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13/06/2024

La Francia in tumulto verso le elezioni

L’annuncio dello scioglimento dell’Assemblea Nazionale da parte del Presidente francese è esploso dentro la rappresentanza politica dell’Esagono che si va riconfigurando intorno a tre schieramenti: un “Nuovo Fronte Popolare” che raggruppa tutta la sinistra francese – moderata e radicale – dopo la fine dell’esperienza della NUPES; un polo centrista attorno a Macron, ed un fronte neo-conservatore sbilanciato a destra che ha come perno il RN (ex-FN) che sta attirando pezzi alla sua destra, come la parte legata a M.Maréchal di Rêconquete, e i gollisti che fanno riferimento a Eric Ciotti e all’organizzazione giovanile.

Le due formazioni della destra: Rêconquete e LR stanno di fatto implodendo rispetto alla possibilità o meno di allearsi a livello elettorale con la formazione della Le Pen.

Da un lato sembra saltato, per ciò che concerne una parte dei gollisti, quel “cordone sanitario” che fino ad ora aveva sostanzialmente tenuto – non tanto in termini di convergenza di contenuti quanto di alleanza elettorale – rispetto all’estrema-destra – e dall’altra rientrerebbe parzialmente la dissidenza a destra della “famiglia”, non solo in senso politico, dell’ex Front National.

Eric Ciotti, per il quale i principali dirigenti gollisti hanno votato la sua esclusione dal partito nel corso di una riunione del bureau politico, dopo che aveva deciso senza discuterne con nessuno l’alleanza con il RN della Le Pen e Barella, ha denunciato su France 2 giovedì mattina “lotte di retroguardia che non hanno compreso nulla di quello che succede nel paese”.

La questione politica è diventata quella su chi ha la legittimità o meno per decidere la linea dei gollisti, in una spaccatura che non sembra avere possibilità di ricomporsi. Si sfidano due tattiche: allearsi con il RN e sperare di entrare con una propria compagine nel futuro governo a trazione lepenista, o mantenere la propria indipendenza e “contrattare” in seguito un proprio appoggio esterno (formale o sostanziale) come fatto più o meno con i governi che si sono succeduti con la seconda presidenza Macron.

Marion Maréchal, capo-lista per le elezioni europee dell’altro partito di destra Rêconquete, ha disapprovato la strategia del presidente del suo partito – Eric Zemmour – ed ha fatto appello a sostenere i candidati dell’alleanza elettorale tra RN e Eric Ciotti. Come conseguenza, Zemmour ha escluso la Maréchal dalla “sua” formazione.

Macron, in una conferenza di stampa, ha spiegato le ragioni delle sua decisioni di sciogliere l’Assemblea Nazionale e soprattutto ha rilanciato il suo progetto politico contro gli “estremi”, prendendosela con la sinistra radicale di Jean-Luc Mélenchon, accusato di “antisemitismo” e “antiparlamentarismo”, e contro “le alleanze contro-natura a destra”.

Il Nuove Fronte Popolare ha trovato un accordo sulla ripartizione delle circoscrizioni, in attesa di raggiungerlo sui candidati, e soprattutto sembra che sia stata disinnescata sul nascere la possibile competizione rispetto alla scelta del futuro primo ministro di un possibile governo.

Le discussioni sono state fatte usando come criterio di base per decidere il risultato alle europee, e comprendono le 546 circoscrizioni della Francia metropolitana, escludendo l’oltre-mare e la Corsica (31 su 577).

Certamente il Partito Socialista ha rimandato la decisione ufficiale per il progetto d’accordo sul Nuovo Fronte Popolare, e presenterà 175 candidati – rispetto ai 70 di due anni fa – a causa dei risultati delle europee in cui hanno raccolto 13,8% dei consensi grazie alla lista PS-Place Publique guidata da Raphaël Glucksmann.

La France Insoumise, che aveva propri candidati in 326 circoscrizioni nel 2022, ne avrà 229, i Verdi passeranno da 100 a 92, il PCF mantiene la quota di 50.

Una radiografia dei risultati alle europee mostra che la destra di RN è arrivata in testa in 457 circoscrizioni su 577, mentre la sinistra “in ordine sparso” è arrivata prima in solo 78 e ipoteticamente, sommandone i voti, sarebbe stata in testa in 256.

Come registra Mediapart, è in corso una vera e propria mobilitazione dei militanti delle formazioni della sinistra in vista della campagna elettorale “lampo”, spinti dalla possibilità concreta di ritrovarsi con un governo conservatore a trazione lepenista e dalla maturità politica della leadership della sinistra nell’affrontare in maniera unitaria questa sfida – dopo la rottura della NUPES (1) – sotto la spinta di una pressione popolare visibile già dalla sera del 9 giugno e che continuerà a riempire strade e piazze anche questo fine settimana.

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