioni del 2021. Molto dipenderà dall’affluenza della Generazione Z, in particolare a Teheran e nelle grandi città, i giovani sono più espliciti nell’esprimere la disillusione per l’immobilità sostanziale dell’Iran. E hanno svolto un ruolo fondamentale nel movimento di protesta “Donne, Vita, Libertà” del 2022-23. Le loro specifiche richieste li hanno spinti in prima linea nel dibattito politico iraniano. Pezeshkian è tra i pochi politici che hanno compiuto sforzi significativi per coinvolgere e ascoltare i giovani iraniani, riconoscendone l’impatto. In netto contrasto con gli altri tre candidati, che respingono l’idea di un reale divario generazionale in Iran.

Durante un incontro avuto da Pezeshkian con studenti universitari, un giovane ha espresso crudamente la disillusione dei suoi coetanei, dicendo: “Il 90% dei ragazzi iraniani cerca di convincere gli altri a non votare, piuttosto che per chi votare”. Lamentandosi della situazione, ha aggiunto “Sto studiando e frequentando l’università solo per fuggire da questo Paese... non ci interessa se l’Iran sarà stabile o no. Perché? Perché anche se diventi presidente per quattro o otto anni, questo Paese non è riparabile”. Infine, sottolineando la profondità del malcontento, ha concluso: “I ragazzi iraniani non dicono più che non vogliono questa persona come presidente o quel funzionario in quella posizione; dicono che non vogliono affatto questa struttura”.

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